Elie Wiesel, scrittore statunitense, Premio Nobel per la Pace nel 1986 e sopravvissuto all’orrore dell’Olocausto, è morto nella sua casa di Manhattan all’età di 87 anni. A darne notizia, come ricordato da Il Sole 24 ore, sono stati il museo dell’Olocausto Yad Vashem e il governo israeliano. Wiesel, nato in Romania nel 1928, all’età di 12 anni, con l’annessione della sua città d’origine (Sighetu Marmatiei) all’Ungheria, fu costretto a trascorrere insieme al padre 8 mesi all’interno del campo di concentramento di Buna Werke, un sotto-lager di Auschwitz al quale fu relegato prima di essere trasferito in altri campi fino alla fine della guerra, che gli costò la perdita del padre, della madre e della sorella. Il senso di colpa per essere sopravvissuto e il dubbio sull’esistenza di un Dio che ha consentito la realizzazione di un disegno tanto disumano, sono stati trattati con sensibilità e abilità letterarie straordinarie da Wiesel, che meritò anche la menzione del New York Times, che lo elogiò per aver colmato il silenzio dei reduci sopravvissuti al genocidio che per almeno due decenni dalla fine della guerra si trincerarono in un attegiamento dettato da un trauma tanto comprensibile quanto evidente. Nel 1986 ricevette il Premio Nobel per la Pace in qualità di messaggero di “pace, di espiazione e di dignità umana”. Il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder, ha definito Elie Wiesel “un faro di luce” verso cui il mondo ebraico “ha un enorme debito di gratitudine”.



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