La lotta al terrorismo islamista è anche una questione di simboli: oggi i musulmani d’Italia e di Francia sono andati in Chiesa per manifestare contro il radicalismo fondamentalista che tanti danni sta portando al mondo, non solo per l’orribile attentato di Rouen. Ebbene, nel giorno dell’Islam e dei cattolici insieme in molte città d’Italia arriva la risposta altrettanto simbolica dell’Isis, che resta una parte comunque radicalizzata di un Islam anti-libertario: gli jihadisti proprio oggi fanno uscire la loro rivista ideologica Dabiq con un titolo eloquente: “Rompiamo la Croce”. Nella foto addirittura un militante mostra la bandiera del Califfato che abbatte una croce sul tetto di una chiesa, esattamente quando molti islamici hanno accolto l’invito della Coreis ad andare nelle chiese per un messaggio di pace. Ma è guerra ai cristiani quella che continuano a rilanciare i terroristi dello Stato Islamico: «Tra questa pubblicazione di Dabiq  e il prossimo massacro che verrà eseguito contro di loro dai soldati nascosti del califfato – ai quali viene ordinato di attaccare senza ritardi – i crociati possono leggere perché i musulmani li odiano e li combattono», si legge nella versione in inglese della rivista legata al Califfato. Orrore e sdegno, proprio per questo c’è ancora più bisogno di una distensione e unità con tutte le persone che non condividono la violenza e la morte come unico ideale di vita.



Nella giornata di incontro tra l’Islam e la Chiesa Cattolica in molte parrocchie italiane, son tanti i messaggi dei vari rappresentanti delle comunità musulmane sparse per il territorio che vogliono manifestare il proprio totale dissenso rispetto al terrorismo islamista fondamentalista, dopo gli orrori di Rouen. Ha parlato, intervistato dal Mattino, il presidente di Coreis Yahia Pallavicini, uno dei principali fautori di questo particolare evento a ci hanno partecipato 15 mila fedeli e imam in varie chiese italiane: «Non bastano più messaggi di solidarietà, note di condanna, parole di biasimo. Oggi entreremo in Chiesa per compiere un gesto semplice e concreto: diremo ai nostri fratelli offesi dalla violenza che noi ci siamo, e vogliamo dar loro un abbraccio». Secondo il presidente di Coreis, «non sarà certo il gesto di oggi a porre fine al terrorismo. Ma -ha detto – a partire da questo gesto, vogliamo dare, insieme alla Francia, il segnale che l’Islam europeo è presente e intende dare una risposta culturale forte contro l’estremismo».



Per l’occasione che ha visto migliaia di musulmani entrare in Chiesa per la messa domenicale, i numeri sono importanti e raccontano di una organizzazione che ha avuto successo. «Sono state più di 15mila a livello nazionale, un migliaio in Emilia-Romagna, le adesioni al mio appello per recarsi oggi nella chiesa più vicina, salutare il sacerdote e dire che il mondo musulmano condanna il terrorismo e saluta il mondo cristiano portando il nostro slogan: preghiamo tutti insieme», ha voluto ricordare all’Ansa il Presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai), Foad Aodi. Un giorno storico e importante con una particolare occasione che ha fatto e farà di certo discutere: tra Imam e stessi cattolici non tutti sono d’accordo sulla forma di preghiera unica e unita contro il terrorismo, ma stando alla Cei e al Governo italiano i risultati sono più che positivi. «Grazie a tutti quegli italiani di religione islamica che indicano alle loro comunità la via del coraggio contro il fondamentalismo», è il tweet di Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri del governo Renzi. Musulmani in Chiesa, l’Islam che va incontro al cattolicesimo per combattere il terrorismo Isis e fondamentalista. Qualcosa cambierà da oggi?



La giornata di oggi sta vedendo molte chiese riempite di fedeli musulmani e Imam per l’occasione della preghiera comune contro il terrorismo. L’Islam in Chiesa, un fenomeno che tenta per oggi di replicare alle accuse di terrorismo islamico per ogni frangia dell’Islam, specie dopo l’attentato di Rouen contro il prete cattolico. Tante le voci che intervengono per commentare questa giornata comunque storica: tra i tanti, anche l’imam di Vobarno a Brescia ha voluto parlare nel sermone alla città, con le parole che faranno discutere raccolte dai colleghi dell’Ansa. «A noi fa molto male sentir dire questa frase “terrorismo islamico”. La religione islamica non ha niente a che fare con esso, non ha nessuna colpa; questo l’abbiamo detto sempre e lo ripeteremo sempre», le dichiarazioni di Ahmed El Balazi, imam nello stesso paese in cui è cresciuto Anas El Abboubi, uno dei foreign fighters italiani scappa in Siria dove è poi morto tra i guerriglieri dell’Isis. Il Corano non è violento, ritiene il leader della comunità musulmana bresciana, «Questi criminali hanno la settimana scorsa hanno ucciso 14 imam in Libia, quindi che tipi di musulmani sono questi?” ha detto l’Imam di Vobarno. “Questi sono tra quei falliti di cui parlava il profeta, che non avranno ricompense ma andranno all’inferno. Condanniamo tutti questi attacchi terroristici in Germania, in Francia. Non dobbiamo lasciare che vincano questi criminali ma collaboriamo insieme per un mondo di fratellanza, e solidarietà condivisa».

