Tutti in piedi ad appaludire Enzo Tortora. Così il pubblico accolse il ritorno del presentatore in televisione con il programma Portobello dopo la scarcerazione. Tortora fu scarcerato il 15 settembre 1986: era stato arrestato il 17 giugno 1983 con l’accusa di traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico. Il conduttore tv e giornalista fu vittima di un caso di malagiustizia: fu poi definitivamente assolto quando la sua innocenza fu dimostrata. Enzo Tortora riuscì a tornare sul piccolo schermo e a riprendere la conduzione del programma. La prima puntata dopo la scarcerazione andò in onda il 20 febbraio del 1987 e resta un pezzo della storia della televisione italiana. Tortora infatti dopo l’accoglienza del pubblico pronunciò un breve discorso di ringraziamento per tutti colo che gli erano stati vicini e avevano pregato per lui durante il periodo in carcere. Enzo Tortora iniziò il suo discorso con le indimenticabili parole: “Dunque, dove eravamo rimasti” (clicca qui per vedere il video)
Sono trascorsi 30 anni da quel 15 settembre 1986 e dalla scarcerazione del conduttore, giornalista e politico Enzo Tortora, in seguito a sette mesi di carcere e domiciliari. L’accusa era associazione di stampo camorristico e traffico di stupefacenti che portarono le autorità ad arrestare Tortora alle 4 del mattino, mentre alloggiava all’hotel Plaza di Roma. “Tenga presente che il giorno precedente avevo respinto con un sorriso la notizia che alcuni colleghi giornalisti mi diedero”, riferisce a Giuseppe Marrazzo in un’intervista, riportata da lastoriasiamonoi.rai.it. In quel momento infatti Enzo Tortora minimizza l’accaduto che lo vede già in manette. Non sa che tutto sarebbe diventato realtà nel giro di poche ore. Nella giornata di oggi l’errore giudiziario che ha coinvolto il giornalista verrà raccontato in uno spazio di Porta a Porta che si occuperà di ricostruire il caso. Telegram invece, sempre oggi, ospiterà Francesca Scopelliti, la compagna di Tortora e militante radicale. Anche nei giorni seguenti numerose rubriche e programmi si occuperanno di commemorare questo giorno che ha segnato profondamente la storia del nostro Paese, dalla puntata di Blob di domani, ad All News che trasmetterà uno speciale di 20 minuti dalle 15 alle 15:30.
Quel giorno Enzo Tortora avrebbe dovuto firmare un contratto per la nuova stagione del programma televisivo Portobello, ma gli italiani si ritrovarono di fronte alla sua immagine in manette, trattato al pari di un criminale. La figlia Gaia, tempo dopo, riferisce in un’intervista il proprio stato d’animo di quel momento: “vedevo un mostro alla tv che mi dicevano essere il mio papà, ma non era mio padre”. L’accusa parte da un’agenda ritrovata in casa di un camorrista e da un numero di telefono unito ad un nome. Per le autorità in quel momento si tratta del nome di Enzo Tortora, smentito dalle perizie calligrafiche successive che invece concludono che si tratta di “Tortona”. In quello stesso giorno i Sostituti Procuratori di Napoli Felice di Persia e Lucio di Pietro emettono 856 ordini di cattura. Verrà definito in seguitò il “venerdì nero” in cui la Camorra subì un grande giro di vite. A capo della Nuova Camorra Organizzata (NCO) in quegli anni c’è ancora il fondatore Raffaele Cutolo, il boss di Ottaviano conosciuto con il nome “o professore”. Nel ’71 è sua l’idea di raccogliere tutti i clan napoletani sotto un’unica organizzazione, in modo da competere contro la Cupola siciliana. Sono decenni di fuoco per la Campania: in un solo anno la Camorra si rese autrice di oltre 350 omicidi. Allo stesso tempo le autorità competenti avevano già introdotto la legge sui pentiti ed anche se erano numerosi gli ex mafiosi a voler parlare, ancora non era ben chiaro il loro ruolo o come considerare le loro rivelazioni. Parte tutto da qui, dal portavoce di Cutolo, tal Pasquale Barra che dopo 17 interrogatori in cui non nomina mai Enzo Tortora come affiliato, cambia idea al 18esimo.
Il giornalista viene accusato in seguito anche da altri pentiti, come Gianni Melluso ed altri sei della NCO, ma solo in seguito all’arresto. A questi si aggiungono in pochi mesi anche le dichiarazioni di Giuseppe Margutti e della moglie Rosalba Castellini che riferiranno agli inquirenti di aver visto Enzo Tortora spacciare droga all’interno degli studi di Antenna 3. Uno scambio di lettere fra Domenico Barbaro, noto mafioso, e Portobello fanno aumentare ancora di più il dubbio. Anche se la difesa del giornalista riesce a dimostrare la natura di alcuni scambi di lettere infuocate avvenute fra Tortora e Barbaro, Giovanni Pandico ribadisce che il motivo dell’astio è legato ad una partita di droga. In questi giorni Enzo Tortora inizia una fitta corrispondenza con la figlia maggiore Silvia che racchiuderà poi nel libro “Cara Silvia – Lettere per non dimenticare”. Alle pressioni dei mafiosi si aggiungono anche quelle dei giornalisti e dei media che iniziano a mettere in circolazione notizie non verificate o false. Dopo essere stato condannato a 10 anni, la svolta: la Corte d’Appello stabilisce che Enzo Tortora è del tutto innocente e che le accuse dei vari personaggi collegati nella vicenda sono false.