Probabilmente è difficile immaginare un dramma della solitudine più devastante di questo. Oggi, nel terzo millennio della globalizzazione succede anche questo, quando si è soli, come nel caso di questa coppia che non aveva avuto figli. Il marito, 87 anni, muore per cause ancora da identificare due mesi fa, ma lei, l’altrettanto anziana moglie, non se ne accorge. O non vuole accorgersene. O non sappia la differenza tra vivo e morto. Sta di fatto che per due mesi nonostante il corpo in decomposizione ogni giorno gli porge qualche cucchiaio di latte convinta di dare da mangiare all’uomo con cui ha passato una vita. Si prende cura di lui. Come un bambino, quello che non ha mai avuto. Poi lo lascia lì e vive la sua vita di solitudine quotidiana: morto o vivo che differenza fa a un certo punto? Lei sta aspettando, dietro la porta, davanti alla finestra. Sta semplicemente aspettando che arrivi qualcuno. In fondo è come se fossimo già tutti morti. Il cattivo odore che esce da quel piccolo appartamento finisce per insospettire i vicini di casa – e meno male – nel quartiere residenziale di Mompiano a Brescia. Così si scopre quel corpo ormai mummificato, si porta la vecchia moglie in psichiatria e la si sottopone a perizia. “Pensavo fosse vivo” ha detto agli agenti che le sono entrati in casa. I vicini di casa, quello, non lo avevano mai fatto. Morto o vivo a un certo punto che differenza fa? Il cucchiaino di latte, una vita passata insieme, senza amici, senza figli, la solitudine. Adesso la vecchietta sparirà in qualche reparto d’ospedale, qualcuno porterà anche a lei un cucchiaio di latte, chissà se si accorgerà del momento della sua morte. 



(Paolo Vites)

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