Il caso del dogo argentino continua dopo l’orrore e la tragedia che ha portato due cani di questa razza a sbarcare un bambino di 18 mesi, il piccolo Giorgio, due giorni fa a Mascalucia in provincia di Catania. Il caso ha avuto una eco nazionale per via sia dell’orrore provocato in una normale famiglia e sia perché quella razza particolare di cani, il dogo argentino, è stata messa sotto accusa per l’eccessiva violenza e brutalità. Sono scattate per ore sui social le prese di posizione su più fronti, tra “giustiziasti” che vorrebbero l’abbattimento dei due cani che hanno deliberatamente sbranato il piccolo Giorgio, e chi invece difendeva gli animali e chiedeva pietà e riabilitazione. Ecco dunque la novità di oggi con una petizione lanciata in poche ore su Chanche.org e che farà certamente discutere: «No all’abbattimento. Sì alla riabilitazione. – si legge nella petizione – Il Dogo Argentino è un nobile cane agile e giocoso, è un compagno fedele in grado di stabilire con l’uomo un rapporto di complicità e affetto profondo. Nonostante l’aspetto aggressivo e ‘burbero’, è docile, astuto e affettuoso, ma va educato fin da cucciolo al rispetto dei ruoli e degli spazi» con 24mila firme raggiunte in poco tempo. Il pm avrà parola ultima sulla destino dei due cani della famiglia del bambino ucciso, ma intanto proseguono le polemiche per la petizione: «Nessuno vuol essere giudice e giustiziere, ma tanti in Italia hanno un Dogo Argentino, ed ogni famiglia è composta da bimbi, madri e padri. Ci leghiamo al dolore della famiglia di Mascalucia, ma vogliamo evitare che altro sangue possa esser sparso per questa vicenda. Per questa ragione invochiamo “perdono” per i due Dogo Argentino! Chiediamo che possano essere trasferiti e seguiti in un Centro Cinofilo di Riabilitazione», conclude la petizione animalista.
Sui social sono partite invece le invettive con “uccidi i cani assassini, altro che animalisti” e questioni del genere. Si sfugge per forse il vero punto della questione ovvero se si possa chiamare educazione quella descritta nella petizione: il problema infatti non è uccidere o meno i cani, ma considerare come possibili di educazione. I termini a volte sono importanti e sebbene si parli spesso di educazione canina e cinofila, sarebbe più appropriato definirla come forma di addomesticamento. I cani si possono e si devono addomesticare e rendere, qualora li si volesse tenere in famiglia, innocui e mansueti. Non si tratta di discriminazione ma di normale atteggiamento di corretta posizione tra uomo, rispettoso del creato e delle creature, e del cane, “amico” dell’uomo ma anche oggetto di addomesticamento. No alla violenza, sì alla pacifica convivenza con gli animali: forse trattarli in maniera umana non è renderli allo stesso piano dell’uomo, ma riporli nella corretta posizione e importanza. (Niccolò Magnani)