Il giorno dopo fa ancora parecchio discutere il caso degli insulti contro Tiziana Cantone compiuti durante il match Treviso-San Giorgio di Sedico: all’interno dello stadio i testimoni hanno riportato come molti cori sono stati rivolti contro la ragazza suicida di Napoli sia durante che dopo la partita. «Si è uccisa con il foulard per un video hard», e cori del genere sono stati sentiti in maniera incresciosa: intervistato dal Gazzettino, ha parlato un ultras del Treviso che ha provato a difendersi. «Garantisco che dentro lo stadio di Sedico nessuno ha fatto quel coro, poi fuori non lo so perché eravamo in diverse macchine quindi ognuno è tornato per i fatti suoi. Ma comunque se è stato detto qualcosa fuori – ma dubito – è stata opera di un singolo, non certo della curva. Io ero lì e non ho sentito nulla di nulla contro quella ragazza».
Il rischio che le indagini sulla morte di Tiziana Cantone, sulla possibilità di istigazione al suicidio e sulla diffusione di quei ormai famosi video hard, arrivino ad un punto morto purtroppo è una eventualità che non va scartata. Mentre è notizia di oggi – qui sotto ne dettaglio trovate le ultime novità a riguardo – che le indagini verranno riunificate, il Mattino di Napoli prova ad affrontare un punto finora tenuto oscuro ma che potrebbero davvero fare intoppare il percorso delle indagini. «Gli indagati negano di aver pubblicato il video su Internet. E, tecnicamente, la cosa è possibile perché WhatsApp aumenta le possibilità di diffusione e, quindi, l’autore del primo «post» in Rete potrebbe essere stata persona diversa dai quattro indagati. Circostanza messa per iscritto da Tiziana, che ne ha informato il pm», scrivono i nostri colleghi del Mattino. Hanno ragione, visto che teoricamente potrebbero anche non essere stati loro a postare direttamente su internet il video, bensì aiutato a far circolare via WhatsApp le immagini verso altri. Direttamente non responsabili ma questo resta da giudicare per i magistrati e le indagini che dovranno stabilire quali connessioni ci sono tra gli indagati, presunti altri coinvolti e la circolazione del video hard di Tiziana Cantone sui socia.
Nell’intervista questa mattina a Radio Campus Cusano sul caso Tiziana Cantone, come abbiamo già raccontato qui sotto in un passaggio, ha parlato l’avvocato che ha seguito per tutte le fasi processuali sulla vicenda dei video hard online la ragazza poi suicida di Napoli. In questa occasione Roberta Foglia Manzillo ha raccontato anche l’ultimo incontro avuto con Tiziana Cantone qualche giorno fa. «L’ho vista l’ultima volta a seguito dell’esito della sentenza, era turbata proprio per la parziale mancata vittoria. Non c’erano però segnali che potessero far presagire un epilogo del genere, una fine così tragica». Non sembrava a nessuno che Tiziana fosse arrivata davvero all’umiliazione totale, nemmeno alla sua famiglia: la scelta di un atto così tragico ha fatto scattare in tanti e paradossalmente ora vi è la grand occasione di riflettere, senza straparlare, su quanto avvenuto in questo caso “tipico” di bullismo online. Ora la parola torna alle indagini anche se il rischio di “perdere” l’occasione purtroppo c’è, con in tanti che ora si stracciano le vesti per quanto accaduto ma che non cambieranno nei prossimi mesi di una virgola di certi atteggiamenti on web.
Le ultime novità che arrivano sul fronte Tiziana Cantone riguardano le indagini sull’istigazione al suicidio e la diffusione dei video hard che l’avrebbero appunto portata alla costante e perdurante umiliazione e in seguito al terribile atto di suicidio. Come riportano in colleghi di Napoli Fanpage, potrebbero essere unificate le due inchieste di qui sopra da parte delle due parti della Procura di Napoli. Da un lato quella sulla diffusione illegale dei video hard, sul possibile lucro che se ne fece, dall’altro quella sull’istigazione al suicidio dopo che martedì scorso Tiziana si è tolta la vita impiccandosi. Oggi è previsto un incontro tra i magistrati responsabili delle due inchieste per provate a vedere sei unificando gli sforzi si possa arrivare ad una già rapide soluzione, quantomeno, dei responsabili ultimi di questa strage. Come rivela il portale di Fanpage, «procuratore aggiunto di Napoli Fausto Zuccarelli e il capo della Procura del Tribunale di Napoli nord, Francesco Greco per stabilire il da farsi. L’ipotesi è che gli atti passino tutti a Napoli Nord dove c’è l’inchiesta che ha il compito di accendere un faro e indagare su eventuali responsabilità connesse al suicidio della ragazza. A Napoli invece c’è l’indagine per diffamazione con quattro indagati, aperta oltre un anno fa». Potrebbe essere una buona idea nel momento in cui si potrebbe scoprire tutti i nomi che rientrano nel caso Cantone e che con uno sforzo univoco di più indagini si potrebbe rivelare molto più efficace.
