Sono stati rapiti due italiani in Libia come racconta l’agenzia stampa turca Anatolia. La fonte arriva dall’autorità della città di Gat che spiega come siano stati rapiti nel sud della Libia due italiani e un canadese. Questi lavoravano per una società di manutenzione, la Conicos, che si occupa dell’aeroporto della cittadina. Al momento non è ancora noto chi ci sia dietro questa azione, si parla di sconosciuti armati che avrebbero rapito i tre uomini. Il sindaco della cittadina turca Qawmani Mohammed Saleh ha sottolineato le nazionalità delle tre persone che sono state rapite e che si sta lavorando per cercare di capire chi c’è dietro a questa situazione e soprattutto per scoprire dove sono al momento sequestrati i tre uomini.
Si chiama Ahamd Khan Rahami, ha 28 anni ed è di origine afgano. E’ il primo ricercato per le bombe a Manhattan di sabato notte, la sua foto è stata diffusa dalla polizia mentre il sindaco de Blasio ha sottolineato che l’uomo è armato e pericoloso. Si delinea dunque, nonostante quanto avesse detto il governatore Cuomo, una pista internazionale, terroristi legati al fondamentalismo islamico. Sempre le autorità americane affermano che tra le bombe di New York e quelle ritrovate vicino a una stazione del New Jersey c’è un collegamento. Altre cinque persone sono state fermate nella notte a un posto di blocco, ma non si conosce la loro identità e nazionalità. Se tutto il quadro venisse confermato, come avverte l’Fbi, ci troveremmo davanti a una cellula terroristica anche se con poca disponibilità di mezzi, fortunatamente, in quanto si sono serviti di due pentole a pressione per i loro atti.
Questa mattina alle ore 10 e 30 si sono tenuti i funerali, in forma strettamente privata, dell’ex presidente della Repubblica Azeglio Ciampi, scomparso nei gironi scorsi 1 95 anni di età. Niente funerali di stato dunque, come ha desiderato la famiglia, ma una messa privata nella parrocchia di San Saturnino nel quartiere Trieste della capitale dove Ciampi viveva con la moglie Franca Pilla. Nonostante la scelta dei familiari, oggi si osserva una giornata di lutto nazionale. Era presente il capo dello stato, amico personale di Ciampi, Mattarella, mentre il premier Renzi è assente in quanto recatosi a New York all’assemblea generale dell’ONU.
L’Fbi non ha perso tempo: sono cinque le persone fermate in relazione alle bombe esplose sabato notte a Manhattan. L’arresto è stato fatto ieri notte a un psoto di blocco nelle vicinanze del ponte di Verrazano, quello che unisce Brooklyn con Staten Island. Sembra che i fermati siano residenti a Elizabeth una cittadina del New Jersey dove ieri è stato trovato uno zaino contenete ben cinque ordigni esplosivi. Lo zaino era vicino ai binari ferroviari della stazione appunto di Elizabeth, direzione aeroporto di Newark. Non c’era però alcun dispositivo di innesco dell’esplosivo, Sul fronte dell’esame del due bombe di sabato notte, per quanto rudimentali fossero, contenevano chiodi che erano in grado di uccidere. Appare dunque chiaro a questo punto che una cellula terroristica, sicuramente legata al fondamentalismo islamico anche se non ci sono ancora rivendicazione, avesse progettato attentati in serie, ma con una preparazione molto casuale e poco efficiente, fortunatamente. Terroristi fai da te, ma non è una novità nella guerra al terrore.
Un ordigno è esploso a New York, facendo ricadere il Paese a stelle e strisce nell’incubo terrorismo. La bomba di grossa potenza era stata posizionata all’interno di un cestino porta rifiuti, nel popoloso quartiere di Chelsea. La sua esplosione avvenuta attorno alle 20.30, ora americana: ferite 29 persone, alcune delle quali si trovano in gravissime condizioni. Si sono presentati subito sul posto agenti dell’antiterrorismo americano e le perquisizioni della zona hanno portato al rinvenimento di un altro ordigno di fattura rudimentale, che per fortuna non è deflagrato. Il presidente Obama si trovava in quel momento nella Grande Mela, per presiedere l’importante summit dei rifugiati organizzati dall’ONU, summit che vedrà la presenza di 191 delegazioni provenienti da tutto il mondo. Obama ha immediatamente espresso il suo cordoglio per le vittime di quello che lui stesso ha definito “l’ennesimo infamante attacco alla democrazia americana”
Solo dopo 5 giorni, l’accordo faticosamente raggiunto da USA e Russia per diminuire la violenza sul confine siriano, è ad un passo dal fallimento. Di sabato l’ennesimo episodio che ha fatto incrinare la già labile fiducia tra le due superpotenze: un jet americano ha infatti colpito in modo non intenzionale una sede dell’esercito siriano, provocando oltre 60 morti. Il raid ha scatenato le polemiche degli uomini del Cremlino, che hanno accusato apertamente la controparte americana di “agire in aiuto dell’esercito del califfato”. Sulla situazione è intervenuto direttamente lo staff del presidente Obama, il quale ha rappresentato tramite la Russia, il proprio rammarico a Damasco per l’infausto incidente. Lo stesso portavoce americano ha però sottolineato come i russi fossero informati del raid e come quest’ultimi non avessero rappresentato nessuna remora a colpire la base oggetto dell’incidente.
Un timing accurato quello stabilito dal sindaco di Amatrice, per permettere il ritorno alla normalità ai suoi concittadini, dopo il sisma di fine agosto che ha provocato quasi 300 morti. Sergio Pirozzi parlando con i giornalisti ha comunicato che nel prossimo fine settimana partirà lo smantellamento delle tendopoli che ancora ospitano gli sfollati. Non è più possibile infatti per il primo cittadino garantire una decorosa sistemazione in previsione dell’inverno. Pirozzi nell’attendere le prime casette promesse dalla protezione civile, ha messo a punto un piano di rientro che vede i 4.000 sfollati ospitati in alcune strutture della zona, o in alternativa allocati da amici e parenti. Lo scopo del Sindaco appare chiaro ed è quello di forzare i tempi al governo nazionale. La sua paura è infatti che l‘esecutivo si dimentichi degli sfollati e il suo gesto tende ad accelerare i tempi della ricostruzione.
Attacchi a tutti e senza nessun distinguo, questa la fase che sta attraversando il leader del carroccio, che nel suo giro elettorale contro il referendum costituzionale parla alla “pancia” dei suoi sostenitori. Sabato nello stesso incontro Salvini è riuscito ad attaccare Berlusconi, Alfano ed anche il Pontefice. Gli esponenti politici sono rei infatti di una vecchia politica “mummificata e alla ricerca delle posizioni di potere” mentre il Papa è invece colpevole di voler intavolare un dialogo con i mussulmani moderati. Di certo dopo l’attacco a Ciampi definito un traditore della patria, agli osservatori politici non sfugge la somiglianza di Salvini con Trump, entrambi fautori di una politica aggressiva e mai conciliante né nei toni, né tanto meno nei fatti.