L’inchiesta sul delitto di Gloria Rosboch procede spedita, sebbene sia ormai giunta alle sue battute finali. Per l’omicidio della professoressa di Castellamonte, avvenuto lo scorso 13 gennaio, restano in carcere Gabriele Defilippi, Roberto Obert e Caterina Abbattista, quest’ultima accusata “solo” di concorso in omicidio. Secondo l’accusa, la donna avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella fase successiva al delitto compiuto per mano del figlio Gabriele, come confermato di recente dalle perizie dei Ris sull’auto di Obert e nella quale sarebbe stata uccisa Gloria Rosboch. Ma se le responsabilità dei due uomini coinvolti nel delitto sarebbero state ormai delineate, resta ancora da comprendere quale sia stato il reale ruolo giocato da Caterina Abbattista. La donna, operatrice sanitaria presso l’ospedale di Ivrea, sin dal giorno del suo arresto avrebbe sempre ribadito con estrema forza la sua innocenza. Di questo sarebbe convinta anche la sua difesa formata dagli avvocati Erica Gilardino e Matteo Grognardi. Eppure, il Riesame ha già respinto due volte il ricorso presentato dai suoi legali in riferimento non solo al concorso nell’omicidio di Gloria Rosboch ma anche alla truffa dei 187 mila euro realizzata mesi prima ai danni della stessa professoressa. Come rivela La Stampa, a tal fine la sua difesa ha presentato un ricorso in Cassazione, ribadendo come la donna non abbia avuto alcun ruolo nel delitto della professoressa, sia in merito alla pianificazione dello stesso che in riferimento all’uccisione vera e propria. Diversamente dall’omicidio, pare invece che Caterina Abbattista conoscesse molto bene i retroscena della maxi truffa ai danni di Gloria Rosboch. Ora, come riporta il quotidiano, la donna appare dimagrita e dall’aspetto disfatto. Del tutto irriconoscibile rispetto a qualche mese fa. “Ho appreso della morte di Gloria Rosboch la sera dell’arresto, in caserma a Ivrea e da allora non mi sono più ripresa né fisicamente, né psicologicamente ma sono innocente”, continua a ripetere. Da qualche tempo non è più in isolamento ma divide la cella con un’altra detenuta. Eppure non è servito questo a placare la sua grande disperazione. La Cassazione le darà ragione? Al momento, a crederle, sembrerebbero essere solo i suoi due avvocati. Decisamente diversa, invece, l’idea che si sarebbero fatta di lei i genitori di Gloria Rosboch, per i quali i tre indagati rappresentano “tre vermi”.