In Gran Bretagna tiene banco la strana storia di Kimberly Miners, perché l’ex modella sarebbe stata arruolata dall’Isis per diventare una sposa jihadista. I servizi segreti britannici sono preoccupati per i contatti tra la 27enne, che nel 2009 posava in topless su Page 3, e Abu Usamah Al Britani, membro dell’Isis che ha reclutato diversi foreign fighters. Al Britani avrebbe chiesto a Kimberley Miners di unirsi al gruppo jihadista Caliphate in Iraq e Siria, dove tra l’altro è già stata. Dopo la scomparsa di suo padre, la ragazza è stata almeno due volte al confine tra Siria e Turchia. L’antiterrorismo, come riporta il tabloid The Sun, avrebbe messo sotto controllo Kimberley Miners, bloccandone gli account sui social network e ordinandole di cessare l’attività di propaganda per l’Isis. Ora dovrebbe cominciare a seguire un programma contro la radicalizzazione. Eppure Kimberley al Sunday Times ha dimostrato di non voler demordere: «Grazie alla fede nell’Islam ho trovato la pace in me stessa».



L’accusa? Essere un ladro. La pena? Gli venga tagliato un braccio. Un nuovo video postato dai terroristi dell’Isis mostra l’esecuzione di un condannato per furto in una piazza di una delle città siriane controllate dai miliziani del califfato. Nelle immagini si vede l’uomo costretto a inginocchiarsi davanti a un ceppo, forzato ad appoggiare il braccio destro tenuto fermo da qualcuno e quindi il boia con una scimitarra che gli taglia in due il braccio. Come sempre in questi casi, una folla di uomini, donne e bambini  obbligata a guardare la brutale esecuzione. 



Circa quaranta morti in una serie di esplosioni in diverse località della Siria, tutte città in mano al governo del presidente Assad. Al momento l’Isis ha rivendicato un solo attentato kamikaze quello nella città di Hasaka dove sono in cross da gironi combattimenti per il controllo della città, mentre a Tartous, Homs, periferia di Damasco al momento non si sa chi sia dietro allea bombe esplose. Hasaka è una città in mano ai curdi dove infuriano combattimenti per il controllo del paese. Secondo le ultime notizie rese note dall’osservatorio siriano per i diritti umani, il computo dei morti sarebbe salito a 47. 



Liberato tutto il territorio compreso fra il confine tra Turchia e Siria. Secondo quanto riportano oggi i media inglesi le truppe turche insieme ad alcuni gruppi ribelli anti Hassad loro alleati hanno cacciato da quella zona tutti i miliziani dell’Isis catturando anche un importante deposito d’armi del califfato in territorio iracheno. La vittoria è doppiamente importante perché chiude ogni via di accesso ai volontari dell’Isis provenienti dalla Turchia, un corridoio ampiamente usato da anni con il malcelato benestare dei turchi stessi, corridoio che permetteva anche l’arrivo di armi e munizioni. L’intervento militare della Turchia contro l’Isis è cominciato lo scorso 24 agosto e secondo gli osservatori, più che combattere l’Isis stesso ai turchi intereessa fermare le forze cure che sono invece sostenute dagli Usa.

Ancora aggiornamento sul fronte siriano, dove i ribelli e l’esercito turco sono riusciti a prendere il controllo della zona che va da Jarablus ad al Rai, togliendo così l’ultimo settore sul confine turco siriano. Chiuso quindi ogni accesso, riporta Il Corriere della Sera per l’ISIS e per ogni supporto sia in termini di soldati che di materiali provenienti dall’estero. In questi ultimi mesi infatti lo Stato Islamico era riuscito a ricevere qualsiasi tipo di aiuto, come fertilizzanti e metalli utilizzati successivamente per costruire delle autobombe, oltre a combattenti impiegati per colpire in modo significativo le città turche. “I nostri 91 km di confine sono stati completamente assicurati”, ha riferito il Primo Ministro turco Binali Yildrim alle televisioni, “tutte le organizzazioni terroristiche sono state respinte ed andate via”. Vittoria delle forze governative anche ad Aleppo: ripresi i quartieri a sud e ripristinato l’assedio. In questo momento sono ancora in ballo dei negoziati fra Usa e Russia, non senza difficoltà. Il governo russo infatti crede che sia meglio concedere alla Siria il tempo necessario per riprendere il controllo completo e trovare un equilibrio.