Andrà in scena questa mattina la sesta udienza del processo sulla morte di Marco Vannini e che vede alla sbarra l’intera famiglia Ciontoli e Viola Giorgini. Quella odierna, come rivela Baraondanews.it, avrà una grande importanza non solo perché prenderà la parola il generale Luciano Garofano, ex comandante dei Ris, ma anche per le deposizioni degli stessi Ris di Roma sull’arma del delitto. Secondo i Carabinieri, stando alle parole contenute nell’informativa, Antonio Ciontoli non poteva non sapere che la sua Beretta calibro nove a canna carta fosse carica in quel momento. A commentare questo aspetto delicatissimo è stato l’avvocato della famiglia di Marco Vannini, Celestino Gnazi, che in merito ha dichiarato: “Ciontoli ha detto che pensava di avere la pistola scarica ma il meccanismo di quell’arma in suo possesso era tale che se fosse scarica veramente non avrebbe scarrellato”. Questo punto sarà discusso al cospetto dei giudici della Corte d’Assise nella giornata odierna, quando potrebbero emergere nuovi inquietanti dettagli e verità rispetto all’omicidio del giovane 20enne di Cerveteri, consumatosi il 17 maggio del 2015 nella villetta della fidanzata Martina Ciontoli.
Nella giornata di oggi si terrà una nuova udienza del processo sulla morte di Marco Vannini, il giovane ventenne di Cerveteri ucciso da un colpo di pistola il 17 maggio 2015. Il caso che ha sconvolto l’Italia intera vede imputati con l’accusa di omicidio tutti i membri della famiglia Ciontoli, nella cui abitazione di Ladispoli avvenne il tragico sparo per mano di Antonio Ciontoli, capofamiglia e padre di Martina, fidanzata della giovane vittima. A processo anche Viola Giorgini, fidanzata del fratello Federico e presente anche lei la sera dell’omicidio, la quale dovrà rispondere del solo reato di omissione di soccorso. In merito alle circostanze che portarono all’esplosione del colpo avvenuto con la pistola calibro nove a canna corta (Beretta 380) di proprietà di Antonio Ciontoli, ex militare della Marina, non è mai stata fatta chiarezza. Intanto, come riporta il sito Terzobinario.it, in Corte d’Assise di Roma, questa mattina si svolgerà la sesta udienza del processo sul caso Marco Vannini e davanti ai giudici interverrà l’ex generale dei Ris, Luciano Garofano, perito di parte nominato dalla famiglia della giovane vittima. Proprio l’arma utilizzata per uccidere Marco Vannini, bagnino con il sogno di diventare Carabiniere, sarà il tema centrale della nuova udienza. Tutto ruoterà, dunque, su quanto realmente avvenuto nella villetta di Ladispoli quasi due anni fa. Nei mesi scorsi era emersa la conferma secondo la quale chi sparò nei confronti di Marco Vannini quella tragica sera di maggio, lo fece volontariamente. A tale conclusione si giunse dopo le opportune perizie riguardanti la pistola e che rivelarono un malfunzionamento dell’arma. Si trattava nello specifico di un difetto nel meccanismo di azione, per il quale non era possibile sparare con il metodo automatico della doppia azione. Alla luce di questo difetto, dunque, non era possibile sparare senza prima aver alzato il cane manualmente ed aver successivamente premuto con una forte pressione il grilletto. Una doppia azione che non può essere giustificata con la tesi dell’incidente e che farebbe così crollare la versione avanzata inizialmente da Antonio Ciontoli. Questo difetto dell’arma avrebbe inoltre portato a far avanzare due ipotesi plausibili: o la pistola fu armata davanti a Marco Vannini, oppure fu alzato il cane per attivare così lo sparo. L’ex generale dei Ris Garofalo, dunque, farà maggiore chiarezza portando davanti ai giudici della Corte d’Assise tutte le informazioni raccolte e le congetture che ne sono derivate sull’arma e sul colpo che ferì mortalmente Marco Vannini.