La moglie del nigeriano ucciso, Emmanuel Chidi Namdi, dopo aver tentato di difenderla dalle offese razziste di Amedeo Mancini, ha rotto il silenzio. In base a quanto riportato da Il Messaggero, la 24enne Chinyery desidera che sia fatta giustizia per l’omicidio del marito 36enne e allo stesso tempo vorrebbe incontrare l’ultrà arrestato: “Chiedo giustizia e voglio incontrare l’assassino di mio marito per chiedergli perché lo ha fatto”, ha dichiarato. La vedova, che vuole diventare un medico, ha ricevuto finora tutta la solidarietà delle istituzioni. Una delle religiose che l’assistono, suor Rita, ha commentato in merito: “La vicinanza delle istituzioni, la solidarietà di tanta gente le hanno fatto capire che non è sola, che ha qualcuno su cui contare. Vorrebbe riportare il corpo del marito in Nigeria ma vuole realizzare il suo futuro qui in Italia”.



Contro Amedeo Mancini, l’ultrà 39enne accusato di omicidio preterintenzionale con l’aggravante della finalità razzista a carico di Emmanuel Chidi Nadi, il migrante morto per aver difeso la moglie dalle offese, è sceso in campo con parole durissime anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Lo ha rivelato oggi Il Messaggero nel riportare le dichiarazioni di Alfano nel corso della riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presso la Prefettura di Fermo. In quest’occasione il ministro ha annunciato il riconoscimento della protezione umanitaria in favore della moglie del nigeriano ucciso e una borsa di studio per il completamento dei suoi studi universitari in medicina. Riferendosi a Mancini, Alfano ha dichiarato: “Non rappresenta l’Italia. L’Italia è rappresentata dalle lacrime e dal dolore del sindaco di Fermo Paolo Calcinaro”. Il ministro ha quindi ricordato la storia di amore e libertà che univa Emmanuel e Chimyery, spezzata per sempre dalla “violenza di un italiano, pluripregiudicato e dèspota”. La magistratura intanto si sta occupando dell’accertamento di quanto accaduto anche alla luce delle due differenti versioni che in comune avrebbero solo gli insulti razzisti rivolti alla donna. Domani, invece, è prevista l’autopsia sul corpo del nigeriano ucciso.



Parla Amedeo Mancini, l’ultrà della Fermana fermato ieri con l’accusa di omicidio preterintenzionale del nigeriano ucciso martedì scorso a Fermo. Il giovane profugo 36enne Emmanuel Chidi Namdi è stato colpito con un pugno e dopo alcune ore è morto. Oggi sarà eseguita l’autopsia sul corpo del nigeriano ucciso. Amedeo Mancini, prima di essere fermato per l’aggressione, come riporta Il Resto del Carlino, ha dichiarato: “Non volevo uccidere, ed esprimo tutta la mia vicinanza a chi ora sta piangendo il suo caro”. Mancini ha anche affermato riguardo al nigeriano ucciso: “Quando quel giovane di colore mi è venuto addosso con il segnale stradale, ho visto la morte in faccia e mi sono difeso. Sono distrutto dal dolore, ma cosa avrei dovuto fare?”. E ha aggiunto: “Non sono iscritto ad alcun partito e non sono certamente di estrema destra, né razzista. Non ho alcuna preconcetto sui migranti, che sono povere persone che meritano comprensione, rispetto e aiuto”.



La vicenda che ha portato alla morte Emmanuel Chidi Namdi, il giovane nigeriano di 36 anni, potrebbe essere andata molto diversamente. A rivelarlo è Il Resto del Carlino che tira in ballo una supertestimone in grado di stravolgere l’intero episodio. Secondo Pisana Bachetti, cittadina di fermo e prima ad aver avvisato la Polizia, sarebbe stato Emmanuel assieme alla moglie ad assalire Amedeo Mancini, il giovane di Fermo, sferrandogli calci e pugni per quattro o cinque minuti. “Lo hanno colpito anche con il palo di un segnale stradale”, riferisce Pisana Bachetti, confermando che si trovava sulla scena del crimine al momento dell’aggressione. “Voglio precisare he quel povero ragazzo nigeriano, prima di cadere a terra per un pugno subìto, si è reso protagonista di un vero e proprio pestaggio del 39enne fermano”, ribadisce. La donna ha chiamato immediatamente le autorità perché temeva già per la vita di Amedeo Mancini, rivelando che chiunque abbia provato ad intervenire degli altri presenti è stato “preso a scarpate dalla moglie del giovane di colore”. L’intervento della Municipale sarebbe avvenuto poco dopo ed in modo fortuito, mentre la moglie di Emmanuel aveva già chiamato una quindicina di suoi connazionali. Un quadro del tutto diverso quindi rispetto a quello di cui si è parlato nelle ultime ore, puntando il dito verso un razzismo quindi che sembra inesistente, se non da chi potrebbe essere rimasto vittima della sua stessa violenza. Intanto continua il difensore di Amedeo Mancini continua la propria linea difensiva, sottolineando a La Zanzara, come la parola “scimmia” si detta in giro da chiunque, onorevoli compresi. “Certamente se questi signori politici usassero un linguaggio più contenuto”, afferma l’avvocato Francesco De Amicis, “persone che non hanno livelli culturali elevati non si sentirebbero liberi di dirlo”. Secondo il legale, Emmanuel e la moglie erano troppo “vicini ad un’auto in modo sospetto”, e anche se ammette che il suo assistito non voleva assolutamente uccidere Emmanuel ed ora è pentito, ipotizza che il nigeriano possa essere morto battendo la testa.