Questa mattina ha parlato l’avvocato di Tiziana Cantone, la ragazza suicida dopo i video hard diffusi in rete nell’ultimo anno e che purtroppo restano ancora uno dei temi più caldi della orribile vicenda: una persona è morta, si è tolta la vita per le conseguenze di questa sorta di cyberbullismo che si è originato, a partire da un errore della donna – questo resta innegabile, anche se non giustifica per nulla gli sfottò e l’illegale diffusione online – che però è arrivato fino alla fine più tragica possibile. Ha parlato intervistato da Radio Campus Cusano l’avvocato di Tiziana, Roberta Foglia Manzillo, con lei in tutto il periodo die processi e delle richieste di cancellazioni dei video dai vari portali e siti online su cui erano stati diffusi. «La mia domanda rivolta alla giustizia, però, non solo riguardava la rimozione di quanto già presente, ma anche l’inibitoria per il futuro». Secondo l’avvocato, il caso dirimente può essere molto interessante e rischioso per il futuro: «Ovviamente io posso indicare gli url del passato, perché sono presenti, anche se infiniti, ma poiché chiedevo anche la rimozione per il futuro, quello che accade un domani, io non posso saperlo, l’url di un domani non posso conoscerlo, purtroppo su questo non ho avuto riscontri. Per quanto riguarda i soggetti contro i quali la causa non è stata vinta, al momento purtroppo potrebbe accadere ancora che qualcuno metta in rete dei video con Tiziana».
Quello vissuto da Tiziana Cantone, la ragazza 31enne suicida dopo la scoperta di alcuni suoi video hard in rete, è stato definito un vero e proprio calvario. Una scoperta shock, da parte della giovane, che l’ha portata ad avere sin da subito istinti suicidi facendola poi sprofondare nella depressione più totale. Il Messaggero ha riportato la sconvolgente scoperta da parte della donna di almeno sei video differenti che la ritraevano, caricati su svariati siti a tema hard. La domanda della procura, a questo punto, è un’altra: qualcuno ha guadagnato dalla diffusione in rete di quei filmati? Scrive in merito il quotidiano: “la consulenza punta a uno scopo: scoprire se c’è stato lucro, se l’immissione in rete delle immagini di Tiziana abbia avuto un ritorno economico per qualcuno”. Aspetto, questo, certamente non secondario rispetto alla vicenda che ha spopolato anche all’estero.
La storia di Tiziana Cantone prosegue purtroppo su più punti che oltre al suicidio tragico ella giovane ragazza napoletana, proiettano il problema anche in termini legislativi: quanto richiesto dalla ragazza rispetto ai suoi video hard diffusi illegalmente online, ovvero il diritto all’oblio, è tema in corso di dibattito ovviamente in questi giorni. Ma in Italia come funziona? Il ddl 1415 dello scorso 11 giugno 2009 prevede all’interno del decreto sulle intercettazioni, il comma in cui viene sostanzialmente stabilito che «il responsabile di ogni sito informatico abbia gli stessi obblighi previsti, dalla Legge sulla Stampa, per i direttori di testate giornalistiche, ovvero quello della rettifica di notizie non veritiere», riporta la norma. Non solo, con una legge ancora meno recente, ovvero del 2003, viene disposto che ogni soggetto abbia il diritto di sapere in ogni momento chi sia in possesso dei propri dati personali e quale sia l’utilizzo che intenda farne, potendo opporsi al loro trattamento tramite richiesta di rimozione, rettifica o aggiornamento. Il problema però resta: il diritto all’oblio si può anche ottenere, ma con la diffusione rapidissima degli ultimi anni è praticamente impossibile rimuovere ogni singolo frame di un video o foto, per di più se hard che purtroppo vede una enorme capacità di diffusione e download.
