Emergono indiscrezioni importanti sul caso relativo alla morte di Giulio Regeni ed arrivano proprio dall’Egitto. Secondo i media locali, le autorità egiziane avrebbero deciso di “sacrificare” un funzionario di polizia processandolo per il delitto e le torture a carico del giovane italiano ucciso tra il gennaio ed il febbraio scorso. Alla base della decisione del Cairo basata sull’individuazione di un capro espiatorio, come rivela Radiovaticana.va, ci sarebbe il rifiuto di alcuni leader mondiali di incontrare il presidente egiziano durante il recente G20 in Cina. La causa sarebbe la mancata soluzione del caso sulla morte di Giulio Regeni. Ai margini del vertice, la Merkel avrebbe fatto intendere che il ripristino dei rapporti tra Europa ed Egitto avverrà solo quando il caso sarà ormai chiuso, in seguito all’individuazione dei responsabili.
Sono giorni importanti, questi, in merito al giallo sulla morte di Giulio Regeni. Dopo l’incontro dei giorni scorsi tra il procuratore egiziano e quello italiano avvenuto a Roma e che ha portato ad alcune rivelazioni importanti – tra cui la notizia di indagini durate tre giorni a carico dello studente da parte della polizia egiziana prima della sua morte – emergono ulteriori notizie. Repubblica.it rivela che il media arabo-inglese Al-Araby Al-Jadeed (The New Arab) avrebbe fatto sapere che l’Egitto sarebbe pronto a “sacrificare” un alto funzionario di polizia processandolo per le torture ed il delitto di Giulio Regeni. “Il Cairo si prepara ad annunciare che un alto funzionario di polizia coinvolto nell’incidente sarà portato in tribunale in modo da chiudere questo caso”, avrebbe rivelato il media citando una fonte politica egiziana. A causa di quello che viene definito “incidente”, infatti, alcuni leader mondiali si sarebbero rifiutati di incontrare il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi in occasione del G20 in Cina. La Merkel in particolare, in quell’occasione aveva chiesto al presidente dell’Egitto di rendere noti quanto prima i nomi dei responsabili della morte di Giulio Regeni. Solo questo avrebbe portato al “ripristino delle normali relazioni tra Egitto ed Europa”. Il processo a carico di un ufficiale della polizia porterebbe anche ad una evoluzione nei rapporti tra Egitto e Italia. Inizialmente, come ricorda La Stampa, era stato avanzato il nome di Khaled Shalaby, capo investigativo della polizia di Giza, anche se la notizia non trovò mai conferma. Ora, scrive il media, “se non sarà Shalaby potrebbe essere un generale in pensione con un’attività di polizia privata, qualcuno d’istituzionale, che però non terremoti il sistema”.