Il 3 febbraio è la data cerchiata di rosso sul calendario di Antonio Logli, l’elettricista accusato di avere ucciso la moglie Roberta Ragusa, scomparsa da Gello di San Giuliano Terme la notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012. Solo allora si conoscerà la decisione del Tribunale del Riesame di Firenze, chiamato a dire la sua sulla sentenza di condanna a 20 anni di reclusione comminata in primo grado. Nel frattempo, però, c’è chi nutre dei dubbi sull’iter della giustizia: è il caso di Maria Ragusa, cugina di Roberta, che come riportato da Il Tirreno ha espresso su Facebook tutto il suo disappunto per come è stata trattata la vicenda. Ecco le sue parole:”La giustizia è garantista fino all’ultimo grado di giudizio, ha risparmiato il carcere a chi non si è degnato non solo di cercare la madre dei suoi figli, ma anche e soprattutto degnato di rispondere e collaborare chiudendosi in un ostinato, crudele e beffardo silenzio”.
Per il giudice Elsa Iadaresta non ci sarebbero dubbi: è stato Antonio Logli ad uccidere Roberta Ragusa, la moglie e madre dei suoi figli misteriosamente scomparsa da Gello di San Giuliano Terme nella notte tra il 13 ed il 14 gennaio 2012. Sono trascorsi cinque anni esatti da quella data e solo lo scorso 21 dicembre è giunta la sentenza del giudice, al termine del processo lampo di primo grado, con la quale si decretava la colpevolezza di Antonio Logli e la condanna a 20 anni di reclusione. Da allora però, l’imputato ha continuato a godere della tranquillità della sua casa – la stessa dalla quale sarebbe scomparsa Roberta Ragusa – senza dover andare dietro le sbarre e questo in seguito al solo obbligo di dimora che gli è stato imposto. Una decisione oltremodo contestata dalla stessa procura di Pisa, la quale ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Firenze, i cui giudici si riuniranno a breve per decidere. Stando alle novità rese note dal quotidiano online Il Tirreno, la data decisiva per il destino di Antonio Logli sarà quella del prossimo 3 febbraio, quando i giudici del Riesame si riuniranno per confermare o meno la richiesta avanzata dal procuratore capo Alessandro Crini e dal pm Aldo Mantovani. Proprio il Riesame, dunque, avrà l’ultima parola e deciderà se a carico del presunto assassino di Roberta Ragusa ci sia realmente la necessità di una misura restrittiva più severa o se, come già stabilito dal gip, Logli potrà continuare ad attendere l’appello a casa, con il solo obbligo di restare sotto il suo tetto dalle 21:00 alle 6:00. Ad appellarsi ai medesimi giudici fiorentini è stata anche la difesa di Antonio Logli, che ha chiesto la revoca dell’obbligo di dimora. Una scelta che ha fatto molto arrabbiare la famiglia di Roberta Ragusa, a partire dalla cugina che sulle pagine del settimanale Giallo ha espresso tutto il suo sdegno. Con il verdetto del prossimo 3 febbraio, dunque, potrebbero cambiare le carte in tavola e ribaltare la situazione attuale che vedrebbe coinvolto Antonio Logli, poiché in base al risultato finale la sua difesa deciderà quale strategia adottare al fine di giungere ad una riduzione di pena se non addirittura a un ribaltamento della stessa sentenza. Per giungere a ciò, i due avvocati Cavani e Sergiampietri dovranno innanzitutto dimostrare l’inattendibilità del supertestimone Loris Gozi. Al contrario, nel caso in cui il Riesame dovesse accogliere – come spera la famiglia di Roberta Ragusa – la richiesta della procura, allora per Antonio Logli la strada verso l’Appello diventerebbe tutta in salita.