L’ambasciata dell’Ecuador conferma le voci su Julian Assange che nelle ultime ore si erano diffuse sul web: c’è stata nei giorni scorsi una tentata intrusione all’interno della sede diplomatica dove risiede il fondatore di Wikileaks e l’obiettivo era molto probabilmente proprio Assange. Che si tratti di tentato omicidio ovviamente non viene riferito – non dovrebbe però aver avuto alcuna conseguenza visto che l’uomo entrato è scappato prima di poter commettere qualche gesto – ma l’allarme sicurezza è tornato a livelli altissimi. Forte polemica infatti tra Ecuador e Gran Bretagna dopo il fallito tentativo di intrusione due notti fa a Londra: «l’azione e’ stata sventata solo grazie alla sicurezza interna e che prove di quanto avvenuto sono state poi consegnate a Scotland Yard accompagnate dalla “richiesta di chiarimenti”. Come riporta invece l’Ansa, l’incidente è considerato “grave”. I diplomatici di Quito ricordano che il Regno Unito, in quanto Paese ospitante, ha “il dovere di prendere tutte le misure appropriate” per garantire l’immunità e la tutela delle ambasciate. Ed esprimono “rammarico per l’inadeguata risposta delle autorità britanniche”». La missione di rifugiato politico secondo gli ecuadoriani non sarebbe stata garantita fino in fondo e Juian Assange non starebbe ora in un luogo completamente protetto.



Scampato pericolo per Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, a causa di un tentato omicidio che si è risolto nel nulla. L’assalitore si è introdotto nella notte di domenica scorsa nell’Ambasciata dell’Ecuador, scalando le mura esterne e fuggendo in seguito alla sicurezza. Un episodio che ha gettato le persone nel panico, riporta il Mirror inglese, grazie al tam tam sui social che è scattato nell’immediato. Julian Assange dimora nella sede diplomatica da 4 anni e la sua sicurezza è in forte pericolo proprio a causa di tutti i segreti militari e politici che ha rivelato negli anni tramite i Wikileaks. La minaccia di aggressione è avvenuta inoltre ad un mese di distanza dall’annuncio di Julian Assange di rivelare molti più documenti in previsione delle prossime presidenziali. Non si tratta infatti di un fenomeno isolato, dato che dopo il suo comunicato lo stesso Assange ha rivelato al Telegraph, nel luglio scorso, che la sicurezza interna della casa diplomatica è in forte allarme. “Mi è stato suggerito di non avvicinarmi alle vetrate”, aveva riferito, “perché si teme l’intervento di tiratori scelti”. La Polizia è ancora impegnata nella caccia all’uomo, ma in un comunicato ufficiale avrebbe smentito l’ipotesi di sventato omicidio e avrebbe parlato piuttosto di un tentativo di furto con scasso. Numerose le voci sui social che suggeriscono che l’ordine sia partito da Hillary Clinton, mentre altri hanno additato il Presidente americano Barack Obama come ipotetico mandante. 

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