Negli ultimi giorni sono intervenute importanti novità in merito al caso di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa il 26 agosto 2010 e per il cui delitto furono condannate all’ergastolo in primo e secondo grado la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano. Dopo tre giorni dal sesto anniversario della morte di Sarah Scazzi, la Corte d’Assise d’Appello di Lecce ha finalmente depositato le motivazioni della sentenza di secondo grado con cui il 24 luglio di un anno fa confermava la condanna al carcere a vita per le due donne. Motivazioni che, come riporta La Stampa, sono ora raccolte in un documento lungo 1277 pagine. Lo stesso quotidiano, proprio un mese fa aveva accolto la denuncia dell’avvocato Franco Coppi, legale di Sabrina Misseri, il quale commentava “l’inaudito ritardo, aggravato da una detenzione cautelare che sta per arrivare a sei anni”. La scandalosa vicenda aveva portato lo stesso ministro Orlando a chiedere gli opportuni accertamenti in merito alla situazione che lascia intravedere la possibile scarcerazione di una delle presunte assassine di Sarah Scazzi, ovvero la cugina Sabrina. Per la ragazza, il prossimo 15 ottobre scadrà il periodo massimo di sei anni di custodia cautelare preventiva indicato dal codice di procedura penale, ma in merito si è espresso l’altro difensore della giovane Misseri, l’avvocato Nicola Marseglia, sostenendo, come riporta Il Fatto Quotidiano: “La scarcerazione non sarà automatica perché durante i processi di primo e secondo grado sono intervenute ordinanze di sospensione che prorogano i termini a fine 2017”. Anche l’avvocato Coppi si è espresso in seguito alla deposizione delle motivazioni a La Stampa: “Tutte queste pagine per motivare due ergastoli fanno pensare. Per condannare due persone al fine pena mai bisogna avere certezze e le certezze necessitano di poche stringate pagine. Attendiamo di leggerle”, ha chiosato fiducioso. Per l’omicidio di Sarah Scazzi, ricordiamolo, oltre alla condanna all’ergastolo a carico di Sabrina Misseri e della madre (e zia della vittima) Cosima Serrano, fu condannato a 8 anni di reclusione anche il padre Michele Misseri, con l’accusa di soppressione di cadavere. Fu proprio lui che permise il ritrovamento del corpo della nipote Sarah Scazzi confessando l’omicidio prima di attribuire la colpa alla figlia Sabrina. Dopo il suo arresto ritrattò nuovamente minacciando più volte il suicidio.