Il suicidio di Tiziana Cantone ha sollevato il dibattito che ha portato ad oggi a numerose riflessioni. Ci si è domandati quale fosse il ruolo del web, del maschilismo e dei social. E’ qui che si è consumato il più duro scontro ancora oggi in corso tra chi vedrebbe Tiziana Cantone tutt’altro che vittima, ma addirittura artefice del suo destino. Il sito linkis.com, tuttavia, nel parlare della vicenda della ragazza di Mugnano che ha replicato con la sua stessa vita alle umiliazioni subitE in seguito alla diffusione di alcuni video hard che la vedevano protagonista, ha evidenziato come proprio Internet sia diventato un luogo sempre più a rischio per il genere femminile. “Credo dovremmo essere in condizione di difendere la nostra reputazione digitale e mettere in discussione tutto quello che abbiamo messo in Rete. Dovremmo essere proprietari di quello che pubblichiamo online, mi deve appartenere davvero, non deve diventare di proprietà né di Zuckerberg né di Twitter. Questa è una violenza, devo avere il diritto a ripensarci. Il sistema normativo mi impedisce questo, è l’arroganza di Facebook che mi impedisce di fare questo”, ha sottolineato sul tema lo psichiatra Tonino Cantelmi.
Ha fatto molto discutere, nella giornata di ieri, il coro di ultras del Treviso contro Tiziana Cantone, la ragazza 31enne suicida dopo la diffusione di alcuni suoi video hard in rete. Ma se l’episodio è stato associato alla ricca e civile città del Nord, Sergio Carli su Blitz Quotidiano ricorda come l’episodio abbia coinvolto in realtà solo una sparuta minoranza di appena “20 esaltati”. A testimoniarlo sarebbero anche le foto di “una gradinata di provincia dove è assiepato uno sparuto gruppo di tifosi”. Conferma che giunge anche dal presidente della squadra, Sergio De Cian, sottolineando come i responsabili siano “leader ultras ed una ventina di tifosi, che hanno peraltro i Daspo”. Sicuramente, ha sottolineato il giornalista, se ad offendere la memoria di Tiziana Cantone è stato solo un gruppetto di tifosi soliti nel creare incidenti di questo tipo e spinti dalla sconfitta della propria squadra, non significa che il loro “indegno comportamento” rappresenti il sentire comune. Certamente però, questo episodio ha dato l’idea di come la vicenda abbia fortemente diviso in merito ai giudizi ed al modo di vedere l’intero caso della povera Tiziana Cantone.
Emergono ancora dettagli sulla morte di Tiziana Cantone, la 31enne di Castelnuovo di Napoli che si è uccisa dopo la diffusione di alcuni video hard in cui era presente. Il giorno prima della sua morte, riporta TGCom24, Tiziana ha inviato alcune email a Sergio, l’ex fidanzato, in cui confessava di sentirsi “abbandonata da tutti” e molto triste. Aveva infatti appena terminato l’iter per cambiare nome, per allontanarsi da quell’ondata di fango che le è piovuta addosso. Fitta la corrispondenza con Sergio, che si era anche proposto di pagare le spese per far togliere definitivamente da internet tutte le tracce che riguardavano lei ed i filmini hard. La morte di Tiziana Cantone ha inoltre sollevato diverse polemiche in tutta l’Italia, provocando la nascita di due fazioni, pro e contro il mondo di internet. Le vessazioni sui social ed in generale su internet hanno continuato ad infangarne la memoria anche dopo il suo suicidio, tanto che la Procura di Napoli del Nord ha messo una morsa su diverse piattaforme ed ha imposto la cancellazione di qualsiasi file presente sulla ragazza. Dalla parte dei sostenitori di internet il giornalista del Foglio Salvatore Merlo, che ha sottolineato come in realtà sia l’accanimento gratuito verso gli altri il vero problema che ha portato alla morte di Tiziana Cantone. Diversa invece la posizione di Jon Ronson che ha descritto l’Italia come un Paese facile alla gogna, una tendenza che ha domitato alla fine molti punti della nostra storia.
Nella vicenda di Tiziana Cantone una cosa è certa: la 31enne napoletana, che ha scelto il suicidio vista l’impossibilità di frenare la diffusione di un video hot che la vedeva protagonista, tanto in vita quanto da morta ha saputo concentrare su di sé le attenzioni di tutto il mondo. Prima quel maledetto filmato hard che le è costato la vita osservato da migliaia di utenti di tutto il pianeta; poi la notizia del suo suicidio che fa il giro del mondo grazie ai principali quotidiani che riportano la sua vicenda descrivendola come una “martire della privacy”. Come sottolineato da “Napoli Fanpage” di Tiziana si è parlato sul New York Times, sul francese Le Monde e sugli inglesi BBC, Time, Daily Mail, Telegraph e Independent; in Sudamerica invece la notizia è stata diffusa dal colombiano El Espectador. Insomma, di Tiziana Cantone oggi si parla ovunque: peccato tutti abbiano ignorato il suo grido d’aiuto quando ancora poteva essere salvata.
