Il vizio del gioco si chiama ludopatia. Ma l’ultima estrazione dei numeri non aveva premi per il terno, la tombola o il bingo. Hanno partecipato al gioco, che gioco non era poi tanto, giovani, adulti e anche tanti anziani. Bigliettini inseriti nella bussola, chi ha avuto la fortuna di vincere, in venti alla fine, hanno ricevuto in dono un mazzo di chiavi. Quelle capaci di aprire le porte delle prime casette post-terremoto. Ma tutto questo è accaduto solo sulla ruota di Norcia. Per tutti gli atri l’attesa continua.



I moduli Sae, strutture abitative per l’emergenza, sarebbero stati assegnati con metodo che garantisca correttezza e trasparenza. Il criterio individuato è stato dare la priorità a chi ha anziani, disabili con accompagno al 100 per cento di invalidità. Almeno questo. Altre casette per le persone che hanno perso la propria abitazione dopo il terremoto saranno disponibili entro fine mese. 



Alle estrazioni non sono mancate le polemiche. Così le venti casette: 14 moduli da 40 mq., di cui 2 per disabilità per famiglie composte da 2 elementi; 6 moduli da 60 mq, di cui 1 per disabilità, per famiglie composte da un massimo di 4 elementi. Polemiche e interrogazioni parlamentari sono stati i primi effetti. “Amareggiato e sorpreso” per la consegna delle prime casette ai terremotati di Norcia si è dichiarato Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera. “La consegna a Norcia riguarda il terremoto del 24 agosto — ha detto —, ma noi dopo quel primo sisma avevamo già individuato un fabbisogno di 11 Sae e l’area, nella disponibilità del Comune, nella frazione di Norcia dove posizionarle. Era stato fatto tutto. Non ci possono essere terremotati di serie A e di serie B, confido che la Regione Marche si attiverà immediatamente per sanare questa disparità di trattamento inaccettabile”. 



In tema di alloggi per i terremotati proseguono senza sosta i lavori per la realizzazione del Villaggio Container in via Colombo, nella zona industriale La Rancia di Tolentino. Il primo settore, capace di ospitare circa 140 persone, è praticamente pronto. Si stanno arredando i vari container che vengono adattati in base alle esigenze delle famiglie. Le stanze sono arredate con letti, tavoli, sedie e armadi. All’interno di ogni area ci sono anche gli spazi comuni, i bagni e le docce. Questi ultimi sono raggiungibili mediante i corridoi interni e quindi sono inglobati nelle aree container dove sono state ricavate le camere. Tutti gli ambienti sono al chiuso e sono riscaldati o (nei mesi estivi) rinfrescati con pompe di calore. Appena completati i lavori saranno consegnati i primi moduli a quanti ne hanno fatto richiesta e che ne hanno diritto in quanto si trovano ad avere la casa inagibile per i danni causati dal sisma. Tutta l’area ospiterà in totale circa 400 persone. 

Facili i paragoni con il terremoto del 2009 in Abruzzo. In tanti, in questi giorni, hanno ricordato le casette volute da Berlusconi, che con Bertolaso ha fatto fronte a situazioni di emergenza abitativa molto più ampie di questa. Oggi freddo, neve e sfollati senza risposte concrete. Due fotografie completamente diverse, due modi di rispondere ai terremotati differenti. Anche allora ci furono polemiche, ma oggi la differenza la si può vedere e toccare con mano.

E in mezzo alle cronache del terremoto la triste notizia della scomparsa di don Francesco Armandi, parroco di Pescara del Tronto, Capodacqua, Tufo, Pretare e Piedilama, frazioni di Arquata del Tronto duramente colpite dal terremoto. Aveva 73 anni, ed era malato da tempo, ma le sue condizioni si erano aggravate dopo il terremoto. Anche se provato nel fisico e nell’animo, il sacerdote, originario di Offida, aveva continuato a stare vicino alla sua gente: si recava spesso ad Ascoli per celebrare la messa con gli sfollati che hanno trovato sistemazione in città. “Se ne va un vero e proprio punto di riferimento della comunità religiosa dei Sibillini, visto che don Francesco era da sempre il parroco di queste frazioni e la gente lo sentiva vicino”, ha ricordato monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, che con don Francesco aveva concelebrato messe dopo il sisma nella tendopoli allestita a Borgo d’Arquata e a Pescara del Tronto.