Con la sua decisione, l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha dato una svolta importante al caso Wikileaks. Il riferimento è alla commutazione della pena di Chelsea Manning, la transessuale in carcere da sei anni e che tornerà in libertà il prossimo maggio per via della grazia ottenuta. Una decisione rilevante e che giunge dopo i due drammatici tentativi della 29enne di togliersi la vita a causa della sua situazione psicologica molto difficile, trovandosi da transgender in un penitenziario maschile. Proprio nei giorni scorsi, come rivela l’agenzia di stampa Ansa.it, Edward Snowden aveva lanciato un appello a Obama affinché decidesse sulla sua liberazione. Eppure, se da una parte la grazia ottenuta da Chelsea Manning ha rappresentato un’azione importante, dall’altra c’è chi non ha molto gradito. Tra questi spunta Sean Spicer, il futuro portavoce di Donald Trump alla Casa Bianca. Quest’ultimo ha infatti definito “deludente” la decisione di Barack Obama di commutare la pena di Chelsea Manning, ribattezzata come la “talpa di Wikileaks”.



Chelsea Manning è in carcere dal 2010, condannata a 35 anni di reclusione con l’accusa di aver diffuso materiale segreto mettendo a rischio la sicurezza nazionale. La transessuale oggi 29enne, tuttavia, non resterà in carcere fino al 2045 ma sarà libera il prossimo maggio, per via della grazia concessale da Barack Obama. Ma come sono stati per Chelsea Manning questi lunghi anni di reclusione? A rivelarli è Agi.it che ripercorre la vita dell’ex soldato dell’esercito Usa. La sveglia del prigioniero Manning, dal 2010 suona prima dell’alba. Mentre gli altri 424 detenuti del carcere militare maschile di Fort Leavenworth, Kansas, vengono buttati giù dalle brande alle 5:00, Chelsea Manning si sveglia 30 minuti prima per avere il tempo di truccarsi e vestirsi con biancheria femminile. Quando aveva chiesto all’allora presidente Usa di commutare la sua pena, aveva descritto la sua disperata situazione psicologica caratterizzata da “stati di ansia, rabbia, senso di perdita, depressione, insonnia”. Questo aveva provocato in Manning due tentativi di suicidio. Stando a quanto riportato dal New York Times, oggi Chelsea sta meglio, grazie anche al team di supporto psicologico che le è stato molto vicino, oltre all’assunzione di alcuni trattamenti medici prescritti per la disforia di genere.



L’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, concedendo la grazia a Chelsea Manning, transgender condannata a 35 anni di reclusione per aver passato documenti a Wikileaks, ha dato il via ad una svolta importante nel caso. L’agenzia di stampa Ansa rivela quali sono state le prime conseguenze in seguito alla decisione di Obama e che porterà alla libertà la 29enne Chelsea Manning il prossimo 17 maggio, dopo oltre sei anni di reclusione. Stando ad alcuni media americani e britannici, Julian Assange sarebbe pronto a farsi estradare negli Usa. Era stato lo stesso fondatore di Wikileaks, la scorsa settimana, a promettere di consegnarsi agli Stati Uniti se solo Obama avesse concesso la grazia a Chelsea Manning. Ora che ciò è avvenuto, a quanto pare Assange non si tirerà affatto indietro. La conferma arriva dal suo avvocato, Melinda Taylor, che ha spiegato come lo stesso Julian Assange non si rimangerà certamente la parola: “Tutto ciò che ha detto, lo manterrà”, ha rivelato ai media americani il suo legale.



Svolta clamorosa nel caso WikiLeaks e Chelsea Manning: Barack Obama ha concesso la grazia al transgender condannato a 35 anni per aver passato documenti segreti del governo americano a WikiLeaks. Un caso complesso e che da ieri sera si arricchisce di una nuova svolta, non certo l’ultima: il presidente degli Stati Uniti, a pochi giorni dall’uscita di scena con l’insediamento del nuovo Presidente Donald Trump, ha deciso in extremis di graziare Bradley Manning, oggi Chelsea dopo l’operazione per diventare donna, con la pena commutata che lo vedrà uscire di carcere il prossimo maggio 2017. La decisione di Obama arriva dopo i due tentativi di suicidio da parte di Manning in carcere, dove da transgender si trova in un penitenziario maschile. Nei giorni scorsi Edward Snowden aveva lanciato un appello a Obama per la liberazione di Manning. Come riporta l’Ansa, “immediatamente dopo la condanna, Manning, che ora ha 29 anni, ha pubblicamente reso noto di non riconoscersi nel genere maschile e ha cominciato un trattamento ormonale utile per il cambio di sesso, scegliendo quale nome Chelsea Elizabeth”. Sara’ liberata il 17 maggio anziché nel 2045, dopo oltre sei anni di carcere: Obama si è visto così protagonista del cambio clamoroso di pena per l’analista dell’esercito americano che aveva dato pratiamnrt fil via all’intero scandalo WikiLeaks, con il direttore Julian Assange che da allora è divenuto uno degli uomini più ricercati d’America. Per due volte nel 2016 ha tentato il suicidio e ha fatto lo sciopero della fame nel tentativo di avere la copertura finanziaria dall’esercito per pagare le spese necessarie a cambiare sesso. In queste ultime settimane, dopo quasi sette anni di carcere, oltre 100mila persone hanno firmato la petizione per garantirgli la commutazione della pena.

Dopo la grazia rilasciata a Chelsea Manning da parte del presidente uscente Barack Obama, ora “la palla” passa a Julian Assange, fondatore di WikiLeaks e confinato come rifugiato politico nel consolato dell’Ecuador a Londra – per ripararsi dalla cattura indetta dalla Svezia, per un’accusa di reati sessuali -; Assange, negli scorsi giorni, aveva fatto parlare di se per un appello a suo modo clamoroso proprio in direzione di Chelsea Manning. «Se il presidente degli Stati Uniti Barack Obama perdona Manning prima di lasciare l’incarico il 20 gennaio, quando entrerà in carica Donald Trump, Assange accetterà di essere estradato negli Stati Uniti». Ora però, dopo aver ricevuto la notizia della grazia indetta da Obama su Manning, il fondatore di Wikileaks pare fare immediata retromarcia e non intende consegnarsi alle autorità. «Ringrazio tutti coloro che hanno fatto una campagna per la clemenza: Il vostro coraggio e la determinazione hanno reso possibile l’impossibile». E in una nota inviata dai suoi legali all’Afp, il fondatore di Wikileaks ha sottolineato che «per far prosperare la democrazia e lo stato di diritto, il governo dovrebbe immediatamente mettere fine a questa guerra agli informatori e agli editori come wikileaks e me stesso».