Il giorno successivo alla condanna all’ergastolo a carico di Massimo Bossetti, ritenuto dai giudici del Tribunale di Bergamo l’assassino di Yara Gambirasio, l’uomo ha ricevuto in carcere le visite della moglie Marita Comi, del fratello minore Fabio e dell’avvocato Claudio Salvagni. Da quest’ultimo si è congedato dopo un lungo abbraccio, come riporta Quotidiano.net. All’uscita dal carcere, il legale che insieme al collega Paolo Camporini hanno seguito il lungo iter processuale di Bossetti ha commentato: “Bossetti non ha potuto partecipare all’esame sul Dna, non era indagato, il suo nome nell’inchiesta non esisteva. Il test non è stato rifatto come chiedevamo. Questo è bastato per mandarlo all’ergastolo. Come fa Bossetti a difendersi? Non può in nessun modo”. “Se io sono accusato per il Dna, perché non me lo fai rifare? Perché non posso dire la mia su un punto che mi inchioda?”, ha proseguito l’avvocato Salvagni, sottolineando poi i numerosi errori dell’inchiesta a partire proprio dal Dna, la prova regina che lo avrebbe incastrato. In merito ha ancora commentato l’avvocato: “Il fatto che ci sia il Dna di Bossetti non è una prova. Sulla vittima ce ne sono altri undici. Uno ha una intensità di 8.000 Rfu (unità di fluorescenza, ndr), quello di Bossetti 1.500. Tutto questo per dire che la sentenza che manda Massimo Bossetti al carcere a vita è un terribile errore giudiziario. Ne sono intimamente convinto”, ha chiosato.
Dopo la condanna all’ergastolo con la quale lo scorso venerdì si è chiuso il processo di primo grado a Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio, sono emerse le prime parole dal carcere dell’imputato, riportate da Quotidiano.net. Bossetti è apparso disperato ed inconsolabile, ma allo stesso tempo motivato ad andare avanti nella sua personale battaglia atta a dimostrare la sua presunta innocenza. “Sono distrutto. Non mi aspettavo un colpo così. Ero fiducioso, so di essere innocente. Come hanno potuto condannarmi? È stato un grande errore, è stata una grandissima ingiustizia”. Queste le prime parole di Massimo Bossetti, per il quale la condanna all’ergastolo appariva un’eventualità lontana. Poi l’uomo che secondo i giudici sarebbe l’assassino di Yara Gambirasio, ha definito l’intera vicenda una “tortura”. La paura ora è che possa commettere gesti di autolesionismo ma è lo stesso condannato a far sapere di non averne la minima intenzione: “Non succederà nulla di questo. Devo andare avanti. Continuerò a lottare. Devo farlo per i miei figli”, ha dichiarato.
Dallo scorso venerdì, Massimo Bossetti accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, è stato condannato all’ergastolo al termine del processo di primo grado che si è consumato a Bergamo, dopo 45 lunghe udienze. Carcere a vita, dunque, per il muratore di Mapello che fino all’ultimo ha espresso la sua totale estraneità rispetto agli orrendi fatti di cui è accusato. La prima notte in carcere per Bossetti nei panni di ergastolano non è stata semplice. A documentarla è Quotidiano.net che parla di una prima notte tra lacrime e insonnia, a causa di un unico grande pensiero: “Mi possono condannare, ma non possono levarmi i figli. Cosa vuole dire? Non potrò più vederli?”. Le sue domande farebbero riferimento alla perdita della potestà genitoriale, una pena accessoria che potrebbe essere confermata solo se la condanna penale sarà definitiva. Dal giorno della condanna, il presunto assassino di Yara Gambirasio è sorvegliato 24 ore su 24. Una prassi per coloro che vengono condannati ad una pena così esemplare. Sin dai primi momenti dopo la condanna, la preoccupazione è stata quella che potesse compiere gesti estremi, aspetto fatto notare ai suoi legali da molti giornalisti ma che la stessa difesa ha voluto respingere, come trasmesso nella puntata dello scorso venerdì di Quarto Grado andata in onda proprio dopo la proclamazione dell’ergastolo a carico di Massimo Bossetti.
Sono già passati due giorni dalla sentenza definitiva con cui Massimo Bossetti è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio. L’intero processo si è sviluppato nel corso del tempo in più fasi ed a maggior ragione, dopo botte e risposte da parte di accusa e difesa, l’Italia chiedeva di arrivare ad un esito concreto. Una giornata vincente per la famiglia di Yara Gambirasio che, riporta l’Ansa, non ha mai avuto dubbi sulla colpevolezza del muratore di Mapello. L’ennesima sconfitta per Bossetti, da molti definito Il Favola per via delle numerose bugie con cui cercava di imbambolare amici, familiari e colleghi. Si è appellato fino all’ultimo Massimo Bossetti, supplicando i giudici della Corte d’Assise di ripetere il test del DNA, convinto che non sia il proprio. Ancora una volta il suo sguardo è impassibile, molto probabilmente perché per quanto temesse la condanna, già sapeva che sarebbe andata a finire così. L’ergastolo per il condannato arriva come un moto forte che non lascia spazio a dubbi: gli verrà tolta la patria potestù sui tre figli. Al di fuori del tribunale, le due donne della vita del muratore che in questi mesi non hanno smesso, se non per qualche piccola vicenda, di sostenerlo. Marita Comi, la moglie del Bossetti, e Laura Letizia Bossetti, la gemella dell’imputato, si sono abbracciate a lungo piangendo. Per i giudici invece non ci sono dubbi sul fatto che Massimo Bossetti sia colpevole e che sia stato lui a brutalizzare il corpicino di Yara Gambirasio nel campo di Chignolo d’Isola, il luogo dove poi venne ritrovata. Annullate invece le altre due richieste dell’accusa, la prima per calunnia verso il collega Massimo Maggioni che additò come responsabile e la seconda per quanto riguarda i sei mesi di isolamento. Adesso Massimo Bossetti dovrà risarcire la famiglia di Yara Gambirasio con una multa pari ad 1 milione di euro. Alla fine è stata quindi il pm Letizia Ruggeri a reggere il confronto con le prove o meglio la confutazione delle stesse da parte della difesa. “Siamo arrivati a metà strada nel senso che questa è una sentenza di primo grado”, ha affermato il procuratore Massimo Meroni a La Stampa, “è stata un’inchiesta difficile e la collega Ruggeri è stata fantastica”. Diversa invece, come prevedibile, la posizione della difesa di Massimo Bossetti. I legali si sono dichiarati amareggiati soprattutto perché le 45 udienze, ha spiegato l’avvocato Claudio Salvagni, “non hanno restituito nessuna prova a suo carico. E’ un processo indiziario”.