E’ ancora giallo sull’omicidio di Katia Dell’Omarino dopo oltre un mese dal ritrovamento del corpo sul greto del torrente Afra a Sansepolcro, in provincia di Arezzo. La donna sarebbe stata colpita alla testa con un oggetto pesante ma fino ad ora non si sa chi sia l’assassino né quale sia il movente. Nemmeno l’arma dl delitto è stata ritrovata. Gli inquirenti hanno solo trovato il dna di quello che è stato chiamato “Ignoto 1”, dna ‘estratto’ dal materiale genetico raccolto sul corpo di Katia Dell’Omarino. E si sta indagando sulle conoscenze della donna, che si concentrerebbero tra Sansepolcro e San Giustino, anche se le indagini sul delitto di Katia Dell’Omarino sono rese difficili anche dal fatto che la 41enne non aveva una vita ‘social’: non aveva alcun account Facebook né Whatsapp, e sul suo cellulare non sono stati trovati numeri memorizzati, cosa che significa che la donna utilizzava il telefono esclusivamente per effettuare chiamare.
La complessità delle indagini in merito al delitto di Katia Dell’Omarino, la 41enne uccisa sul greto del torrente Afra a Sansepolcro, è emersa a distanza di un mese dal ritrovamento del corpo della donna. L’omicidio si sarebbe consumato nella notte tra l’11 ed il 12 luglio scorsi, quando Katia si recò all’appuntamento con il suo assassino ignara del destino che la attendeva. Una lite, sempre più violenta, forse iniziata già all’interno della vettura e proseguita fuori, fino a sfociare in un’aggressione della quale Katia Dell’Omarino ha tentato invano di difendersi. Infine il delitto, in tutta la sua freddezza, avvenuto in seguito a diversi colpi alla testa sferrati con un oggetto pesante, forse un martello. Chi sia l’assassino, così come quale sia il movente e la stessa arma del delitto restano il grande mistero in un giallo che al momento ha visto sfilare al cospetto degli inquirenti oltre un centinaio di persone. Amici e conoscenti di Katia Dell’Omarino, i cui contatti erano contenuti in un’agenda, rigorosamente scritti a mano con accanto il numero di telefono. Katia non aveva una vita “social” e sul suo cellulare, usato esclusivamente per chiamare, non vi erano numeri memorizzati. Dai tabulati non sarebbe emerso nulla di sospetto. Nessun account Facebook né Whatsapp, quindi nessun dato in più per gli inquirenti che attualmente avrebbero tra le mani solo il Dna estrapolato dal materiale genetico raccolto dal corpo della vittima e che avrebbe portato all’individuazione di “Ignoto 1”. Si tratterebbe di un uomo dell’Europa occidentale i cui tratti sarebbero riconducibili a quelli della zona. Ed infatti, gli inquirenti non avrebbero dubbi sul fatto che l’assassino di Katia Dell’Omarino possa nascondersi esattamente tra le sue conoscenze, distribuite tra Sansepolcro e San Giustino. Stando alle ultime novità emerse da ArezzoTv.net, le prime comparazioni avrebbero coinvolto dieci uomini, i maggiori sospettati, ma avrebbero dato esito negativo. La partita si gioca, dunque, sui circa cento campioni di Dna raccolti dai Carabinieri dietro ai quali potrebbe nascondersi il nome del killer della 41enne. Nell’attesa dei risultati, le indagini proseguono con i vari interrogatori che negli ultimi giorni hanno visto protagonista anche un parroco, don Francesco Mariucci, sacerdote di Lama e una delle ultime persone ad aver visto Katia Dell’Omarino in vita la sera della sua scomparsa. L’incontro tra i due era avvenuto intorno alle 23:30 dell’11 luglio, quando Katia si era presentata all’ingresso della canonica della parrocchia di Lama chiedendo al sacerdote del denaro. Don Francesco, non conoscendola, aveva allertato i Carabinieri che dopo i dovuti controlli l’avevano lasciata andare. Fu allora che Katia, quasi certamente, si diresse al suo appuntamento con la morte.