Il caso di Tiziana Cantone vive di due strade parallele: da un lato l’indignazione quasi sociologica per un cyberbullismo che ha provocato e “aiutato” la ragazza 31enne a suicidarsi martedì scorso a Napoli; dall’altro invece le indagini sulla diffusione del video e sull’istigazione al suicidio condotto contro la povera Tiziana Cantone. Sull’immissione in rete dei filmati hard si sta concentrando, come spieghiamo qui sotto nel dettaglio, la Procura di Napoli dopo aver requisito tutti i dispositivi dei sei indagati, compreso l’ex fidanzato Sergio. La consulenza della famiglia Cantone cerca infatti possibili legami con scopi di lucro e di guadagno dietro alla diffusione dei video con protagonista Tiziana: con queste parole riportate dal Gazzettino, la stessa ragazza poi suicida aveva confessato ai magistrati, «Le avevo condivise con cinque persone: i fratelli Enrico e Antonio, Luca Luke, Antonio e Christian – dirà in seguito – c’era un gruppo WhattsApp, ma quando Christian mi propose di passare dal gioco virtuale al gioco reale, io rifiutai. Interrompemmo i rapporti nel marzo del 2015 e Christian si adombrò. Ad aprile, mi resi conto che i video erano finiti in rete».
Tiziana Cantone e il video hard che ha scatenato l’intera bufera nell’ultimo anno, purtroppo fino al suicidio della 31enne napoletana per l’eccessiva umiliazione e vergogna, oltre che alle spese processuali da dover provvedere personalmente. Il tentativo del diritto all’oblio tentato dalla Cantone non sono non ha ottenuto il risultato sperato dalla famiglia di Tiziana ma anche dopo il suicidio avvenuto martedì scorso, i termini “Tiziana Cantone video” hanno comunque continuato ad essere cercato con un’impennata nelle ricerche su Google molto più alta delle settimane precedenti. Ci si può indignare oppure semplicemente constatare che nel momento in cui l’Italia intera piange la morte di Tiziana Cantone, la sua storia viene resa nota e la curiosità per quel video di cui tutti parlano ha evidentemente impresso maggiore ricerca dello stesso. Scandalo? Ognuno può farsi il suo giudizio, con Social Channel che ha pubblicato anche giorni dopo il fatto, le varie ricerche sui grafici di Google Trends: i risultati sono pubblici, lo spunto per una discussione è sempre valido.
La triste storia di Tiziana Cantone resta sempre sulla cresta dell’onda anche ora dopo il suicidio che posto almeno la quasi totale fine degli sfottò e idonei sul web dopo i video hard girati dalla ragazza 31 enne di Napoli. Mentre oggi sono state rivelate le ultime disperate mail di Tiziana all’ex fidanzato Sergio, le indagini proseguono con ulteriori ricerche su tutti i dispostivi tecnologici degli indagati, accusati di avere diffuso le immagini e i video della discordia. Chat, sms, whatsApp, email e foto, oltre ai video, su questi elementi si indaga per provare a stabilire realmente la responsabilità di coloro che hanno avuto un ruolo purtroppo decisivo per la vita privata di Tiziana Cantone. La Procura di Napoli ha nominato un perito informatico per indagare su pc, tablet e affini degli indagati, compreso l’ex fidanzato che ha consegnato spontaneamente tutti i materiali e si è messo a disposizione degli inquirenti.
Di Tiziana Cantone, la 31enne suicida dopo la diffusione di alcuni video hard che l’hanno vista protagonista – involontaria – di un tormentone finito sulla bocca di tanti (ma fortunatamente non tutti), si continua ancora a parlare a distanza di alcuni giorni dalla sua morte. Sono state molteplici le testate che hanno riportato i fatti e commentato la vicenda, come nel caso di Salvatore Merlo del Foglio. Come riporta IlPost.it, la morte di Tiziana Cantone, secondo Merlo, racchiude un problema saliente, quello di attaccare personalmente i propri avversari, sia quotidiani che politici, legittimando gli insulti nei loro confronti. Solo successivamente questa tendenza legata alla cultura della gogna tutta italiana si trasferisce su internet, facendo da amplificatore.
È una vicenda che non può non sconvolgere quella di Tiziana Cantone, la ragazza che si è tolta la vita dopo che un suo video hard era diventato virale in rete. Non è certamente accettabile, nel rispetto di una persona che a causa di questi filmati ha scelto il suicidio, che a cinque giorni dal suo decesso, le immagini in questione siano ancora reperibili sul web. Lo ha chiarito senza mezzi termini l’ex legale di Tiziana, Fabio Foglia Manzillo, a “Il Messaggero”:”A distanza di cinque giorni dalla sua morte, un video hard di Tiziana è ancora lì, su Internet e sta ancora facendo guadagnare denaro a chi pubblica le inserzioni pubblicitarie”. Spetterà alle autorità assicurarsi che i video spinti di Tiziana Cantone che sono costati la vita alla bella napoletana spariscano definitivamente dalla rete nel più breve tempo possibile.
