Nella serata odierna il giudice Chinaglia del Tribunale del Riesame renderà nota la sua decisione in merito alla scarcerazione di Caterina Abbattista, una delle persone arrestate per il delitto di Gloria Rosboch. Si tratta di una attesa importante in quanto da questo dipende il proseguimento delle indagini che vedono in carcere anche il figlio maggiore Gabriele Defilippi e il complice ed ex amante del 22enne, Roberto Obert. In merito alla decisione del giudice ed alla posizione della stessa Abbattista, si è espressa nelle ultime ore anche la difesa della donna che su La Sentinella del Canavese ha dichiarato: “La nostra assistita è stata in carcere sino ad oggi senza una prova concreta circa la sua presunta colpevolezza”. L’avvocato Matteo Grognardi, parlando anche a nome della collega Erica Gilardino ha aggiunto: “Ricordiamo che Caterina Abbattista è accusata di concorso in omicidio sulla base di un ipotetico aiuto fornito al figlio Gabriele Defilippi e all’amico di famiglia Roberto Obert nelle ore successive al delitto. Aiuto che i due uomini hanno univocamente negato in più occasioni”.
Un nuovo tassello potrebbe presto aggiungersi all’intricato caso di Gloria Rosboch, la professoressa di Castellamonte uccisa lo scorso 13 gennaio. A distanza di quasi cinque mesi dal suo arresto, Caterina Abbattista, madre di Gabriele Defilippi, potrebbe tornare in libertà. Dopo l’udienza sull’istanza di scarcerazione che si è tenuta nei giorni scorsi, stando a quanto riferisce questa mattina il quotidiano locale La Sentinella del Canavese, mancano poche ore prima del decreto del giudice sul destino della donna, atteso per questa sera. Sarebbe proprio nelle mani del giudice Chinaglia del Tribunale del Riesame il futuro di Caterina, accusata di aver aiutato Gabriele Defilippi e Roberto Obert nel delitto della professoressa Gloria Rosboch. Già in passato la difesa della donna aveva tentato di far tornare in libertà la propria assistita, ma l’istanza di scarcerazione era stata respinta. Contro il ricorso sarebbe intervenuto nuovamente il procuratore di Ivrea, Giuseppe Ferrando, ribadendo la necessità della misura cautelare in carcere a carico di Caterina Abbattista.
Fa ancora discutere il caso dell’omicidio di Gloria Rosboch, la professoressa di Castellammonte in provincia di Torino uccisa a metà gennaio scorso. In carcere sono finiti l’ex alunno Gabriele Defilippi, la madre di lui Caterina Abbattista, e il suo amico ed ex amante Roberto Obert. Per quanto riguarda la Abbattista, come riferisce La Sentinella del Canavese, sarebbe in corso una “guerra di consulenze”: “la perizia di un ingegnere dell’università di Roma-La Sapienza, Roberto Cusani, potrebbe segnare un punto a favore della Abbattista (…) Secondo la consulenza, la rete dati del telefonino della donna ha agganciato una cella di Montalenghe, come sostenuto dagli inquirenti, ma la rete voce sarebbe rimasta agganciata a una cella di Ivrea. Lei aveva detto di essere rimasta tutto il giorno in ospedale, dove lavorava come operatrice sanitaria nel reparto di Pediatria. Il procuratore di Ivrea, Giuseppe Ferrando, ha invece fortemente ribadito la richiesta di misura cautelare in carcere sostenendo che le perizie fin qui prodotte dai carabinieri non lasciano invece spazio a margini di dubbio e che la donna si sarebbe mossa da Ivrea”.
Nel delitto di Gloria Rosboch, le versioni discordanti dei principali indiziati per omicidio, Gabriele Defilippi e Roberto Obert, coincidono su un solo punto: Caterina Abbattista, madre di Gabriele, non è coinvolta nell’azione che ha portato alla morte della povera professoressa di Castellamonte. Le versioni del Defilippi e dell’Obert però, non hanno convinto fin da subito gli inquirenti e in particolare l’accusa, che nell’ordinanza di custodia cautelare della donna, come riferisce La Repubblica, ha visto la prova della partecipazione della Abbattista nel fatto che il suo cellulare, il giorno del delitto, ha agganciato una cella telefonica diversa da quella di Ivrea, dove invece avrebbe dovuto trovarsi, poiché sul posto di lavoro. Il teorema dell’accusa, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare è il seguente:”Alle 19.19.59 l’utenza della Abbattista effettua una connessione dati verso l’Apn ‘tre.it’ in Lte 26 della durata di 14,60 secondi utilizzando la cella numero 137091 di Montalenghe, strada vicinale per Prato Maur“. A provare a smontare questa tesi è stato un ingegnere dell’università di Roma-La Sapienza e l’impressione è che ci sia riuscito. Sarebbe questo uno dei tasselli mancanti di un puzzle difficile da ricostruire, che comunque vedrebbe Caterina Abbattista estranea se non del tutto alla progettazione, quanto meno all’esecuzione materiale del delitto. Come riferisce “La Repubblica”, la donna presentatasi in aula nella prima udienza per la scarcerazione, è apparsa molto provata e smagrita: la sua è la sofferenza di una persona innocente?