Mentre si cerca di capire che fine hanno fatto gli italiani rapiti in Libia, il governo ieri ha preso la posizione di massima cautela rispetto alle notizie filtrate dal esercito di Haftar che riportano la cattura dei due tecnici Bruno Cacace e Danilo Calonego da parte di Al Qaeda. Al momento la posizione ufficiale di Pinotti e Gentiloni è che i sequestratori, fino a prova contraria, sono criminali comuni, ma resta il mistero rispetto alla mancanza almeno apparente di una richiesta di riscatto. Intanto, come riporta La Stampa, ci sono in queste ore droni francesi che stanno dando supporto alle ricerche degli italiani nel sud della Libia: la Francia infatti ha una forward base avanzata a Madama in Niger e potrebbe dare una mano ulteriore agli italiani visto che si trovano vicino al confine libico. «Si tratta di un compound fortificato popolato da 200-250 militari, tra cui elementi delle forze speciali dotati di velivoli tattici e droni. È il punto di riferimento della «Operation Barkhane», una sorta di stazione di controllo dei flussi di transito tra Libia e Niger» riportano i colleghi de La Stampa su fonti locali.

La situazione dei due italiani rapiti in Libia ormai tre giorni fa purtroppo si complica ogni ora che passa: non vengono trovati, non vengono ufficialmente richiesti dei riscatti e non ci sono appartenente notizie su chi davvero possa aver messo in atto il sequestro con cui i due tecnici della Conicos, azienda italiana che lavora alla manutenzione dell’aeroporto di Ghat. Ieri la notizia diffusa da tutti i media e che arrivavano direttamente dalla Libia del sud affermava con certezza: “gli italiani sono stati rapiti da Al Qaeda, il gruppo terroristico islamista presente sul territorio africano”. Il governo italiano però tiene il massimo riserbo e a domanda precisa verso i ministri della Difesa e degli Esteri risponde negando le informazioni su Al Qaeda: «C’è un’ottica italianocentrica e forse un po’ provinciale quando leggiamo le situazioni che avvengono nel mondo” ha risposto la ministra a un giornalista che le chiedeva se il rapimento era da ricollegare con la missione italiana in Libia. “In questo caso si tratta di due italiani e di un canadese. Allora non mi spiegherei perché anche un canadese», sono le parole del ministro Roberta Pinotti, raggiunta da Avvenire nel corso di un convegno ieri a Roma. Insomma, Al Qaeda al momento non avrebbe in mano i nostri due connazionali che però, seppur in mano di criminali comuni, restano in una posizione di assoluto pericolo visto che non vi sono novità da giorni. «A noi non risulta che dietro il rapimento dei due connazionali rapiti in Libia ci sia al Qaeda”. Lo ha riferito il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, durante un incontro nella sede della Rappresentanza italiana all’Onu. “Al momento non siamo in grado di confermare o smentire informazioni di questo genere”. Il ministro ha dunque esortato a lasciare lavorare “con il massimo riserbo chi sta indagando». Il tempo resta il fattore decisivo, con le famiglie Calonego e Cacace che ovviamente stanno vivendo attimi di grande preoccupazione.