Il prossimo 10 ottobre, a Udine si svolgerà la prima tappa del processo a carico di Giosuè Ruotolo, il militare 26enne di Somma Vesuviana accusato di aver ucciso Trifone e Teresa nel parcheggio del Palasport di Pordenone il 17 marzo 2015. Ma cosa avrebbe spinto i giudici a firmare l’ordinanza di arresto? Lo spiega bene il settimanale Giallo, riportando le loro parole. Per i giudici il 26enne attualmente in carcere avrebbe ucciso la coppia di fidanzati dopo aver tentato di minare il loro rapporto con alcuni messaggi inviati tramite un profilo Facebook anonimo a Teresa. Il movente sarebbe da rintracciare proprio nella “grave umiliazione subita da Ruotolo nella resa dei conti”. Il riferimento è alla reazione che ebbe Trifone dopo essere venuto a conoscenza della vera identità del mittente su Facebook. L’omicidio, scrive il settimanale, sarebbe maturato “per la ribadita superiorità fisica di Ragone e per i seri rischi per gli obiettivi di carriera connessi alla prospettata denuncia per stalking da parte di Trifone”. Secondo i giudici, una denuncia simile avrebbe potuto compromettere il futuro militare di Giosuè che avrebbe così deciso di uccidere l’ex commilitone e la sua fidanzata, ritenuta una scomoda testimone.
Due coppie di fidanzati, Trifone Ragone e Teresa Costanza, uccisi il 17 marzo 2015 nel parcheggio della palestra di Pordenone, e Giosuè Ruotolo e Rosaria Patrone, lui accusato del duplice delitto e lei di favoreggiamento. I genitori di Trifone Ragone sono convinti che ad uccidere i due fidanzati sia stato proprio Giosuè Ruotolo. Il processo a carico del militare inizierà a Udine il prossimo 10 ottobre. Intanto, come riferito dal suo avvocato nei giorni scorsi al settimanale Giallo, Rosaria Patrone chiederà il patteggiamento. Ma che cosa sa davvero la ragazza sull’omicidio di Trifone e Teresa? E’ questa una delle domande che si pongono i genitori di Trifone Ragone e Teresa Costanza. La sua richiesta di patteggiamento, secondo la mamma di Trifone, come si legge sempre sul settimanale Giallo, sarebbe “un’ammissione di aver avuto un ruolo nel delitto”. Il ruolo di Rosaria Patrone nella vicenda dovrà essere definito dagli inquirenti così come durante il processo dovrà essere dimostrata la colpevolezza di Giosuè Ruotolo, presunto assassino di Trifone e Teresa.
Le ultime notizie sul giallo di Trifone Ragone e Teresa Costanza, la coppia di fidanzati, rispettivamente di 28 e 30 anni uccisi a Pordenone, nel parcheggio della palestra, la sera del 17 marzo 2015, hanno riguardato la posizione di una delle persone indagate nell’inchiesta sul delitto. Ci riferiamo a Rosaria Patrone, ex fidanzata di Giosuè Ruotolo, principale indagato e attualmente in carcere a Belluno con l’accusa di duplice omicidio. La ragazza 24enne di Somma Vesuviana era finita al centro delle indagini con l’accusa di favoreggiamento per la quale era stata per un breve periodo ai domiciliari. Tornata in libertà, ora ha chiesto di patteggiare la pena. A commentare la pozione della ragazza, attraverso le pagine del settimanale “Giallo”, è stata la madre di Trifone, Eleonora Ferrante, che dal giorno del delitto continua a chiedere a gran voce che sia fatta giustizia per suo figlio e per Teresa. “Chiedendo di patteggiare la pena, Rosaria Patrone ammette di avere avuto un ruolo nel brutale omicidio di mio figlio Trifone e della sua fidanzata Teresa”, ha commentato la madre. L’ammissione della ex fidanzata di Giosuè Ruotolo, ricorda la donna, pur essendo parziale farebbe riferimento all’aspetto più importante dell’intera inchiesta, ovvero al finto profilo Facebook creato dal militare 26enne attualmente in carcere attraverso un computer della caserma nella quale prestava servizio. Secondo i giudici che hanno firmato l’ordinanza di arresto di Giosuè Ruotolo, proprio quest’ultimo avrebbe ucciso la coppia dopo aver tentato – senza riuscirci – di rovinare il loro rapporto attraverso una serie di messaggi inviati alla ragazza uccisa nei quali Ruotolo fingeva di essere un’amante di Trifone. Il militare pugliese, riuscì a scoprire chi si nascondeva realmente dietro il profilo Facebook “Anonimo anonimo” e, secondo gli inquirenti, l’omicidio andrebbe ricercato proprio nella “grave umiliazione subita da Ruotolo nella resa dei conti”. In riferimento al finto profilo Facebook, Rosaria Patrone non solo non riferì quanto di sua conoscenza ma invitò le amiche a non dire nulla agli investigatori. “E’ stata una fredda calcolatrice, perché ha mentito su uno degli aspetti più importanti di tutta l’inchiesta”, ha commentato la madre di Trifone, per la quale avrebbe istigato l’ex coinquilino e commilitone del figlio a commettere l’atroce gesto. “Vedremo cosa racconterà ai giudici quella che per otto anni è stata la fidanzata del presunto killer”, ha infine chiosato la donna, auspicando che la Patrone possa dire finalmente la verità su quanto avvenuto quasi un anno e mezzo fa.