La storia di Tiziana Cantone scopre purtroppo elementi sempre più tristi ogni giorno che ci si allontana dal tragico suicidio della ragazza umiliata e derisa per i video hard diffusi online dai suoi “amici” più di un anno fa. Il sito di Napoli Fanpage ha pubblicato questa mattina alcuni elementi contenuti nelle mail ritrovate nel computer dell’ex fidanzato Sergio: sono state rinvenute anche le ultime mail mandate prima del suicidio, addirittura il giorno prima, con Tiziana che ha voluto scrivere all’ex disperata e ormai decisa al folle gesto compiuto il giorno dopo. «Non è per i soldi che sto giù, ma è perché mi sento abbandonata da tutti”. Una solitudine aggravata dalla vergogna e dall’impossibilità di fermare quel video diffuso contro la sua volontà: L’avvocato mi ha detto che un ulteriore reclamo sulla decisione è molto difficile». La sentenza di cui fa riferimento nella mail aveva deciso che solo 5 siti web su 10 doveva cancellare tutto il materiale e questo forse l’ha buttata giù definitivamente: il ragazzo pare dalle mail che abbia proposto di pagarle le spese giudiziarie, ma lei avrebbe declinato.
Il caso di Tiziana Cantone, la ragazza che si è suicidata vista l’impossibilità di rimuovere un video hard che la vedeva protagonista diventato virale sul web, ha varcato i confini nazionali. Della 31enne napoletana, come riferito da blitzquotidiano.it, si è parlato anche in Spagna, dove la Guardia Civil iberica (un corpo di forze dell’ordine simile ai nostri carabinieri) ha usato il caso di Tiziana Cantone per mettere in guardia dai rischi di inviare video di rapporti sessuali: il cosiddetto sexting. Sul suo profilo Twitter, la Guardia Civil ha scritto:”Il caso di #TizianaCantone può farci riflettere sui rischi del #sexting, sai cos’è?”. Il corpo di polizia ha poi rimandato ad un link del Mundo in cui viene spiegata questa pericolosa pratica, ma l’esempio della ragazza italiana non è piaciuto a molti internauti spagnoli che hanno evidenziato come il modo di porre la questione è sembrato attribuire proprio alla Cantone la colpa del suicidio. Un utente a tal proposito ha scritto:”La colpa è di chi ha diffuso senza autorizzazione i video. Tiziana Cantone è la vittima”. Pronta la replica della Guardia Civil:”Tiziana è la sola vittima e i delinquenti sono coloro che hanno diffuso i video”.
Riflettori ancora puntati su Tiziana Cantone, anche a distanza di giorni dalla morte e dal funerale della giovane 31enne di Mugnano di Napoli che si è tolta la vita a causa della vergogna e l’umiliazione provocate dalla diffusione web dei video hard che la vedevano protagonista. La tragica morte di Tiziana ha provocato oltre alle sterili polemiche anche notevoli moti di indignazione. Tra gli altri, anche Valentina Nappi ha detto la sua a La Zanzara. La ragazza ha espresso il suo parere (forse in maniera colorita), affermando l’assurdità di togliersi la vita per una pratica sessuale che, se avesse visto protagonista un uomo non avrebbe creato nessun tipo di scalpore. Successivamente Valentina Nappi ha affermato di essersi commossa: “Da adolescente mi sarei potuta trovare nella stessa situazione se la risoluzione video fosse stata più alta: mi facevo riprendere negli atti sessuali. La sessualità femminile va sdoganata“. E, quando i conduttori radiofonici le hanno chiesto se, dietro tutto questo vi è una profonda ipocrisia, l’attrice hard ha risposto: “Sì, soprattutto perché lo stava facendo con un uomo che non era il suo ragazzo”.
Non ha pace neanche da morta Tiziana Cantone, la 31enne che ha scelto il suicidio dopo che un video hot che la vedeva protagonista si era ormai diffuso sul web rovinandole la vita e costringendola perfino al cambio d’identità. La giovane napoletana, come riportato da Il Messaggero, è stata infatti presa di mira dagli ultras del Treviso, squadra militante nel campionato di Eccellenza, a margine del match disputato contro i bellunesi del San Giorgio Sedico. La tifoseria della squadra trevigiana, che a detta del patron della formazione avversaria è composta in gran parte da sostenitori con il Daspo, ha sfogato la rabbia per la sconfitta mettendo in mostra volgarità e altre esuberanze di cattivo gusto che certamente non fanno onore alla memoria di una giovane come Tiziana Cantone che proprio per la gogna riservatale ha scelto di togliersi la vita.
