La storia di Carolina Picchio, la 14enne di Novara che si tolse la vita dopo essere stata vittima delle violenze del branco, online e non solo, rappresenta oggi l’emblema del rapporto tra cyberbullismo e suicidio. Un tema, quello del bullismo in rete, che ha spronato nelle ultime ore anche Cosimo Maria Ferri, sottosegretario di Stato alla Giustizia, il quale in una nota ha sottolineato il nuovo impegno al fine di far fronte ad un tema così delicato. “Dobbiamo rilanciare un patto educativo in grado di prevenire la messa in atto di comportamenti violenti e allo stesso tempo tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni alle scuole e alle famiglie, devono lavorare per tutelare maggiormente i nostri ragazzi e le nostre ragazze. Un uso consapevole della Rete e dei social network è un passo essenziale sul fronte della prevenzione”, ha dichiarato Ferri, come riporta Anskanews.it. Il sottosegretario ha analizzato anche i preoccupanti dati del fenomeno del cyberbullismo, che coinvolgono la popolazione scolastica per il 7-8%. Ciò che sconvolge è la percentuale pari al 50% di ragazzi rimasti vittime e che ha pensato al suicidio. “La storia di Carolina Picchio, la 14enne di Novara che ha deciso di togliersi la vita per il peso degli insulti e dei soprusi dei suoi coetanei, ci deve essere di insegnamento”, ha chiosato Ferri nella nota.



La storia di Carolina Picchio, 14enne di Novara, rappresenta il simbolo del tragico binomio cyberbullismo e suicidio. La ragazza si era tolta la vita nel gennaio 2013 dopo essere stata vittima di episodi di bullismo da parte di un maggiorenne e sei minorenne. Dopo averla fatta bere, con un telefonino la filmarono mentre vomitava. Sullo sfondo, i ragazzi coinvolti si esibivano in uno “spettacolo” a sfondo sessuale. Dopo le minacce di pubblicare il video su internet, Carolina, in preda all’umiliazione decise di suicidarsi. In una recente intervista al padre di Carolina Picchio, Paolo, rilasciata al Corriere della Sera, l’uomo asseriva: “Questi ragazzi dovrebbero andare nelle scuole per anni a spiegare quanto male hanno fatto con i loro video, i loro messaggi, le loro parole”. “Che spieghino ai ragazzini quanti rischi e quali mostri può creare Internet”, aveva ancora aggiunto l’uomo dopo la grave perdita della figlia avvenuta tre anni e mezzo fa.



Il legame inquietante tra cyberbullismo e suicidio è diventato negli ultimi anni sempre più evidente al punto da far lanciare l’allarme da parte degli esperti. Le conseguenze che derivano dalla violenza online e che sempre più spesso colpisce giovani vittime, si sono rivelate più pericolose rispetto al più comune bullismo. Secondo i dati raccolti da un’inchiesta condotta da L’Espresso, circa la metà di coloro che hanno subito cyberbullismo ha pensato di ricorrere al suicidio come soluzione finale al dolore ed all’umiliazione, mentre la restante metà ha iniziato a praticare autolesionismo. L’11% di loro, inoltre, ha tentato concretamente di togliersi la vita. Sono dati che fanno riflettere sul forte stress subito da chi è vittima di bullismo online e dalle potenziali tragiche conseguenze che ciò può portare. Il tema del cyberbullismo e suicidio è centrale nella pellicola “Un Bacio” di Ivan Cotroneo, del quale si è parlato a lungo nel corso dell’incontro “Sexiting. Quando il sesso diventa pericolo”, che si è tenuto ieri mattina al Teatro dell’Arte di Milano nell’ambito dell’ultima giornata dedicata alla kermesse alla Triennale, “Il tempo delle donne”, realizzata a cura del Corriere della Sera e che si è basata per questa terza edizione sulle tematiche di sesso e amore. Protagonista di “Un bacio” è Blu, interpretata da Valentina Romani, la cui storia si rifà a quella di tante altre realmente accadute ed in particolare a quella di Carolina Picchio, la 14enne di Novara suicidatasi dopo essere stata violentata in gruppo e dopo che proprio il filmato delle violenze finì in rete. Una storia orribile ma che può diventare oggi anche una storia di speranza, come emerso dalle parole del padre della vittima di cyberbullismo, Paolo Picchio. Ai margini dell’evento milanese, l’uomo ha dichiarato al Corriere.it, parlando dei ragazzi coinvolti nel suicidio di Carolina, all’epoca dei fatti tutti minorenni e che, riconosciutisi colpevoli, hanno ottenuto dal Tribunale di Minori la possibilità di compiere percorsi alternativi al carcere: “Io vorrei che loro stessi che si sono riconosciuti colpevoli possano essere i primi ad andare nelle scuole, a dire quello che hanno fatto, i reati che hanno commesso, ed essere loro i paladini, di portare avanti un discorso affinché queste cose non succedano più”. La storia di Carolina Picchio, dunque, rappresenta l’esempio massimo di una storia di dolore ma che può riuscire a portare speranza. Lo stesso regista Ivan Cotroneo, intervistato dal medesimo quotidiano ha ribadito la necessità di parlare di temi come cyberbullismo e suicidio “per far sì che i ragazzi e le ragazze in particolare non si vergognino di quello che accade contro di loro”. Il messaggio stesso del suo film, non è di avere paura ma al contrario di cercare aiuto e denunciare, sempre.

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