Continua a far discutere l’omicidio di Sarah Scazzi, avvenuto il 26 agosto 2010 ad Avetrana, vicino Taranto, in Puglia. Per il delitto della 15enne sono stati condannate all’ergastolo la cugina di Sarah Scazzi, Sabrina Misseri e sua madre Cosima Serrano. Lo zio si Sarah, Michele Misseri, padre di Sabrina e marito di Cosima è stato invece condannato a otto anni per soppressione di cadavere. A distanza di un anno dalla sentenza di appello mancano però ancora le motivazioni e per questo il Ministro della Giustizia ha deciso di avviare accertamenti sui ritardi. Nicodemo Gentile, il legale della madre di Sarah Scazzi, Concetta Serrano, commenta così all’agenzia di stampa Adnkronos la vicenda: “E la prima volta ci troviamo d’accordo con la difesa delle due imputate, perché, in realtà, anche per noi questo ritardo crea delle difficoltà perché vogliamo sapere quello che e successo. Ci piacerebbe chiudere definitivamente la cosa ed è giusto che ci siano queste motivazioni dopo oltre un anno. Tra l’altro siamo anche preoccupati che i ritardi possano incidere sulla durata massima dei termini di custodia cautelare e che le imputate, di qui alla sentenza passata in giudicato, possano riacquistare libertà”.
Ad un anno di distanza dalla sentenza del processo di secondo grado per l’omicidio di Sarah Scazzi manca ancora la motivazione della decisione della Corte, che il 27 luglio 2015 ha confermato l’ergastolo per Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano, ritenute le autrici materiali del delitto, e quella ad otto anni di reclusione per soppressione di cadavere per Michele Misseri, marito di Cosima e padre di Sabrina. Il Ministro della Giustizia ha deciso allora di avviare gli accertamenti preliminari sul caso dei ritardi: lo hanno confermato fonti del ministero. Al presidente della Corte d’Appello di Taranto, dunque, verranno chieste informazioni sulla questione. Per ora si sa che il giudice di quella sentenza, Susanna De Felice, doveva redigere le motivazioni, ma, come riportato da La Repubblica, in quel periodo era anche un membro di una commissione per un concorso in magistratura e, quindi, per questo motivo nei mesi scorsi ha chiesto e ottenuto una proroga dei termini di deposito delle motivazioni della sentenza. Il caso è stato sollevato dal professor Franco Coppi, legale della Misseri, attraverso le colonne del quotidiano La Stampa: «È passato un anno e non abbiamo ancora notizia delle motivazioni. In cinquant’anni non mi era mai capitato di assistere ad una cosa del genere. Siamo di fronte a una grave lesione dei diritti della difesa», ha dichiarato l’avvocato, che si è poi appellato al ministro della Giusitizia, Andrea Orlando: «Dato e non concesso che il sovraccarico di lavoro abbia causato questo ritardo, bisogna fare in modo che questo non avvenga più perché non è accettabile sul piano della civiltà del diritto».