“Il mio principale pensiero è per la ricostruzione e le persone in tenda. La priorità è sgomberare il prima possibile le tendopoli, perché prima si sgombrano, prima si fanno le opere di urbanizzazione e prima vengono consegnate le case”. 

Parole del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, pubblicate in un post sulla sua pagina Facebook. Un messaggio molto chiaro. “L’appello che sto facendo è liberare le aree per non farci dire domani che la responsabilità sulla consegna delle case è della comunità amatriciana”. Parole in parte condivise e in parte no dai suoi concittadini. “Hai ragione, togliere qualsiasi alibi che rallenti il percorso di ‘resurrezione’ di Amatrice per poterla riconsegnare ai tuoi concittadini in primis e poi al mondo intero”, risponde un cittadino mentre Deborah Guglielmelli non è d’accordo con il primo cittadino. “Egregio signor sindaco ha detto belle parole ma non tutti lasciano le terre perché mi manda i figli e scuola e mio marito che lavora con voi non può andare via anche perché non potrebbe mandare i figli a Amatrice”.



Ma le tendopoli in vista dell’inverno non possono rimanere. Tutti via dalle tendopoli ha detto il commissario alla ricostruzione Vasco Errani. “Le tendopoli devono essere smantellate e le persone ospitate nei centri di accoglienza dovranno scegliere quale strada prendere per superare l’inverno, in attesa dei moduli abitativi pronti a primavera”, parole condivise anche dal capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. 



Tre le possibili scelte da parte dei cittadini terremotati. O aderire al contributo di autonoma sistemazione e trovare un alloggio per conto proprio, oppure trasferirsi nelle strutture alberghiere e ricettive che hanno già dato disponibilità soprattutto sulla costa adriatica. Ma in molti stanno cercando di aderire al programma “Amatrice solidale” lanciato dal sindaco Pirozzi, trovando alloggio in una delle seconde case messe a disposizione dai non residenti (80 circa). Molti anziani sono ospitati nella residenza sanitaria assistita del vicino comune di Borbona.

A puntare sulla permanenza dei cittadini di Amatrice sul territorio anche la preside Maria Rita Pitoni, che ha voluto fortemente che i giovani studenti tornassero nelle aule della vicina frazione di San Cipriano. “Non è solo l’inizio dell’anno scolastico, per Amatrice è soprattutto l’inizio della vita”, aveva detto la preside.



Un compromesso per far rinascere il paese, che di abitanti in inverno già non ne aveva tantissimi. E tra questi chi abitava nelle campagne spesso ha animali da accudire, da rifocillare. Da un albergo sul mare Adriatico diventerebbe difficile poterlo fare.

Al 16 settembre erano 3.721 le persone assistite nei campi e nelle strutture allestite allo scopo o presso gli alberghi. In particolare, nella Regione Lazio è sceso a 936 il dato complessivo e sono ormai chiuse le aree di accoglienza di Fonte del Campo, Grisciano, Illica e Roccasalli nel Comune di Accumoli dove la maggior parte dei nuclei familiari, al momento 260 persone, hanno scelto di spostarsi presso gli alberghi messi a disposizione a San Benedetto del Tronto fino a quando saranno realizzate le soluzioni abitative d’emergenza. 

 Sono poi 80 le persone provenienti prevalentemente dal comune di Amatrice che hanno deciso di trasferirsi presso i Map e le abitazioni del progetto Case, messe a disposizione nel comune dell’Aquila. 52 persone sono inoltre ospitate nella residenza sanitaria di Borbona (Rieti). Nelle Marche sono alloggiate 1.459 persone, in Umbria sono assistite 660 persone mentre, in Abruzzo, resta invariato il dato di 274 persone alloggiate.

Purtroppo le cronache registrano due nuovi decessi che portano a 297 il totale delle vittime. I morti, di Amatrice e Arquata, erano rimati schiacciati dalle macerie riportando gravi ferite e portati in ospedale a Chieti e nel Lazio.