Hanno fatto scalpore nei giorni scorsi le dichiarazioni di Antonio Tizzani, secondo cui ci sarebbe un legame tra l’omicidio di Daniela Roveri e quello di sua moglie Gianna Del Gaudio. Il marito della professoressa non esclude che ci siano collegamenti tra il delitto di Colognola e quello di Seriate e ne ha parlato a La Vita in Diretta: «Non vorrei che ci scappasse il terzo… Io dico che se ci sarà il terzo molto, poi qualcuno ce l’avrà sulla coscienza», aveva dichiarato Antonio Tizzani. Nemmeno gli inquirenti escludono un legame tra i due delitti e, infatti, stando a quanto riportato da Bergamonews, hanno disposto un confronto tra i medici legali che si sono occupati delle autopsie sui cadaveri delle due donne per capire se l’omicida sia uno solo. Dovrebbe essersi nei prossimi giorni e allora si proverà a capire se ad uccidere Daniela Roveri il 20 dicembre e Gianna Del Gaudio il 27 agosto sia stata la stessa persona.
Il delitto di Colognola e che ha coinvolto Daniela Roveri, la manager 48enne sgozzata quasi un mese fa nell’androne del palazzo dove abitava con la madre, ha sconvolto l’intera città di Bergamo. A non darsi pace è però Silvia Arvati, madre della vittima, assistita dall’avvocato Francesca Longhi e che non riesce a giustificare quanto accaduto a scapito dell’amata figlia. Interrogata a lungo nei giorni scorsi, come riporta Bergamonews.it, la donna ha tentato di ricostruire la vita di Daniela Roveri senza però far trapelare alcuna ombra. Di sicuro, nel privato o nell’ambito professionale della Roveri ci sarà stato qualcuno in grado di provare nei suoi confronti un astio profondissimo ed ingiustificato, sfogato con la sua azione omicida sulla quale si concentrano ora le indagini. Per il criminologo e investigatore Massimo Simonetta non sarebbe comunque da escludere l’ipotesi che chi ha agito lo ha fatto in seguito a “un forte conflitto interiore di frustrazione”. “Ricordiamoci che la donna ricopriva una carica piuttosto importante nell’azienda in cui lavorava e in passato la madre aveva ricoperto analoghi incarichi in quella stessa ditta”, ha sottolineato l’esperto.
Quanto accaduto a Daniela Roveri potrebbe essere il risultato dell’azione omicida di un professionista. Ne sarebbe convinto il criminologo Massimo Simonetta, interpellato dal portale BergamoNews.it, ma anche il vicino di casa che scoprì il cadavere della donna lo scorso 20 dicembre. Alla luce degli elementi finora raccolti, l’esperto in criminologia sarebbe giunto ad una serie di conclusioni: l’assassino potrebbe essere un corsista del 118, qualcuno che sa esattamente dove colpire e come. “La dinamica fa ipotizzare che sia stato un professionista, considerando che ha agito, velocemente, senza che nessuno si accorgesse di qualcosa”, ha commentato Simonetta, evidenziando come la vittima non abbia avuto modo neppure di reagire. “Tutti questi elementi fanno ipotizzare come già scritto considerando l’abilità a un professionista mandato per eseguire il delitto”, ha ribadito il criminologo evidenziando la sua ipotesi illustrata ampiamente nel focus sotto. Intanto le indagini proseguono, in attesa dei risultati sul capello maschile dotato di bulbo e rinvenuto tra le mani di Daniela Roveri, il quale potrebbe portare all’acquisizione del Dna utile a far rintracciare eventualmente il suo assassino.
