La Procura di Milano ha chiesto che Abderrahim Moutaharrik venga processato con rito immediato. Il campione internazionale di kickboxking, arrestato lo scorso aprile per terrorismo internazionale, era pronto alla “macellazione degli infedeli”. Non sorprese allora che la Digos abbia trovato un pugnale da combattimento simile a quello usato da un militano del Califfato su una persona decapita che si vede in un filmato presente nello smartphone del marocchino. E’ quanto emerso dagli atti dell’inchiesta che si è conclusa con la richiesta di giudizio immediato per il 27enne marocchino residente a Lecco, sua moglie Salma, il 23enne Abderrahmane Khachia – residente in provincia di Varese – e Wafa Koraichi, 24enne sorella di un marocchino che si troverebbe in Siria con la moglie italiana e i tre figli. Le indagini del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli coordinate con i pm Enrico Pavone e Francesco Cajani hanno appurato che Abderrahim Moutaharrik avrebbe ricevuto lo scorso aprile direttamente dal Califfato un ordine in arabo classico tramite WhatsApp: “Ascolta lo Sceicco, colpisci! (…) Fai esplodere la tua cintura nella folla dicendo Allah Akbar“. Stando alle indagini, il pugile avrebbe avuto come obiettivi Roma e il Vaticano. Ora il gip Manuela Cannavale deve valutare la richiesta di processo con rito immediato – che salta la fase dell’udienza preliminare – con l’accusa di terrorismo internazionale. 



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