Si continua a parlare della vicenda legata a Giulio Occhionero e Francesca Maria i due fratelli arrestati per cyberspionaggio. Secondo quanto riportato da Dagospia ci sono altre novità legate al fatto che fosse controllata anche Finmeccanica. Questo perchè il moto ondulatorio è piuttosto intenso nei pressi di Piazza Montegrappa dove c’è la sede del gruppo che si occupa di difesa ed è a maggioranza pubblica. Tra gli intercettati ci sarebbe anche l’amministratore delegato Mauro Moretti che terminerà il suo mandato in Finmeccanica in primavera e quindi tra un paio di mesi. Un altro momento complicato che ha messo in difficoltà gli inquirenti che devono continuare a calcolare le situazioni legate a questi movimenti sotterranei.
Dopo il poliziotto che faceva da “spia” per conto degli Occhionero (questa l’accusa) nel complesso caso del cyberspionaggio di Eye Pyramid, spunta un altro poliziotto che in queste vede verificata la propria posizione dalla Procura della Repubblica. Ufficialmente sono tre gli indagati coinvolti nell’inchiesta sul cyberspionaggio: i fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero, finiti in carcere, e un poliziotto, sospettato di favoreggiamento, che sarebbe stato attivato dall’ingegnere nucleare per acquisire notizie e informazioni sul pm Eugenio Albamonte, titolare degli accertamenti. La quarta persona, ancora appartenente alle forze dell’ordine, si crede facesse parte anch’esso della rete degli Occhionero anche se non si hanno altre novità a disposizione che confermino o smentiscano le ipotesi della Procura. Ciò che è certo resta l’ingente opera di ramificazione nelle sfere altolocate della rete “massonico-spionistica” gestita dai fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero.
A sorpresa parla oggi la madre dei fratelli Occhionero, Giulio e Francesca Maria, da giorni nel turbine dell’inchiesta Eye Pyramid sul cyberspionaggio contro migliaia di politici italiani. In una intervista esclusiva al Corriere della Sera, la donna racconta una versione assai diversa da quanto sostenuto dai magistrati: «Ho letto sui giornali – dice la donna – che Giulio e Francesca Maria sarebbero super ricchi e condurrebbero una vita da nababbi. Ma allora perché stanno con le pezze al sedere? Sono almeno 5 anni che non li pagano. Da quando la loro società, la Westlands, sta ancora aspettando di ricevere soldi non so da chi, non di sicuro dal governo americano, credo piuttosto da Taranto, dove sapevo che dovevano partecipare a qualche lavoro per il porto». Non solo, secondo la donna il figlio è in affitto a 800 euro al mese in periferia, e «A mia figlia Francesca Maria ho pagato il mutuo per comprare l’abitazione. Ho dovuto vendere per 50 mila euro una casetta a Santa Marinella». Niente supercar, niente vite da nababbi e niente massoneria: secondo la madre i figli sono dei perseguitati, ma chi avrà ragione?
Nell’immensa inchiesta sui fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero nell’ambito del cyberspionaggio (e anche massoneria, dati i legami dei due fratelli con le società massoniche italiane) spunta una possibile novità che darebbe una dimensione ancora più criminale alle attività ancora tutte da verificare degli Occhionero. Come racconta TgCom 24 questa mattina sul suo sito, è spuntata nelle indagini dei giudici il profilo di un poliziotto che sembra essere una talpa pagata dagli Occhionero per spiare le indagini iniziate sul conto dei due fratelli e sull’intera attività di cyberspionaggio. «Agli amici raccontava di essere un massone e di voler entrare in politica. In realtà lavorava per conto di Giulio Occhionero e spiava il pubblico ministero che sta portando avanti le indagini sullo spionaggio informatico». E’ questo il profilo di Maurizio Mazzella, ex poliziotto della Stradale di Salerno, assoldato dall’ingegnere informatico e ora indagato per favoreggiamento: sospeso dal servizio lo scorso agosto (pare per aver presentato certificati medici falsi, come riporta l’Ansa) è stato intercettato mentre parlava con Giulio Occhionero offrendo il proprio aiuto. L’occasione è stata “trovata” nello spiare le attività di Eugenio Altamente, il pm titolare dell’inchiesta sul cyberspionaggio: «Il “compito” di Mazzella era quello di indagare su email, documenti, vita privata e movimenti del magistrato, tenendo sempre aggiornato Occhionero su quanto scoperto.La decisione di reclutare l’agente è arrivata probabilmente dopo che l’ingegnere ha scoperto di essere indagato per spionaggio informatico», riporta il TgCom 24.
Giulio Occhionero e la sorella Francesca Maria non sono riusciti ad accedere alla posta elettronica di Matteo Renzi, Mario Draghi e Mario Monti. L’ingegnere nucleare e sua sorella avrebbero fatto dei tentativi nei mesi scorsi, ma non sarebbero riusciti ad andare oltre, quindi il cellulare dell’ex premier, stando agli atti, non sarebbe stato violato né avrebbe subito intrusioni. I dati in possesso dagli inquirenti sono, però, parziali. Intanto le indagini hanno accertato che i dati carpiti da Giulio Occhionero e la sorella Francesca Maria venivano inviati a quattro indirizzi e-mail emersi nel 2011 nel corso di un procedimento sulla cosiddetta P4. Tra i pc infettati ve ne sarebbero poi due usati dai collaboratori del cardinale Gianfranco Ravasi, quindi le autorità investigative in Vaticano stanno «facendo accertamenti». A tal proposito, il portavoce della Santa Sede, Greg Burke, ha spiegato che i computer violati potrebbero non essere del Vaticano, visto che il Pontificio Consiglio della Cultura «ha moltissime persone che collaborano in diversi gradi e che non sono del Vaticano». In azione comunque la task force della Gendarmeria contro i reati informatici.
Giulio Occhionero, coinvolto con la sorella Francesca Maria nello scandalo di Cyberspionaggio per il quale sono stati arrestati, non ha fornito agli inquirenti le password per accedere al server in Minnesota (Usa), usato per carpire dati e informazioni di migliaia di persone attraverso attacchi informatici. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia l’ingegnere nucleare ha respinto le accuse di spionaggio e negato al gip Maria Paola Tomaselli e al pm Eugenio Albamonte le password per «una questione di privacy». Ora l’accesso al server in Minnesota è oggetto di una rogatoria della procura di Roma. Più difficile, però, sembra l’operazione di recupero dei dati cancellati da Giulio Occhionero e sua sorella Francesca Maria dai rispettivi computer dopo che aveva sospettato di essere finiti nel mirino della polizia postale. Inoltre, stando a quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, Giulio Occhionero avrebbe negato di essersi informato tramite un agente di polizia sull’avvio di una indagine sul suo conto. Sua sorella Francesca Maria, invece, ha sostenuto che alcune informazioni riservate finite in possesso del fratello erano legate alla sua frequentazione nella massoneria. La procura di Roma sta accertando a tal proposito se ci sono legami con la cosiddetta P4.