“Il terremoto nell’Italia centrale si poteva assolutamente prevedere. Sappiamo benissimo che questa zona è ad alto rischio sismico”. Ad affermarlo è Domenico Angelone, membro del Consiglio Nazionale dei Geologi, secondo cui “l’evoluzione normale di un terremoto di tale forza prevede che vada via via scemando nel tempo. Negli scorsi terremoti però purtroppo è capitato che alcune delle scosse successive alla prima siano state se non superiori almeno di uguale entità rispetto a quella principale. Quindi non è assolutamente escluso che si possa ripetere una scossa di intensità anche importante”.
Il terremoto nel centro Italia è collegato con quelli dell’Aquila del 2009 e dell’Emilia del 2012?
A essere coinvolte in questi tre terremoti a distanza di sette anni sono faglie diverse, anche se ciascuno di questi sismi risponde alla stessa dinamica crostale che genera tutti i terremoti dell’Appennino, dall’Emilia alla Calabria. Non c’è però assolutamente nessun tipo di relazione di faglia tra i tre terremoti che lei ha citato.
Che cosa sta avvenendo sotto la superficie dell’Italia?
La dinamica cui facevo riferimento non riguarda solo l’Italia ma l’intera crosta del Pianeta, sia continentale sia oceanica. Ci sono dei movimenti delle zolle, come se fosse la buccia della mela che si muove sulla polpa. Questi movimenti portano quindi le varie zolle a collidere o a separarsi tra loro, creando chiaramente sollecitazioni e onde sismiche che causano i terremoti. Questi ultimi avvengono sia in mare sia nelle zone continentali, anche se le collisioni tra le zolle si verificano in alcune zone ben precise.
Si tratta di zone conosciute dalla comunità scientifica?
Sì, queste zone noi le conosciamo, sappiamo benissimo quali sono le aree soggette ad altissimo rischio sismico. Quello che non sappiamo è il quando questa rottura delle rocce avverrà. Sappiamo che si sta accumulando energia su tutto l’Appennino, ma non in quale momento questa si sprigionerà in un evento come quello di mercoledì mattina.
Quindi, anche se non si poteva sapere quando, era prevedibile un terremoto in quella zona?
Assolutamente sì, anche perché ce lo indica la storia. Le stesse scosse di assestamento hanno avuto come epicentro Norcia e la zona della provincia di Perugia. Sappiamo benissimo che questa zona è ad alto rischio sismico.
Nei prossimi giorni o settimane dobbiamo attenderci un altro terremoto della stessa intensità?
L’evoluzione normale di un terremoto di tale forza prevede che vada via via scemando nel tempo. Le scosse successive alla principale, note come “after shock”, solitamente tendono a diminuire. In passati terremoti come quelli di Irpinia e Friuli, purtroppo è capitato che alcune delle scosse di after shock siano state se non superiori almeno di uguale entità rispetto a quella principale. Quindi non è assolutamente escluso che si possa ripetere una scossa di intensità anche importante. Tanto è vero che sta avvenendo, nel senso che in queste ore si stanno registrando scorse tra il 4° e il 5° grado di magnitudo, e la scorsa notte 5.4. Quindi non escludiamo assolutamente che si possa riproporre una situazione del genere anche nelle prossime ore.
Lei prima ha detto che sono tante le zone a rischio sulla penisola italiana. Quali?
A essere a rischio è un po’ tutta la dorsale appenninica, la parte montuosa della Penisola. Sicuramente le zone dall’Appennino umbro fino al Molise con il Massiccio del Matese, e ancora più giù con l’Irpinia, nonché la zona calabro-sicula dove in particolare lo Stretto di Messina è ad altissimo rischio. La stessa zona del Gargano ha visto terremoti in passato.
(Pietro Vernizzi)