Purtroppo la paura e l’ansia contro l’Isis ottiene alle volte effetti decisamente insensati e molto pericolosi: non tanto perché l’Isis non sia pericolosa, tutt’altro, ma perché non tutte le persone arabe e musulmane sono terroristi. È cronaca di oggi: attentato evitato all’ultimo sulla Fifth Avenue, una delle vie più importanti di New York: una donna musulmana vestita con abiti tradizionali della sua religione ad un certo punto mentre passeggiava si è accorta che un uomo la stava bruciando con un accendino. La polizia della Grande Mela ha rivelato lo spiacevole gesto, per fortuna senza conseguenze con la donna che assieme ad alcuni passanti è riuscita a spegnere le fiamme sul suo corpo: l’ipotesi del crimine effettuato è quello a sfondo razziale. L’uomo ora è ricercato, essendo sfuggito appena appiccato il fuoco: la paura e il crimine in Usa purtroppo non si esauriscono e il timore di attentati del Califfato in terra americana “provoca” anche questi casi per fortuna (per ora) isolati.
Le tre donne arrestate a Parigi quattro giorni fa con l’accusa di voler compiere un attentato in nome dell’Isis alla Gare de Lyon volevano vendicare l’uccisione del “ministro degli attentati” del Califfato, al-Adnani. A riferirlo è La Repubblica, secondo cui adesso è arrivata anche la conferma ufficiale della morte del numero due del sedicente Stato Islamico. A fornirla, dopo che una fonte qualificata della Difesa di Washington l’aveva preannunciata a France Presse, è stato proprio il Pentagono, che ha dichiarato che “Al-Adnani è stato ucciso in un nostro raid aereo lo scorso 30 agosto in Siria”. Nei giorni scorsi dalla Russia era trapelato che in realtà al-Adnani era stato ucciso durante un bombardamento russo, ma la nuova dichiarazione da parte degli Stati Uniti pone di fatto fine alla questione. Il jihadista al-Adnani veniva considerato il capo della propaganda dell’Isis.
Il piano ambizioso e con una punta inquietante ma tant’è, per battere l’Isis viene utilizzato ogni mezzo “lecito” dai paesi occidentali. E allora arriva il progetto di Google con il piano sperimentale “Redirect Method” per cercare di porre un freno al reclutamento online del Califfato jihadista: l’annuncio viene dato direttamente da Jigsaw, l’incubatole tecnologico di proprietà di Big G con un software che sostanzialmente mette assieme ricerca su internet tramite parole chiave, pubblicità e YouTube per indirizzare le possibili reclute che ricercano normalmente modalità e progetti affini all’Isis, verso contenuti più tranquilli. Funzionerà esattamente in questo modo il metodo di reindirizzamento voluto contro le possibili reclute del Califfato, progetto pilota di Google condotto nei primi mesi del 2016 hanno “condotto” dell’informazione anti-Isis a 300mila persone, spesso giovanissimi, che ogni anno vengono affascinati e radicalizzati dallo Stato Islamico in tutto il mondo. Ora scatta la seconda fase del piano con gli annunci in arabo o in inglese piazzati in rete da Jigsaw (come riporta l’Ansa) che porteranno a testimonianze di ex estremisti o imam che denunciano la corruzione dell’Islam operata dallo Stato islamico.
Le parole chiave di ricerca Google verranno lette per condurre verso una informazione del tutto anti-jihad e con materiale apposito che proverà a sconsigliare l’infausta scelta verso la guerra santa dello Stato Islamico. Sentite come il capo responsabile del progetto ha voluto descrivere la scelta definitiva nel far partire questo progetto ormai tutt’altro che pilota: «Mi ha detto che guardava delle foto online e le sembrava di andare incontro ad una sorta di Disneyworld islamica – spiega Yasmin Green alla stampa Usa -. Nessuno di noi ha mai pensato a questo dopo avere visto i media, ma era quello che invece pensava un adolescente». Una guerra molto difficile da combattere ma che ovviamente prova a sfruttare ogni singolo aspetto importante, e il web lo è decisamente e sempre di più: resta il dubbio di un metodo che se in mani sbagliate può provocare danni ingenti nelle future generazioni. Se invece che indirizzare verso materiale anti-jihad vengono introdotti nuovi “redirect method” di altri tipi di ideologie? Ma forse questa è davvero un’altra storia, inquietante però forse tanto quanto l’orrore dell’Isis.