Si continua a parlare di Tiziana Cantone, la ragazza di 31 anni che si è suicidata dopo che un video di un suo rapporto sessuale aveva iniziato a diffondersi sul web a macchia d’olio rovinandole la vita. Gli inquirenti stanno cercando di delineare la posizione di Sergio Di Palo, fidanzato della Cantone all’epoca del video rimasto in contatto con lei anche in seguito, che al momento non fa parte del registro degli indagati. Secondo quanto riportato da Il Post, gli investigatori vogliono capire se alcuni dei video in realtà non siano stati archiviati anche da lui e diffusi in un secondo momento, da persone di cui ancora non si conosce l’identità. Secondo quanto riporta La Stampa, la madre di Tiziana aveva dichiarato che Di Palo aveva plagiato sua figlia, costringendola in qualche maniera a girare i video di atti sessuali. Era stato lo stesso Di Palo, però, sul suo profilo Facebook (ora cancellato) a minacciare chi si “divertiva” e “godeva” delle “disgrazie altrui” scrivendo:”Ora piano piano ad uno a uno vi trovo, state attenti”.
Continuano le indagini della Procura sulla morte di Tiziana Cantone, la 31enne che si è impiccata a causa delle repressioni social, avvenute in seguito alla diffusione di alcuni suoi video hard. Nel mirino degli investigatori anche l’ex fidanzato Sergio Di Paolo, indirettamente collegato con la pubblicazione del materiale scottante, ed a cui sono stati sequestrati due tablet, due cellulari ed una macchina fotografica. Le indagini devono infatti poter escludere che qualcuno dei video implicati nella tragedia sia stato conservato dal ragazzo. Era stato proprio Di Paolo inoltre, sottolinea Il Post, ad accompagnare Tiziana Cantone presso un avvocato per poter ottenere la rimozione delle sue immagini da internet. La madre di cantone avrebbe in effetti riferito agli inquirenti che la figlia era stata plagiata da Di Palo e che fu lui a costringerla a girare dei video. Va specificato tuttavia, come ha riportato La Stampa, che il giovane qualche mese si era rivolto tramite il proprio profilo Facebook direttamente ai “buontemponi”, chiedendo loro di farla finita. L’inchiesta di istigazione al suicidio aperta dalla Procura di Napoli Nord è stata mossa contro ignoti, nonostante l’esposto di Tiziana Cantone riguardava quattro uomini precisi a cui la vittima stessa aveva inviato via Whatsapp alcune foto hot.
La storia di Tiziana Cantone, la 31enne che ha scelto il suicidio dopo che un suo video hot inviato a 4 amici era stato diffuso in rete rovinandole di fatto reputazione e vita, assomiglia a quella di una tragedia annunciata. Soprattutto rileggendo le dichiarazioni, di cui è venuta in possesso La Repubblica, rilasciate qualche tempo fa dalla ragazza napoletana ai pm:”È vero che sono stata una sprovveduta a fare giochetti stupidi con persone a me sconosciute, ma è anche vero che quanto sta adesso accadendo mi avvicina in maniera veloce a istinti di suicidio. Questa gogna provoca danni incalcolabili in me, pregiudica in maniera assoluta e irreparabile il mio futuro di ragazza di 30 anni”. Tiziana ammetteva di aver inviato quei maledetti sei filmati “volontariamente e in piena coscienza”, ma reclamava il diritto a poter tornare indietro: chiedeva il sequestro dei siti che quelle immagini le avevano diffuse, scontrandosi però con una sentenza che glielo negava e la obbligava per giunta al pagamento delle spese legali nei confronti dei colossi del web. Un destino tragico quella di Tiziana, una ragazza che ha pagato un prezzo troppo alto per una leggerezza.
Interviene anche il premier Matteo Renzi sul suicidio di Tiziana Cantone. Renzi ha parlato oggi, come si legge su Il Giornale, al Wired Next Fest a Firenze. Il presidente del Consiglio ha sottolineato che “Snapchat è fantastico: tutto dura 24 ore e sparisce. Poi una ragazza si uccide perché non riesce a cancellare un video dal web; il tema della traccia che lasciamo è un tema importante. C’è un mondo che può essere Snapchat o quello che condanna a restare sulla rete per sempre”, aggiungendo che “occorre un’educazione alla responsabilità personale, perché è difficile capire qual è il confine giusto, capire cosa resta e cosa non resta”. Si tratta di un modello che può essere applicato anche alla politica: “Con il modello Snapchat se ne vanno le polemiche quotidiane, dall’altra c’è qualcosa che resta. Il fatto che ci sia una legge sui diritti civili è qualcosa che non si cancella”.
