I due presunti autori dell’omicidio di Pippo Scarso, l’uomo dato alle fiamme nella sua abitazione a Siracusa il primo ottobre scorso e morto dopo 75 giorni all’ospedale Cannizzaro di Catania. Il Tribunale del Riesame ha negato i domiciliari al 18enne Andrea Tranchina e al 20enne Marco Gennaro. La decisione non ha sorpreso i legali dei due ragazzi, che però ricorreranno in Cassazione. Entrambi sono accusati di omicidio in concorso: avrebbero dato fuoco a Pippo scarso al culmine di una escalation di molestie, ma secondo la difesa i due ragazzi non volevano uccidere. Marco Gennaro inoltre si è dichiarato innocente negli interrogatori di garanzia: ha dichiarato di aver partecipato all’incursione a casa dell’anziano ma di non aver armeggiato con il liquido infiammabile.Intanto il legale di Andrea Tranchina ritiene che non sussista il pericolo di fuga né la reiterazione del reato e che quindi non ci sarebbero le ragioni per la misura cautelare in carcere per il suo assistito: «Non ha patente né passaporto, non ha risorse economiche per ipotizzare possibilità di sottrarsi autorità giudiziaria. Se definiamo la vicenda nell’ambito di bullismo ritengo che sia impossibile che si verifichino le stesse condizioni» ha dichiarato l’avvocato Giampiero Nassi, come riportato da Live Sicilia.
Il legale di Andrea Tranchina, uno dei due presunti assassini di Pippo Scarso, non avrebbe arso vivo l’anziano siracusano, che era diventato vittima dei loro atti di bullismo. L’opinione pubblica è stata scossa da questo caso di cronaca e per il difensore di Tranchina non è stato gestito bene: «Quanto commesso dai giovani rimane un gesto vile e assurdo e la vicinanza alla famiglia dell’anziano è sincera, ma questo non vuol dire che le cose siano state raccontate così come sono realmente andate» ha dichiarato l’avvocato Giampiero Nassi, il quale ha criticato la ricostruzione dell’aggressione, partendo dalle modalità. «Ho letto di percosse inesistenti, ma a non essere vera è pure la versione secondo cui l’80enne è stato bruciato vivo» ha aggiunto il legale, secondo cui la morte di Scarso non è riconducibile alle ustioni riportate. «Aveva riportato escoriazioni e ustioni di secondo grado. non aveva addosso alcuna traccia di fiamma. Erano già state spente, probabilmente perché uno dei due è intervenuto a cercare di recuperare quanto aveva appena fatto» ha spiegato e, quindi, le cause della morte andrebbe ricondotte a complicazioni. Questa versione ridimensionerebbe la tesi dell’omicidio volontario: «Spero che alla fine si procederà per omicidio preterintenzionale o colposo» riporta Meridionews.