Un tema in classe, questo ha salvato una 16enne stuprata da tre anni – ovvero da quando aveva 13 anni – da un gruppo di 8 aguzzini violentatori di cui un minore: un tema in classe dove la ragazza di Melito Porto Salvo, a pochi metri da Reggio Calabria, ha provato per la prima volta a confessare quel dramma orribile di cui era vittima. L’omertà che regna in questa storia è però quasi senza fondo: come riporta Il Fatto Quotidiano, vi era addirittura un poliziotto, fratello di uno dei ragazzi stupratori, che secondo il magistrato sapeva tutto e non solo, consiglio al fratellino di dire “digli che non ti ricordi nulla”. Ma più di tutti, il silenzio della famiglia è agghiacciante: la madre addirittura, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sapeva tutto. «Un avvocato amico di famiglia era riuscito a fissare un appuntamento con il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Calogero Paci per formalizzare la querela. La mamma di Maddalena si era detta disponibile poi, però, aveva fatto marcia indietro, «manifestando il suo disappunto per l’ operato del legale», riporta la fonte del Corriere.
Un caso orribile e doppio: la 13enne struprata, seviziata e insultata per 3 anni consecutivi a Melito Porto Salvo, a pochi chilometri da Reggio Calabria, è stata tenuta sotto scacco da almeno 8 aguzzini, tra cui un minorenne, responsabili delle violenze orribile contro un bambina di 10anni, quando cominciò lo stupro di gruppo. Ma forse questo non è l’aspetto, paradossalmente, più inquietante: da quanto si apprende dalle ultime notizie dalla Calabria, quel paese sapeva tutto e in questi anni non ha mai fatto nulla, anche perché uno degli stupratori è figlio di un boss della malavita locale (fonte Corriere della Sera). Ecco cosa scrive il gip che messo in carcere gli 8 ragazzi: «La ragazzina si era sentita sola, senza alcuna protezione e, pur sopraffatta dalla rabbia per l’ abbandono dei genitori, si era trovata nelle condizioni di dover subire in silenzio un penoso rosario di violenze, atteggiamento paradossalmente impostole a protezione dell’incolumità degli stessi genitori, distratti e inadeguatamente interessati alla sua crescita evolutiva». Incredibilmente dunque non solo il paese di Melito è restato in silenzio davanti alla terribile violenza, ma anche la famiglia è coinvolta nell’omertà generale che ha avvolto la povera ragazzina. I genitori per vergogna non hanno parlato, “sarebbero stati messi al bando e avrebbero dovuto lasciare il paese”, scrive ancora il gip riportato dal Corriere. Dunque tutti in silenzio e violenze continue per 3 anni: perfetto, ottima “mossa” per questa comunità di 10mila anime.