Il delitto di Garlasco, nelle ultime settimane vede puntati più che mai i riflettori su un nuovo nome, entrato con forza nell’inchiesta bis. Si tratta di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, il cui Dna sarebbe stato ritrovato sotto le unghie della vittima. Un dato che oggi acquista un significato del tutto nuovo ma che non ha mutato di molto la posizione della famiglia di Chiara. Gli avvocati della madre della vittima, infatti, hanno ribadito in varie occasione come per loro il solo responsabile del delitto di Garlasco continui a restare Alberto Stasi, l’allora fidanzato della giovane uccisa e ora condannato a 16 anni di reclusione in via definitiva. “Onestamente non era la reazione che ci aspettavamo”, ha commentato in merito Giada Bocellari, una degli avvocati che compone la difesa di Stasi, al settimanale Giallo. “Pensavamo che almeno avrebbero atteso il contenuto delle indagini difensive. Invece si è presa una posizione netta e irremovibile a priori”, ha aggiunto il legale, definendo “incomprensibile” la reazione della difesa della famiglia Poggi. Riferendosi alla madre della vittima, l’avvocato Bocellari si è detta disponibile qualora la donna volesse saperne di più. “Noi abbiamo lavorato per cercare la verità. Quindi non solo per Alberto, ma anche per Chiara”, ha aggiunto.

L’inchiesta bis sul delitto di Garlasco avvenuto quasi dieci anni fa e nel quale perse la vita Chiara Poggi, procede spedita da parte della procura di Pavia, intenzionata a far luce sull’intricato giallo. Il caso sembrava ormai essere definitivamente chiuso dopo la condanna in via definitiva a 16 anni di reclusione, a carico di Alberto Stasi, fidanzato della giovane vittima. Eppure, da alcune settimane un clamoroso colpo di scena ha cambiato inaspettatamente le carte in tavola, alimentando nuovi dubbi sulla reale colpevolezza dell’ex bocconiano dallo sguardo di ghiaccio. La svolta è giunta in seguito all’iscrizione nel registro degli indagati – come atto dovuto – di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi all’epoca dei fatti. Secondo alcune analisi compiute da un genetista nominato dalla difesa di Stasi, il Dna ritrovato sotto le unghie della vittima apparterrebbe proprio a Sempio, motivo per il quale la famiglia del ragazzo condannato avrebbe avanzato la richiesta di revisione del processo e chiesto maggiori accertamenti. Diversi e contrastanti i pareri sul tema Dna e sul presunto coinvolgimento di Andrea Sempio nel delitto di Garlasco. In merito è intervenuto un altro esperto, Francesco De Stefano, ordinario di Medicina legale al Dipartimento di Scienze della salute dell’università di Genova, il quale ha espresso la sua idea sul caso in una intervista esclusiva per il settimanale Oggi. Il suo nome non è estraneo al caso di Garlasco in quanto il genetista finì nel mirino della difesa di Alberto Stasi, dopo la sua perizia super partes sulle tracce biologiche rinvenute sulle unghie di Chiara Poggi. Il riferimento è all’incarico conferitogli nel maggio 2014 dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano in occasione del quarto processo a carico di Alberto Stasi. Mentre per i difensori del giovane di Garlasco occorre concentrare l’attenzione su Andrea Sempio, diversa sarebbe la posizione di De Stefano che ad Oggi ha dichiarato: “Sulle unghie di Chiara Poggi c’è il Dna di un altro essere umano, ma che ci sia un profilo genetico identificabile è fuori da ogni ipotesi razionale”. L’esame, a sua detta avrebbe solo permesso di affermare la presenza di Dna maschile, ma senza nessuna ulteriore precisazione. “Sotto le unghie di Chiara sono stati trovati molti profili sovrapposti e questo rende impossibile confermare quanto afferma la difesa di Alberto Stasi”, ha aggiunto il genetista, certo dell’incontestabilità delle sue analisi basate su dati oggettivi. Intanto, un ulteriore giallo sarebbe sopraggiunto in merito al delitto di Garlasco e riguarderebbe alcuni reperti misteriosamente scomparsi. Il dettaglio è stato analizzato nella puntata di ieri dalla trasmissione Storie Vere, con riferimento ai 36 capelli rinvenuti sul luogo del delitto, lunghi e di colore castano ma privi di bulbo, quindi inutilizzabili. La magistratura, all’epoca dei fatti, escluse l’appartenenza ad Alberto Stasi e li attribuì alla vittima, eppure alla luce della nuova svolta questo reperto potrebbe assumere un nuovo valore poiché Andrea Sempio dieci anni fa aveva i capelli lunghi. Ulteriori accertamenti, tuttavia, risultano oggi impossibili in quanto i 36 capelli repertati sarebbero misteriosamente spariti.