La storia di Livia Vidoli verrà raccontata nella puntata di questa sera di Amore Criminale in onda a partire dalle ore 23,15 su Rai 3. Lidia è una donna di 43 anni che abita a Palermo e che nel 2012 ha subito un vero e proprio attentato da parte del proprio compagno letteralmente impazzito e fuori controllo. Lidia nel raccontare tale vicenda ricorda come già ci fossero stati dei segnali di insofferenza da parte dell’uomo ed in particolare allorché l’uomo in un raptus di gelosia gli chiese di consegnare a lui il suo cellulare affinché potesse controllare che non vi fossero messaggi sospetti e numeri di telefono di uomini potenziali amanti. Dietro al no di Lidia, l’uomo ha una reazione violenta girandole i polsi e quasi soffocandola con un braccio. Poi le chiederà scusa ma quello sarà un vero e proprio campanello d’allarme preso sottogamba.



La puntata di oggi, sabato 3 settembre, di Amore Criminale, in onda alle 23:15 su Rai 3, si aprirà con la testimonianza di Lidia Vivoli, che è sopravvissuta alle violenze e prevaricazioni del compagno. La donna è stata quasi uccisa dalla ferocia del suo fidanzato e ha dovuto lottare con tutte le sue forze per sopravvivere a quell’orrore. Ce l’ha fatta, ma ci è voluto del tempo per superare quella notte nella quale il compagno l’ha colpita con una padella e un paio di forbici. Lidia Vivoli ha ripreso in mano la propria vita, mentre il fidanzato sconta la condanna definitiva a quattro anni e sei mesi per tentato omicidio. Il compagno, infatti, l’ha picchiata e accoltellata. E oggi porta addosso due cicatrici: una dal sopracciglio alla guancia, l’altra sulla coscia. Segni indelebili della violenza subita. L’amore del compagno si era trasformato in ossessione, ma Lidia Vivoli non riconosceva più la differenza e quindi lo perdonava. «Lo feci anche quando mi diede un pugno in testa dopo l’ennesima discussione», ha raccontato Lidia, come riportato da LiveSicilia. Pensava di avere la colpa, di sbagliare. Quando ha rischiato di essere uccisa, però, ha capito di dover dare una svolta alla sua esistenza. Dormiva a pancia in giù, poi un dolore lancinante alla testa: «Mi aveva sferrato un colpo violentissimo con una padella di ghisa. Talmente forte da far staccare il manico. Poi prese un paio di forbici, mi colpì sulla schiena». Lidia Vivoli provò a difendersi, ma finì per ferirsi ulteriormente. Non si arrese, nemmeno quando fu immobilizzata col cavo elettrico dell’abat-jour o quando provò a strozzarla col filo del ventilatore. «Mi trascinò sul mio stesso sangue, poi mi colpi di nuovo, rompendomi altre due costole. Poi mi tirò in faccia una bottiglia d’acqua. Si vestì e se ne andò, dicendomi che se l’avessi denunciato mi avrebbe uccisa». Riuscì invece a chiamare il 118, ma la ripresa non fu semplice. Quando al compagno furono concessi i domiciliari Lidia Vivoli fu perseguitata, ma ora il suo incubo è in carcere.

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