Il delitto di Daniela Roveri ha assunto le sembianze di un vero e proprio enigma. L’intricato caso vede ancora molte mancanze, come evidenziato nel focus principale, a partire dal movente. Sul delitto di Colognola si è espresso il criminologo e investigatore Massimo Simonetta del Centro Investigativo Orobico, interpellato da Bergamonews.it. L’esperto ha analizzato quali potrebbero essere le possibili piste percorribili, partendo proprio dal ruolo importante che Daniela Roveri ricopriva in azienda, la stessa nella quale in passato lavorava anche la madre ricoprendo incarichi analoghi. Il legame tra madre e figlia era molto forte, come evidenziato anche dal fatto che le due donne vivessero insieme condividendo molto. “Questa dinamica può aver creato in qualcuno che da tempo le osservava un forte conflitto interiore di frustrazione così permettendo a ego come l’invidia di manifestarsi”, ha commentato il criminologo. Analizzando le piste, oltre a quella dell’invidia un’altra teoria plausibile, sempre secondo il criminologo, è quella in base alla quale l’assassino di Daniela Roveri sia un professionista, forse inviato da qualcuno per regolare certi conflitti. Se così fosse, però, significa che la vittima avrebbe potuto in qualche modo infastidire qualcuno ad alto livello.
Il mistero che avvolge il giallo sulla morte di Daniela Roveri resta fittissimo. Da quasi un mese gli inquirenti indagano sulla drammatica uccisione della manager d’azienda 48enne, sgozzata nell’androne del palazzo nel quale viveva con la madre, a Colognola. Al momento sarebbero numerosi i tasselli mancanti nell’intricato caso che avrebbe diffuso il terrore a Bergamo e provincia, in seguito a due omicidi avvenuti in circostanze molto simili ed a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro. Se da una parte la procura della città avrebbe tranquillizzato sull’ipotesi di un serial killer in circolazione, dall’altra continua a restare il dubbio sulla presenza di due eventuali assassini a piede libero, in attesa delle risultanze del confronto che ha visto chiamati in causa i due medici legali che hanno eseguito l’autopsia sul corpo di Daniela Roveri e su quello dell’ex professoressa anche lei sgozzata a Seriate, Gianna Del Gaudio. Il caso della manager 48enne è stato approfondito nel corso della trasmissione Quarto Grado, stando alle novità riportate dal sito UrbanPost. Il programma ha ripercorso l’intera vicenda avvenuta la sera del 20 dicembre scorso, evidenziando i lati ancora oscuri del giallo. L’aggressore e killer di Daniela Roveri la stava attendendo nell’androne del suo palazzo, ben nascosto da occhi indiscreti? Qual è il movente dietro l’atroce delitto? Sono solo alcune delle domande alle quali gli inquirenti stanno tentando di fornire una risposta proprio in queste ore di fitto lavoro, anche alla luce di alcuni oggetti scomparsi e di proprietà della vittima. Il riferimento è alla borsetta di Daniela ma soprattutto al suo cellulare, un iPhone 6 che per quasi due giorni ha suonato a vuoto, prima di spegnersi, agganciando sempre una cella del ripetitore posto a 500 metri dalla sua abitazione a Colognola. All’appello mancherebbe anche l’arma del delitto, un coltello con la lama “importante” e non seghettata e non ancora ritrovato. In merito al movente, gli investigatori non abbandonano alcuna pista – tralasciando tuttavia quella iniziale della rapina -, sebbene abbiano posto l’accento maggiormente su quella passionale. La vita di Daniela Roveri, tuttavia, era così limpida e regolare da non aver fatto finora trapelare nulla. A differenza di quanto finora emerso sulla vita privata della manager, secondo cui la donna era single, la trasmissione di Rete 4 ha invece rivelato una relazione sentimentale che la vittima portava avanti con un uomo impegnato, conosciuto nella palestra che lei frequentava, durante le lezioni di spinning. Sentito in modo approfondito dagli inquirenti, tuttavia, l’uomo avrebbe fornito un alibi solidissimo per la sera del delitto. Ancora un altro uomo sarebbe entrato nella vita di Daniela Roveri: si tratta di un suo corteggiatore che la manager aveva respinto ma che, opportunamente interrogato, si sarebbe rivelato anche lui estraneo alla terribile vicenda, potendo contare su un alibi di ferro. Potrebbe essere entrata una terza persona nel privato di Daniela Roveri, nutrendo nei suoi confronti un odio smisurato al punto da culminare nella sua uccisione, avvenuta con un solo violento fendente alla gola?