, condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea, potrebbe essere presto essere trasferito dal carcere militare di Santa Maria Capua Vetere in un’altra struttura detentiva. L’eventuale trasferimento, oltre alla perdita del residuo stipendio ancora riconosciutogli dall’Esercito, sarebbe una conseguenza della decisione di degradazione dall’esercito dell’ex caporalmaggiore che sta scontando una pena definitiva a 20 anni di reclusione. La decisione sulla degradazione sarà presa il prossimo 28 settembre. Lo scorso giugno è stata confermata dalla Cassazione la condanna per Salvatore Parolisi per l’omicidio di Melania Rea: il ricorso di Parolisi contro la condanna ridotta nell’appello bis è stato “rigettato” ed è stato convalidato quanto deciso dalla Corte di Assise di Perugia, nel secondo processo d’appello, con la sentenza emessa il 27 maggio 2015. Il 18 aprile 2011 Melania Rea, 29 anni, scomparve sul Colle San Marco di Ascoli Piceno. Il corpo della donna trovato due giorni dopo, il 20 aprile, in un bosco di Ripe di Civitella, nel teramano, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco. Melania Rea aveva ferite di arma da taglio e una siringa conficcata sul suo corpo: l’autopsia stabilì che la donna fu uccisa con 35 coltellate.
Novità importanti nel caso di Melania Rea, la giovane mamma ritrovata uccisa il 18 aprile 2011 in un bosco di Ripe di Civitella, in provincia di Teramo. Del delitto fu accusato il marito Salvatore Parolisi, in carcere e condannato di recente alla pena definitiva di 20 anni di reclusione. Parolisi, ex caporalmaggiore dell’esercito, anche in seguito alla condanna divenuta definitiva ha continuato a ritenersi innocente ed estraneo rispetto all’omicidio della moglie Melania Rea, uccisa con 35 coltellate (sebbene sia stato escluso dalla Suprema Corte l’aggravante della crudeltà). Attualmente è rinchiuso presso il carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, un penitenziario definito dalla famiglia della vittima “a cinque stelle”. Intanto, dopo la condanna definitiva, i genitori di Melania Rea hanno continuato a manifestare sconcerto in merito all’idea che Salvatore Parolisi possa ancora appartenere all’Esercito. “E’ definitivamente un assassino e per tale motivo non è degno di indossare una divisa”, ha dichiarato in merito il fratello della vittima, Michele, sulle pagine del settimanale Giallo. “I militari sono persone perbene e onesti cittadini, lui non lo è, lo dice la legge”, ha ancora insistito il giovane. Nei giorni scorsi, qualcosa sembra essersi mosso in tal senso, stando a quanto emerso dal quotidiano Il resto del Carlino nella sua versione online. A carico di Salvatore Parolisi, sarebbe infatti giunta la richiesta di degradazione dall’esercito come pena accessoria alla condanna a 20 anni di carcere. La richiesta sarebbe stata avanzata dal procuratore generale di Perugia, Giancarlo Costagliola. In passato, lo stesso procuratore sostenne l’accusa contro Parolisi nell’ambito del procedimento che prevedeva la rideterminazione della pena con l’esclusione dell’aggravante della crudeltà a carico dell’ex caporalmaggiore. Della degradazione di Parolisi se ne discuterà il prossimo 28 settembre, data nella quale si svolgerà l’udienza in camera di consiglio. Se la richiesta del pg dovesse essere accolta, in seguito alla degradazione ci sarebbero conseguenze importanti per l’assassino di Melania Rea in quanto Parolisi non solo perderebbe il residuo stipendio ancora riconosciutogli dall’Esercito, ma anche la possibilità di scontare la sua pena nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, con il conseguente trasferimento in un carcere civile.