MARTA MARZOTTO. A 85 anni è morta Marta Marzotto, l’eccentrica designer di abiti e di gioielli si è spenta a Milano venerdì mattina, è stata una delle adorate nipoti, Beatrice Borromeo, a dare per prima la notizia via Twitter, con un tenero saluto: “Ciao nonita” e una foto della nonna di qualche anno fa. Dopo poco la famiglia Marzotto ha confermato la triste notizia, con poche, semplici righe che però hanno dipinto perfettamente la personalità vulcanica e mai doma di Marta Marzotto: “Marta Marzotto se n’è andata stamattina nel sonno dopo una breve malattia. Era serena e circondata dai figli e dai nipoti che negli ultimi mesi sono stati sempre con lei, testimoni dell’allegria, ironia e generosità che l’hanno accompagnata fino all’ultimo momento”.
Una vita vissuta sempre al massimo, tanto che definire Marta Marzotto solo stilista sarebbe limitativo; modella, imprenditrice, mecenate, regina dei salotti, era tutte queste cose e molte di più, sicuramente un’icona di stile, dal carattere allegro e determinato, con una personalità che naturalmente e senza prepotenza dominava qualsiasi stanza, anche la più affollata, nella quale faceva il proprio ingresso.
Marta Vacondio, era nata nel 1931, in una famiglia semplice, lontana da quel mondo sfavillante del quale sarebbe diventata la regina incontrastata. Figlia di un casellante e di una mondina, è stata mondina anche lei, poi sarta fino a quando non ha intrapreso la carriera di modella, o mannequin come si diceva una volta, ed è così che tutto è cominciato, poi l’incontro col futuro marito, il conte Umberto Marzotto, erede della storica industria tessile italiana da cui ha preso cognome e titolo nobiliare. Dalla loro unione sono nati cinque figli, Paola, Annalisa, prematuramente scomparsa a soli 32 anni di fibrosi cistica, Vittorio, Diamante e l’ultimo Matteo, presidente della Fiera di Vicenza ed ex presidente di Valentino (venduta poi a Permira).
Marta Marzotto aveva la capacità di dominare la scena, sempre, grazie alla personalità travolgente e al look inconfondibile e stravagante, caratterizzato dai suoi amati caftani, che indossava sempre, in ogni occasione e i gioielli, esagerati e audaci, con pietre e cristalli oversize che lei stessa disegnava. Per oltre sessant’anni ha raccolto intorno a sé il meglio dell’alta società: artisti, scrittori, industriali, politici e stilisti. Negli anni ’60 incontra il pittore Renato Guttuso, tra i due nasce subito un amore travolgente, vissuto scandalosamente alla luce del sole, pubblicamente per oltre vent’anni e parallelamente al matrimonio con Umberto, Marta Marzotto diventa la musa ispiratrice del pittore, il suo corpo, il suo volto o anche solo il suo nome, infatti, compaiono in numerosissime opere dell’artista, come ad esempio in “La notte di Gibellina”.
Quando Guttuso scompare nel 1986, Marta Marzotto divorzia dal marito, che si risposa con Gemma Voltolina, con la quale la Marzotto ha un pessimo rapporto. Dopo Renato Guttuso, vive un altro amore celebre, durato circa dieci anni, con Lucio Magri, segretario del Partito Comunista. Un’intensa vita da socialite, vissuta tra le tante case a Milano, Roma, Cortina e Marrakech, circondata da personalità del calibro di Moravia, Sciascia, Giorgio Armani, Bettino Craxi, tra gli altri, con un’energia inarrestabile, e che documentava anche sui social network, come la propria pagina Facebook. Marta Marzotto era attiva anche con tante iniziative no-profit, come la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica italiana, che ha fondato con il figlio Matteo Marzotto, tra gli altri.
Forse a definire questa donna, però, non sono stati il narcisismo, la mondanità, l’eccentricità o il carattere deciso, ma l’amore per la bellezza. Sua, infatti, l’idea di fondare il “Club del Restauro” al Museo Poldi Pezzoli di Milano, che sostiene gli interventi di restauro sulle opere custodite nel museo, un club a cui si può partecipare donando una quota associativa o sostenendo in toto il restauro di un’opera come ha fatto Marta Marzotto, che, in ricordo della figlia Annalisa, ha finanziato l’intervento di restauro alla Madonna del Libro di Sandro Botticelli: “Ora durerà per altri 500 anni. In un mondo in cui dopo cinque minuti tutto finisce, ho voluto qualcosa che rimanesse”.
(La Pochette)