Awesome!, come direbbe uno dei ragazzi che lavora per noi. Meraviglioso: così, con questo stupore, ho accolto il titolo del Meeting di questo anno, Tu sei un bene per me!
Questa è la sfida che ogni giorno si impone nel mio cammino e lavoro. Da circa nove anni lavoro con giovani disabili, alcuni di loro reduci dalle guerre presenti e da quelle passate. Cosa continuamente emerge dal contesto in cui lavoriamo? Considerare l’altro è vissuto e inteso come tollerare l’altro. Questo quando l’altro non è emarginato perché differente da me. Ma perché, al fondo, l’altro è emarginato?
Si possono fare tante analisi sulle motivazioni sociali. Ma più di tante analisi, conta imbattersi in un giovane ragazzo autistico con occhi e un sorriso carichi di una bellezza infinita, che ti guardano e dicono “awesome”, per cominciare a intuire che l’altro è questo stupore misterioso che arriva a me, che è per me ora. Io sono disponibile con la stessa semplicità ad accoglierlo.
All’efficenza con cui misuriamo l’altro, la sua capacità e velocità con cui produce, “efficency and production”, in questi anni ho imparato vivendo con questi ragazzi che c’e’ un’altra misura, più corrispondente alla mia natura umana, quella del perdono. Che a me è stata donata e mi ha cambiato la vita. E’ accaduto in questi anni che alcuni dei nostri dipendenti per vicissitudini drammatiche ci abbiano chiesto “mi perdonate?”.
Ma da dove nasce questa domanda? Nasce solo perché uno ha visto ed è stato toccato da una misura diversa e nuova. Da un amore vero. Di fronte a questa domanda il mio compito è prima di tutto accorgermi che l’altro è questa domanda. L’altro è questo bene Infinito, il cui esserci mi chiama ad amare il Mistero che è in lui ed oltre lui.
Papa Francesco, nell’omelia per il giubileo degli ammalati e disabili, ci ha provocato dicendoci: “La felicità che ognuno desidera, d’altronde, può esprimersi in tanti modi e può essere raggiunta solo se siamo capaci di amare. Questa è la strada. E’ sempre una questione di amore, non c’è altra strada. La vera sfida è quella di chi ama di più. Quante persone disabili e sofferenti si riaprono alla vita appena scoprono di essere amate! E quanto amore può sgorgare da un cuore anche solo per un sorriso! La terapia del sorriso. Allora la fragilità stessa può diventare conforto e sostegno alla nostra solitudine”. Questa è la strada che ogni giorno desidero percorrere perché io, come André, possa guardare l’altro e la realtà dicendo “Awesome, Tu se sei un bene per me”.