L’Islam e i musulmani in Chiesa, oggi alla messa per ricordare le vittime del terrorismo islamista e per manifestare contro il terrore Isis dopo il prete sgozzato a Rouen. Così in Francia ora in Italia, questa mattina sono tantissime le chiese in tutta Italia che hanno visto la presenza di una delegazione tra responsabili delle comunità musulmane e di semplice fedeli arabi che hanno voluto seguire l’invito di Coreis e Ucoii. A Roma ha parlato il portavoce della Grande Moschea dicendosi contro questa iniziativa, ma altri tre imam lo hanno contraddetto andando a messa a Santa Maria in Trastevere. Il commento di Bagnasco, presidente ella Cei, è molto positivo: “siamo molto grati per questa risposta pronta, tempestiva e chiara, se continuano su questa strada si potrà creare un vero isolamento attorno a questi fanatici omicidi”. A Milano sarà invece, raccontano i colleghi di Repubblica, la parrocchia di Santa Maria in Caravaggio che già aveva ospitato una ricorrenza del genere dopo la strage degli attentati di Parigi del 13 novembre scorso. Pure Torino partecipa alla preghiera contro il terrorismo con una delegazione di fedeli islamici che partecipa alla messa nel Santuario della Consolata.

Importanti le opinioni dei cittadini sul tema dell’integrazione e sulla possibilità di accesso dei musulmani in Chiesa. Un servizio di SkyTg24 mostra come in Italia lo spaccato sia netto, diviso fra chi è favorevole e chi invece è assolutamente contrario. Questi ultimi mettono in luce come in realtà siano i musulmani a non voler far parte della cultura e delle tradizioni puramente cattoliche e cristiane degli italiani, dato che “vogliono imporre i loro dogmi ed il loro credo”. Anche i favorevoli, per quanto presentino un’apertura maggiore, richiedono “maggior controllo e sicurezza”. Diversa ancora una volta la posizione di alcuni membri della comunità musulmana, che da una parte sottolineano come l’Islam non ha nulla a che fare con le azioni di terroristi e kamikaze, dall’altra rigetta ai cattolici la mancanza di presa di posizione. Il sentimento comune fra gli intervistati sembra per lo più favorevole, forse perché più diretto verso la speranza che determinate tragedie non avvengano ancora. Clicca qui per vedere il video di SkyTg24 sui Musulmani in Chiesa

Oggi in molte chiese d’Italia saranno presenti alla S.Messa delegati e fedeli musulmani come forma di rispetto, segno di solidarietà e gesto molto forte dopo l’attentato orribile compiuto a Rouen contro un prete cattolico, sgozzato proprio mentre benediceva l’Eucaristia alla S.Messa della chiesetta in Normandia. Come in Francia, dove l’Istituto di Alti Studi Islamici (Ihei) ha invitato vari rappresentanti, Imam e fedeli comuni ad andare a Messa, ora anche in Italia oggi avverrà la medesima operazione. L’invito è partito da Coreis – Comunità religiosa islamica – e da Ucoii e arriverà a varie chiese sparse d’Italia: i delegati musulmani porteranno il loro saluto in Chiesa al Vescovo, alle comunità cattoliche e al parroco nelle città di Milano, Roma, Novara, Genova, Verona, Sondrio, Ventimiglia, Vicenza, Fermo, Siena, Piacenza, Brescia ma anche al sud con Brindisi, Palermo e Agrigento. Un gesto di grande portata in un momento di tensioni alle stelle per l’allerta terrorismo islamista: «Ci sembra fondamentale – spiega in una nota la Coreis – in questo momento drammatico dare con questo saluto dei musulmani d’Italia un segno concreto di profondo rispetto della sacralità dei riti, dei ministri e dei luoghi di culto del Cristianesimo dove i fedeli e i cittadini ricevono le benedizioni della comunione spirituale ».

L’iniziativa da alcuni viene vista con sospetto più che altro perché non nasce spontaneamente dai singoli fedeli musulmani ma da un’organizzazione molte volte contestate in passato per una certa “permissività” per elementi a forte rischio radicalizzazione, sia l’Ucoii che la Coreis. Eppure per la Cei, i vescovi italiani, quanto avverrà oggi è un gesto da guardare con positività e stupore. «è un gesto enorme, mette fuori gioco chi vuole dividere, chi vuole una strategia del terrore”. Così il portavoce Cei, don Ivan Maffeis, commenta l’invito delle comunità musulmane ai fedeli per domenica. “Il presidente Bagnasco aveva chiesto un segno, di far sentire la loro voce” perché “la strada non sono i muri” ed “è arrivato », riportano i colleghi di Rai News24. Dopo Rouen come dopo gli altri attentati islamisti del’Isis la vita non solo deve andare avanti ma deve arrivare ad una soluzione sul lungo periodo che non divida maggiormente ma unisca, tenendo fede alle proprie tradizioni e alla propria identità radicata e religiosa: con oggi un tassello interessante in questa direzione, forse, è stato posto.