“Un nemico ha fatto questo”. Così il padrone del campo seminato con il buon grano spiega ai servi increduli la presenza della zizzania.
L’incredulità è anche la nostra, mista forse a sgomento, se stiamo alla cronaca di questi giorni: l’ultimo episodio avviene al “Bambin Gesù” di Roma, con il tentativo da parte di una giovane mamma di avvelenare attraverso il biberon arricchito con calmanti la figlia di tre anni lì ricoverata. Pare che la donna abbia tentato di uccidere la piccola per attirare su di sé l’attenzione del marito, dal quale aveva avuto altri due figli e con cui da qualche tempo era in difficoltà.
Nei giorni scorsi a Messina e a Rimini due donne sfregiate dal fuoco e dall’acido dai rispettivi ex e soprattutto vicino a Ferrara il duplice omicidio dei genitori ad opera del loro figlio minore e del suo migliore amico.
Un nemico ha fatto questo. Il Signore spiega l’origine del male con l’opera del Nemico per eccellenza, colui che lavora contro la vita. Che si creda o no all’esistenza di Satana, si deve pur dire che non sono sufficienti le spiegazioni psicologiche e sociali a far luce su delitti diversi, che hanno in comune l’elemento della vicinanza affettiva. Lungi dal voler ridurre la componente di disagio psichico, sociale, morale (come ha opportunamente affermato il questore di Messina a proposito della vittima che difende il suo aggressore) che ottunde la consapevolezza del limite tra bene e male, è bene provare a tenere presente la parola di Gesù.
Essa è misteriosa, perché pesca nel livello fondamentale della realtà, al quale noi uomini di oggi non ci rassegniamo facilmente, cercando la verità “come a tentoni”, esattamente come il mondo al quale san Paolo si rivolgeva, quello dei Greci che, più di tutti, erano propensi ad indagare il perché delle cose. Noi viviamo delle loro risposte e abbiamo ulteriori e preziosi strumenti. Ma essi arrivano, a paragone della frase evangelica, alle cause seconde. Non è poco, ma non basta né alla ragione inquieta, né al cuore frastornato dalle notizie che l’informazione fornisce con tanta dovizia.
Essa è misteriosa, tuttavia è anche chiara. Attribuisce la causa del male a colui del quale poco si parla, anche perché spesso la sua esistenza viene messa in dubbio, ridicolizzata come una leggenda da medioevo nero. E invece c’è, e “va in giro cercando chi divorare”, come ammonisce san Pietro. L’opera del Demonio, il padre della menzogna, offusca a tal punto il gioco della libertà umana da farle rovesciare il bene in male e viceversa. La divisione tra la realtà che è bene e il criterio dell’azione annerito dal fumo di Satana provoca la morte, di qualsiasi tipo essa sia, e la sofferenza che consegue.
Quale battaglia compiono i medici per alleviare le ferite inferte dalla violenza, le forze dell’ordine per stabilire i fatti certi, i giudici per giungere alla sentenza, gli educatori per tentare di recuperare all’amore chi si è macchiato di delitti. Sono tanti gli uomini implicati nel lavoro di assicurare un vivere più buono. Con i loro limiti, ma anche con un desiderio di bene. Altrimenti, a contatto continuo con la cattiveria, potrebbero forse diventare cinici. Ma anche la gente comune è implicata, prima di tutto perché viene a conoscenza di fatti così dolorosi e questo può generare pietà, indignazione, sconcerto, indifferenza. Quante volte si sente dire che i mezzi di comunicazione amplificano in modo morboso i fatti di sangue e che essi sono sempre avvenuti, anche se prima si sapevano meno. Non basta dire così; è anche questa una maschera dietro cui si cela per lo meno la pigrizia.
“Dio è luce e in Lui non ci sono tenebre”. Ammettere l’esistenza e il lavoro del nemico è un modo, paradossale finché si vuole, di avvicinarci a Lui.