Il caso del “primo” furbetto del cartellino licenziato in Italia dopo la legge di Madia è balzato alle cronache di tutto il Paese, anche per la “fantasiosa” ricostruzione del suddetto impiegato del Policlinico di Roma “Umberto 1”. Ma non è certo l’unico caso in queste settimane di famigerati “furbetti” che strisciano il badge nelle varie professioni da amministrazioni pubbliche e che poi invece non lavorano per qualche ora o addirittura per tutto l’orario di turno. «È stato notificato a nove dipendenti dell’Enac (Ente nazionale aviazione civile) in servizio presso la direzione dell’aeroporto ‘Falcone Borsellino’ di Punta Raisi un avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla Procura della Repubblica del capoluogo per truffa aggravata, false attestazioni o certificazioni, nonché peculato d’uso», riporta l’Adnkronos sul caso di Palermo, con qualche collega compiacente all’aeroporto siciliano che timbra al posto di altri colleghi “furbetti” assenteisti. Un altro caso di applicazione della Legge Madia e si attende ora il procedimento che dovrà verificare l’effettivo licenziamento se fosse provato, come sembra, l’illecito continuo e costante di questi nove dipendenti pubblici.



L’impiegato del Policlinico Umberto I di Roma, primo licenziato per effetto dell’entrata in vigore della Legge Madia, ha tentato di difendere con le unghie e con i denti il proprio posto di lavoro dopo essere stato sorpreso nell’atto di strisciare il badge e di abbandonare il proprio ufficio. Come ricostruito da La Repubblica, oltre alla prima assenza del 23 agosto, M. M. (il furbetto, ndr) si è assentato anche dalle 7:07 alle 17:16 del 24 agosto, e dalle 7:03 alle 8:58 del 25. Come ha motivato in tribunale queste “sparizioni”? Semplicemente dicendo di non essersene mai andato. L’impiegato ha dichiarato di aver chiuso la porta a chiave e di aver volutamente ignorato gli insistenti richiami provenienti dall’esterno al fine di evadere le “svariate centinaia di impegnative sanitarie” presenti sul suo tavolo. Il fantasioso dipendente ha aggiunto anche di aver “indossato degli auricolari” per concentrarsi meglio e di essere stato impossibilitato alle volte a rispondere ai richiami del superiore a causa delle “esigenze fisiologiche” alle quali era costretto in quel periodo a causa di assunzione di farmaci. Peccato che i giudici non gli abbiano creduto e non abbiano neanche accolto il ricorso presentato il 25 novembre, dopo il licenziamento, volto a dimostrare che la Legge Madia era decaduta dopo che la Consulta ne aveva bocciato 4 articoli.



Si preannunciano tempi duri per i furbetti del cartellino dopo l’entrata in vigore a luglio della Legge Madia, la normativa che prevede il licenziamento per quei dipendenti che strisciano il badge ma abbandonano il proprio posto di lavoro senza giustificazione. Il primo caso di applicazione della norma è avvenuto a Roma, dove un impiegato del Policlinico Umberto I è stato colto in flagranza proprio dal responsabilie del suo ufficio, il Dipartimento Assistenza Integrata (Dai). Come riportato da La Repubblica, il capo del furbetto ha scorto la macchina del suo impiegato in seconda fila nel parcheggio adiacente all’ufficio; l’uomo alla guida, probabilmente alla vista del suo superiore, ha sgommato in fretta e furia dandosi alla fuga, sperando a quel punto di passare inosservato. Purtroppo per lui, però, così non è stato: il capo-dipartimento, infatti, prima si è accertato che il dipendente risultasse regolarmente al lavoro (e così era visto che il cartellino risultava timbrato alle 7:12 di quel 23 agosto), poi ha iniziato a bussare insistemente alla porta del suo ufficio, chiusa ermeticamente a chiave, senza ricevere risposta. Il caso vuole che i due si siano incontrati magicamente all’orario di uscita, quando il furbetto si è regolarmente presentato all’appuntamento con la Cassa ticket. Lo stesso comportamento si ripete per i due giorni a seguire, e a quel punto il Policlinico universitario non ha altra scelta che quella di trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti. Il 9 novembre il dg dell’Umberto I gli notifica il licenziamento su due piedi. Lo dicevamo in apertura: sono tempi duri per i furbetti.

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