Dopo il suicidio di Tiziana Cantone, la ragazza di 31 anni napoletana che ha deciso di togliersi la vita dopo la gogna mediatica subita per alcuni suoi video hard finiti in rete, arriva un annuncio per tutte le donne vittime di violenza. La Regione Campania ha infatti deciso di pagare le spese legali alle ragazze che “intendono denunciare aggressori e molestatori e che decidono di combattere e resistere al ricatto”. Ad annunciarlo su Facebook è il governatore Vincenzo De Luca che dichiara: “Quella di Tiziana Cantone è una vicenda atroce. In questi anni abbiamo registrato un’esplosione di atti di bullismo, spesso anche legati al web, per cui occorrerebbe fare leggi più efficaci per definire le responsabilità di chi rovina la vita della gente. Il mio messaggio alle ragazze vittime di questi atti infami è un invito ad uscire dallo stato d’animo di vergogna assoluta. Non vi fate impressionare. Tutti nella vita abbiamo momenti di caduta, di debolezza, di trasgressione. E può capitare a chiunque di ritrovare questi momenti in una foto o in un video. Non siete un’eccezione: parlatene, non abbiate senso di angoscia, denunciate sempre e immediatamente i ricattatori”. (clicca qui per vedere il post)
-Ha destato sgomento il suicidio di Tiziana Cantone, la ragazza campana che ha scelto la morte piuttosto che continuare a sopportare la gogna alla quale era stata sottoposta dopo che un suo video hot era stato diffuso in rete. Come riportato dall’Ansa, la mamma della giovane campana, a margine dei funerali tenutisi a Casalinuovo ha manifestato tutto il suo dolore per la perdita della figlia mediante un’unica frase:”Mia figlia non meritava questo, non ha mai tradito nessuno”. Il riferimento probabilmente è ai 4 amici ai quali Tiziana aveva inviato il suo video: uno di questi avrebbe diffuso le immagini spinte sul web contribuendo di fatto al suicidio della Cantone. Il parroco della chiesa di San Giacomo, durante una cerimonia affollata da moltissime persone che avevano voluto far sentire la propria vicinanza alla famiglia di Tiziana aveva invitato a pregare “per la conversione di chi vive nella malvagità”.
Sembra che i video hard di Tiziana Cantone circolino ancora i rete e siano ancora scaricabili. Come si legge sul Il Messaggero che ha provato a fare una ricerca ed è riuscito a scaricare tre dei sei video in cui si vede la ragazza napoletana 31enne che si è suicidata qualche giorno fa: “Nella mattina di mercoledì, all’indomani del suicidio di Tiziana, da uno di questi portali, abbiamo comodamente scaricato il video che ha devastato la vita della ragazza: quello della famigerata frase («Stai girando un video? Bravo») che sulla rete ha impazzato per due anni”. Il quotidiano sottolinea poi che il video nel pomeriggio di quello stesso giorno era poi irraggiungibile ma ormai era già stato possibile scaricarlo e sottolinea poi, chiedendosi chi l’abbi fatto, che il video di Tiziana Cantone “è aperto da un titolo in sovrimpressione, realizzato in caratteri maiuscoli virati sul violetto, che fornisce il nome e cognome della ragazza, proprio come vuole la consuetudine che accompagna i filmati delle pornostar”.
Nella terribile vicenda di Tiziana Cantone, la ragazza suicidatasi dopo non aver retto alla vergogna provata per la diffusione di un video hard che la vedeva protagonista, si registrano nuovi sviluppi. Come riportato da Il Messaggero, sono stati sequestrati due computer e una decina di iPhone all’ex fidanzato di Tiziana Cantone, Sergio Di Palo, un imprenditore con il quale la giovane ha anche convissuto. L’intenzione del procuratore Francesco Greco e del sostituto Rossana Esposito che guidano le indagini è poi quella di stringere il cerchio sul traffico di gadget riportante la frase “Stai facendo il video? Bravo”, pronunciata da Tiziana durante l’ormai celebre rapporto sessuale di cui si può trovare traccia persino su Ebay, dove è in vendita una maglietta bianca con impressa la frase di Tiziana. Intanto una vicina di casa della giovane, sentita dal Corriere, punta il dito contro gli amici:”Stamattina l’ho sentito e mi è dispiaciuto. Sono state le voci in giro dei ragazzi, la colpa è stata loro che l’hanno giudicata e le hanno fatto avere un senso di colpa. Tutti possiamo sbagliare”.
