Una tragica disgrazia è accaduta a Piacenza, davanti alla sede della ditta di corrieri espresso Gls. Un facchino, durante un picchetto notturno, è stato travolto e ucciso da un camion uscito dai cancelli della ditta stessa. Fermato il camion, i colleghi della vittima rischiavano di linciare il guidatore, salvato da una pattuglia della polizia che si trovava fortunatamente sul posto. Si tratta di una notizia dolorosissima: la tragedia è aggravata dal fatto che l’uomo era padre di cinque figli. Lo stesso premier Renzi, ritwittando il messaggio postato dal viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, ha affermato: “Non doveva accadere, vicina alla famiglia dell’operaio deceduto. Responsabilità non restino impunite, nessuno può morire manifestando”.



Sulla reale entità dei fatti le versioni del sindacato di categoria Usb e della Procura di Piacenza divergono. Per il capo della Procura, Salvatore Cappelleri, si è trattato di una tragica fatalità: il camion, svoltando a destra dopo il cancello, avrebbe travolto per errore l’uomo, che i poliziotti affermano aver visto correre contro lo stesso camion. Per il sindacato, che ha immediatamente diramato un comunicato e indetto uno sciopero nazionale di categoria, si tratta invece di un assassinio vero e proprio, ordinato da qualcuno dell’azienda che avrebbe intimato l’autista a forzare il blocco della protesta.



“Ammazzateci tutti” intona il comunicato. La versione contrasta completamente con quella della polizia, che in questo caso è anche testimone diretta, e ancora il capo della Procura afferma: “Grazie alla presenza di una pattuglia della polizia in quel momento sul posto abbiamo potuto effettuare subito una ricostruzione attendibile dell’incidente. Escludiamo categoricamente che qualche preposto della Gls abbia incitato l’autista a partire”. E ancora: “Davanti ai cancelli in quel momento non vi era alcuna manifestazione di protesta o alcun blocco da parte degli operai”. Inoltre l’autista, subito interrogato, è anche risultato negativo ai test di accertamento per le sostanze stupefacenti e l’alcol. 



Le versioni sono talmente diverse che i casi si riducono a due: o la polizia mente, o il sindacato cavalca la tragedia per dare forza alla vertenza sindacale. Speriamo non sia così; d’altronde è molto difficile pensare che un imprenditore, per quanto controparte in una battaglia sul lavoro non priva di tensioni, abbia il pur minimo interesse ad incitare qualcuno a far fuori un uomo. Rimane, ripetiamo, il grandissimo e insensato dolore per la vittima e la sua famiglia. Questa volta ci sentiamo di sottoscrivere le parole del premier, queste cose non devono né possono accadere.