E’ morto l’aggressore 27enne del treno in Svizzera che ieri aveva sferrato un attacco con del liquido infiammabile e un coltello. Lo riporta TgCom24 sottolineando come la situazione del giovane era apparsa sin da subito molto grave, a causa delle ustioni che aveva riportato in seguito alle fiamme che aveva lui stesso appiccato. Oltre all’aggressore è morta anche una donna di 34 anni, vittima del 27enne mentre altre 5 persone sono ancora ricoverate. Tra queste, un bambino di 6 anni ed una ragazza di 17, le cui condizioni risultano in entrambi i casi sempre più gravi. Gli inquirenti che indagano sull’attacco del treno in Svizzera, avrebbero intanto escluso la natura terroristica del folle gesto classificandolo come un attacco isolato. Dopo la perquisizione nell’abitazione del 27enne deceduto, la polizia avrebbe definito l’aggressore “non noto” alle forze dell’ordine.



Nella giornata di ieri, un ragazzo afroamericano di 23 anni è morto ucciso dalla polizia. E’ l’epilogo di quanto accaduto a Milwaukee, nello stato del Wisconsin dove due agenti avevano fermato un’auto con a bordo due persone che si erano poi date alla fuga. Secondo quanto riportato da Rainews.it, l’inseguimento si sarebbe concluso con l’esplosione di colpi di arma da fuoco da parte della polizia che avrebbero colpito ed ucciso uno dei fuggitivi. Secondo le prime indiscrezioni sulla vittima, si tratterebbe di un ragazzo 23enne e, a quanto pare, era armato. Non è ancora chiaro perché la polizia avrebbe aperto il fuoco. Da ciò che si apprende, tuttavia, l’agente che ha sparato è stato messo in congedo temporaneo almeno fino a quanto l’intera vicenda non sarà chiarita. Dopo il tragico fatto diverse persone sono scese per strada dando vita ad una serie di proteste culminate in scontri verso le forze dell’ordine, durante i quali è rimasto ferito un agente colpito dal lancio di mattoni contro la sua auto. Gli scontri si sono fatti sempre più violenti fino all’incendio ad una banca e ad una pompa di benzina, oltre a diverse auto. Tre persone sono finite in manetta per i fatti di violenza, mentre la famiglia del giovane ucciso ha esortato alla calma: “Non vogliamo che nessun altro finisca in carcere o venga ferito”.



Un uomo svizzero di 27 anni ha ferito sei persone su un treno della ferrovia svizzera, nel cantone di San Gallo. L’uomo ha pianificato l’azione, dando prima fuoco alla carrozza su cui viaggiava, ha atteso poi i passeggeri che cercavano di guadagnare una via di fuga e li ha quindi feriti a colpi di coltello. Le sei vittime, fra cui un bambino, sono in gravi condizioni e sono stati trasportati negli ospedali della zona. L’aggressore, che da una prima indagine sembrerebbe essere sano di mente, è stato ferito a sua volta ed arrestato subito dalla polizia elvetica, trasportato poi sotto ingente scorta all’ospedale di Salez. Fonti vicine alle autorità hanno fatto notare come le indagini non tralascino alcuna pista, neppure quella a “sfondo terroristico”. 



Era una paura che aleggiava da tempo nell’aria e che adesso è stata certificata dai nostri servizi di intelligence. E’ stato lo stesso Giacomo Stucchi, Presidente del Copasir, a sottolineare come con la caduta di Sirte la minaccia che terroristi islamici si infiltrino all’interno dei barconi di profughi sia “sensibilmente aumentata”. Stucchi ha evidenziato come la vittoria delle forze della coalizione spingerebbe i combattenti dell’esercito del male a cercare nuove vie di fuga, allo scopo di raggiungere le civiltà europee e da lì continuare quella che identificano come una “battaglia per la libertà” del loro Paese. Il Presidente del Copasir pur non sottovalutando i rischi, ha fatto notare come la situazione sia attentamente monitorata sia dai servizi segreti che dalle forze di polizia nazionali, quest’ultimi considerati la “prima linea di difesa” di una situazione che a breve potrebbe cambiare di nuovo radicalmente.

Un delitto maturato nell’ambito della cultura circense, quella cultura che cerca non senza omertà di risolvere i problemi personali all’interno di un capannone. E’ questo l’ambiente dove è avvenuto l’omicidio di Werner De Bianchi, 36 anni ucciso da uno degli ultimi discendenti della famiglia Orfei, quell’Alex che aveva preso le redini di un comparto dell’attività familiare. L’uomo, denunciato dallo stesso De Bianchi prima di morire, è stato arrestato dagli uomini della squadra mobile di Vibo Valentia. Orfei non ha negato l’omicidio, che sembrerebbe essere stato commesso per un debito non saldato di un paio di migliaia di euro. Il circense è stato ristretto presso la struttura carceraria della città. L’azione criminosa è stata effettuata venerdì verso le 18.00: De Bianchi è deceduto in nottata, mentre Orfei è stato arrestato alle prime luci dell’alba. 

Il decreto di espulsione è stato firmato direttamente dal Ministro degli interni Alfano e notificato ALL’ISTANTE all’Imam di Alessandria. Il provvedimento “immediatamente esecutivo”, è stato comminato ad un uomo di 49 anni di nazionalità tunisina, di cui non sono state rese note le generalità. Il provvedimento è il nono dall’inizio dell’anno, relativamente ai predicatori religiosi residenti nel nostro Paese. È stato lo stesso Alfano a comunicare ai giornalisti la notizia, evidenziando come le attività religiose siano attentamente monitorate, in modo tale da avere contezza della situazione in Italia. Dall’inizio dell’anno scorso, le espulsioni sono state più di 100, provvedimenti che a detta del Ministro servono ad abbassare il rischio di “proselitismo religioso”.