E’ immenso il dolore della famiglia di Simona Monti, la giovane donna 33enne e futura mamma uccisa nell’attentato in Bangladesh dello scorso venerdì sera. E’ lei una delle nove vittime italiane che non sono riuscite a sfuggire all’attacco dell’Isis a Dacca. La donna, originaria di Magliano Sabina in provincia di Rieti, aveva deciso di fare ritorno in Italia nei prossimi giorni, dopo aver scoperto di aspettare un bambino. A confermare la circostanza sarebbe stato il fratello, don Luca, sacerdote della diocesi di Avellino. Come riporta il sito Orticalab.it, don Luca, “un uomo, fratello e parroco giusto e vicino ai giovani sulle orme di Don Bosco”, avrebbe deciso di replicare al dolore per la perdita dell’amata sorella con queste parole toccanti: “Più che piangere mia sorella che non c’è più, piango questo mondo bagnato di sangue e ubriaco di violenza. Alla vostra religione del terrore rispondo con il Vangelo del perdono, sperando che questo “martirio” familiare e il sangue di Simona contribuisca a creare un mondo più giusto e fratello. L’amore di Dio regna e con esso la fede nella resurrezione. Grazie a tutti”.



È una delle nove vittime italiane rimaste uccise nell’attentato in Bangladesh dello scorso venerdì sera, in seguito all’attacco alla Holey Artisan Bakery di Dacca. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, l’annuncio della morte di Simona Monti è giunto ieri alle 14:55 tramite una nota dell’agenzia di France Press, poi confermato pochi minuti dopo nella lista delle vittime italiane dell’attentato dell’Isis. Un destino crudele, quello di Simona, 33 anni, di Magliano Sabina ed incinta al settimo mese. La giovane donna sarebbe dovuta tornare in Italia domani per un lungo periodo di vacanza, ovvero fino alla nascita del figlio che portava in grembo. A confermare le intenzioni della vittima è stato il fratello, un sacerdote della diocesi di Avellino, sconvolto in seguito alla notizia della morte di Simona. La donna da tempo viveva all’estero, attratta dall’Estremo Oriente per motivi di lavoro più che sentimentali. Come riporta Il Giornale, Simona Monti aveva vissuto in Cina prima ancora di trasferirsi a Dacca, in Bangladesh, dove lavorava per un’azienda di tessuti, la Mauli spa di Cuneo. Grandissima esperienza unita alla voglia di girare il mondo, sebbene il suo legame con la terra di origine restava fortissimo. “Simona rappresentava l’eccellenza di tanti giovani italiani che lavorano all’estero”, ha commentato il sindaco di Magliano, Alfredo Graziani, vicino oggi alla famiglia della vittima. La sera dell’attentato, Simona Monti era andata a cena nel locale di Dacca poi divenuto teatro del terribile attentato messo in atto dall’Isis. Con lei, alcuni amici e colleghi di lavoro. In seguito all’attacco in Bangladesh dello scorso venerdì sera, la famiglia della 33enne, sconvolta ed in ansia per le sorti di Simona, si era recata a Roma in attesa di maggiori informazioni sulla congiunta. A sentirla per l’ultima volta, poche ore prima dell’attentato, era stata proprio la madre, alla quale la giovane donna incinta aveva comunicato che sarebbe andata a cena con amici. Poi, la tragedia e la fine di due vite, quella di Simona Monti e del piccolo che portava in grembo e che sarebbe nato tra pochi mesi, per il quale la madre della vittima aveva già preparato il loro nido in attesa di un ritorno e che oggi si preannuncia tra i più strazianti.

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