Per l’accusa, Veronica Panarello, la giovane mamma di Santa Croce Camerina in carcere per il delitto del figlio Lorys Stival, finora avrebbe raccontato solo bugie. Oltre ad essere stata smentita dalla perizia psichiatrica, la donna è stata smentita anche dal medico legale, il dottor Giuseppe Iuvara, il quale ha eseguito l’autopsia sul corpo del piccolo Lorys. Nel documento si legge chiaramente che ad uccidere il bambino sarebbe stata una fascetta in plastica tipica degli elettricisti e non un cavo elettrico. “Se fosse stato utilizzato un cavo tirando le due parti terminali incrociate sulla nuca, il solco non sarebbe stato singolo in tutta la circonferenza del collo né con regolare profondità, e avrebbe presentato sovrapposizioni nella regione nucale”, ha spiegato il medico. A smentire le dichiarazioni di Veronica Panarello anche i graffi riportati sul corpicino del figlio primogenito: “Non si tratta infatti di graffi prodotti da unghiature, ma di lesioni da punta e taglio sostenute da un mezzo rigido compatibile con un paio di forbici”, ha chiosato il medico.
Veronica Panarello ha mentito anche sull’arma del delitto impiegata per uccidere il piccolo Lorys Stival? Per l’accusa andrebbe ad aggiungersi una nuova menzogna nel racconto della giovane mamma di Santa Croce Camerina. E’ quanto trapela dall’integrazione all’autopsia, ovvero dall’approfondimento prodotto dal medico legale su richiesta della procura. Il settimanale Giallo, in merito, ha riportato quali sono state le parole dell’esperto che scrive: “L’arma del delitto utilizzata per uccidere Lorys Stival è una fascetta di plastica. Lo si deduce dai segni che il piccolo aveva sul collo e ai polsi”. Secondo il racconto di Veronica Panarello, Lorys sarebbe stato strangolato dal suocero, Andrea Stival, utilizzando un cavetto usb da computer. “Se ciò fosse vero – si legge nel documento – sul collo di Lorys sarebbero stati evidenti altri segni, che invece non ci sono”. Le conclusioni del medico, dimostrano dunque che Veronica Panarello ha continuato a mentire anche su questo aspetto.
Era o non era in grado di intendere e di volere al momento dell’omicio del figlio Lorys Stival? E’ questa la prima domanda su cui dovrà basarsi il processo, un punto cruciale in cui si muoveranno accusa e difesa. “I nostri consulenti danno una valutazione diversa da quella dei periti”, riferisce il difensore Francesco Villardita. Come riporta Alghero News Italy, i consulenti chiamati dalla difesa della donna durante la prima udienza tecnica hanno sottolineato ciò che è emerso dal referto neuroradiologico, ovvero su quella sostanza bianca presente con una forma particolare in un distretto encefalico. Diversa invece la posizione dei perigi del Gup che ritengono sia irrilevante ai fini di una patologia psichiatrica assente. “Abbiamo tutti gli elementi che ci portano a dire che non si tratta di un tratto di personalità disarmonica”, ha ribadito Villardita, “ma di un vero e proprio disturbo di personalità”. Una guerra fra perizie che non ha escluso l’arma del delitto, evidenziata da Veronica Panarello in un cavo usb. E’ proprio quel particolare che invece scagiona del tutto Andrea Stival, il suocero della donna, e che pone ancora di più l’accento su una possibile piena colpevolezza di Veronica Panarello. Ha smentito infatti il medico legale che le ferite sul collo di Lorys Stival siano compatibili con il cavetto usb. La guerra processuale è quindi solo iniziata e vivrà il prossimo scontro il 18 luglio, giorno in cui verrà avviata la nuova udienza. Alla luce di tante versioni date dalla donna fin dal giorno del delitto, quanto peso possono avere le sue parole sempre più sconfessate da prove certe? Eppure qualche particolare sembra coincidere con quanto Veronica Panarello ha detto sulla presunta relazione con Andrea Stival. Fra i due, rivela Quarto Grado, ci sarebbero state 646 telefonate nei mesi precedenti all’omicidio. Di queste, 555, riporta Urban Post, sono state effettuate solo nell’arco di tempo che va dal maggio 2014 al novembre dello stesso anno. Per la difesa è una prova certa che la relazione fra Veronica Panarello ed Andrea Stival sia esistita davvero, mentre per l’accusa è una conseguenza di quanto indicato dall’imputata stessa, ovvero che in quel periodo il suocero aveva litigato con la figlia Jessica e si era appoggiato a lei con forza per la conduzione di casa e faccende domestiche.