Potrebbe aver avuto un peso la nel suicidio di Tiziana Cantone la condanna al pagamento delle spese legali. Come raccontato dalla madre della ragazza 31enne suicida per la gogna mediatica seguita alla circolazione sul web di alcuni suoi video hard, Tiziana Cantone era stata condannata al pagamento di 20mila euro perché i giudici, pur riconoscendole in diritto all’oblio, aveva stabilito che era stata consenziente nella vicenda. E in molti ritengono che proprio la condanna al pagamento delle spese legali possa aver pesato nella decisione di suicidarsi. Come ricorda Il Fatto Quotidiano la condanna alle spese è prevista e disciplinata dal codice di procedura civile ed è uno strumento posto nelle mani del giudice. Nel nostro ordinamento vige infatti il cosiddetto principio della soccombenza, secondo il quale chi perde la lite deve farsi carico delle spese di lite della parte vittoriosa. Dunque potrebbe essere stato anche questo un elemento ulteriore di difficoltà per Tiziana Cantone che da un anno e mezzo stava combattendo contro la diffusione in rete dei suoi video hard.
Sono state numerose, nelle passate ore, le opinioni, spesso contrastanti, di personaggi celebri e non solo che hanno voluto commentare il suicidio di Tiziana Cantone, la ragazza 31enne che ha deciso di porre fine alle ormai intollerabili umiliazioni dopo la diffusione di suoi video hard in rete. A prendere la parola in questa diatriba che, in alcuni casi, ha assunto i toni dell’indecenza, è stata anche la dottoressa Rosamaria Spina, sessuologa e psicoterapeuta, intervenuta ai microfoni della trasmissione radiofonica “Genetica oggi” su Radio Cusano Campus. “In questa storia possiamo vedere una devianza palese perché non c’era più condivisione di un comportamento trasgressivo ma un’imposizione fatta alla ragazza”, ha asserito l’esperta. Questo emergerebbe dalle ultime rivelazioni fatte anche dalla madre della 31enne suicida, la quale ha rivelato come Tiziana venisse costretta dal fidanzato a girare questi video hard. Secondo la dottoressa Spina, Tiziana Cantone poteva forse essere compiaciuta dal girare i video hard, ma la cosa “le è sfuggita di mano”. “Una terapia solo sessuologica non l’avrebbe salvata, vista la sua condizione c’era bisogno di un percorso a 360 gradi. Capire che ruolo aveva il fidanzato nella sua vita, capire quanto aveva inciso il non avere una figura maschile di riferimento (visto che aveva perso il padre prima della nascita). Dopo di questo dunque, in un secondo momento, un percorso sessuologico avrebbe avuto una sua utilità”, ha chiosato la sessuologa, la quale non ha intravisto nulla di male nel contenuto del video diffuso.
Non accennano a spegnersi i riflettori sulla vicenda di Tiziana Cantone, la giovane donna 31enne suicida a causa dei video hard diffusi in rete e che la vedevano protagonista. Nonostante fossero passati svariati mesi dall’umiliazione vissuta per quella sorta di vero e proprio tormentone nato da una sua frase pronunciata in un video hard e nonostante avesse ottenuto ormai il cambio di identità nella speranza di far dimenticare per sempre il suo nome e l’increscioso episodio, la sola a non aver mai realmente dimenticato è stata proprio Tiziana Cantone. Al momento, sono due i fascicoli giudiziari relativi rispettivamente alla denuncia per diffamazione a carico di quattro persone, indagate per aver diffuso il video e il secondo contenente la richiesta di rimozione dei filmati hard dalla rete. Due atti contrastanti ma che non sono serviti a frenare Tiziana Cantone dal compiere il gesto estremo, l’ultimo, dopo la sua battaglia disperata intenta al fine di bloccare la diffusione divenuta ormai incontrollata dei video sul web. Ma oltre al danno, ora sopraggiunge anche la beffa. Gli stessi che in passato hanno avuto modo di visionare i video oggetto della vergogna e dell’umiliazione, oggi si scagliano contro Tiziana, anche da morta, con insulti che hanno ormai raggiunto i limiti della decenza. A riferirlo, come riporta Salernonotizie.it, il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, che due giorni fa ha preso parte ai funerali della ragazza di Mugnano di Napoli. Borrelli ha parlato di una vera e propria “escalation di violenza verbale e di cattiveria” che dovrebbe far riflettere sulla possibilità di scrivere leggi capaci di impedire altri episodi del genere “evitando che altre persone possano essere costrette a uccidersi per la cattiveria delle persone sui social”. Per tale ragione, ha aggiunto il consigliere, “chiederò al presidente De Luca di far costituire la Regione parte civile nel processo che si terrà contro chi i magistrati riterranno responsabili, in qualche modo, della morte di Tiziana”.