Oltre al danno, la beffa per Fulvio Frisone, il fisico nucleare tetraplegico la cui storia è stata raccontata nel film “Il figlio della luna”. Mesi fa l’appello alla Regione Sicilia affinché ripristinasse i fondi per l’assistenza socio-sanitaria e l’attività di ricerca, poi una bruttissima scoperta. Fulvio ha saputo che i quattro operatori che lo assistono non sono assunti regolarmente e che, nonostante ciò, continuano ad occuparsi di lui per non lasciarlo privo di assistenza. Un gesto nobile quello dei quattro operatori, che stride con il silenzio e l’indifferenza delle istituzioni sulla vicenda che si trascina ormai da tantissimo tempo.
A questo problema se ne è aggiunto un altro: il fisico nucleare deve partire a Roma per un congresso il 27 gennaio, ma non può farlo senza che gli operatori vengano messi in regola. «Vi prego di provvedere immediatamente alla regolare assunzione dei miei operatori entro questa settimana» ha scritto dieci giorni fa in un altro appello che non ha suscitato alcun riscontro. Ora Fulvio Frisone rischia di dover annullare il congresso a Roma per il quale ha investito una somma importante, perché non c’è alcuna assicurazione sulla sua persona né su quella degli operatori. «Cercate di fare il vostro dovere» aveva concluso il fisico nel suo post (potete visualizzarlo cliccando qui), riscuotendo solo la solidarietà degli amici e di chi lo segue quotidianamente anche attraverso i social. Il giorno successivo ha pubblicato il programma del congresso al quale rischia di non poter partecipare con un messaggio che sa quasi di resa: «Se non ricevo al più presto delle notizie sulla mia assistenza comincerò a perdere TUTTO».
Una resa che le istituzioni devono scongiurare per dimostrare di essere vicine alla vita dei cittadini, in particolare a quella di chi ha difficoltà fisiche e/o economiche. La situazione è inaccettabile e richiede una prova di umanità da parte del mondo politico, troppo spesso sollecitato da chi ha bisogno di aiuto per la predominante indifferenza.
Un altro fragoroso appello al mondo politico, ma di segno opposto era arrivato da Fabiano Antoniani, 39enne cieco e tetraplegico conosciuto anche come Dj Fabo, il quale ha lanciato un appello al capo dello Stato Sergio Mattarella affinché intervenga sul fine vita. Una prima risposta in questo caso è arrivata, seppur dopo tre anni dal deposito della proposta di legge sulla legalizzazione dell’eutanasia da parte dell’Associazione Luca Coscioni: il prossimo 30 gennaio la Camera discuterà il testo di legge sul testamento biologico.
Vicende simili per il contesto che le caratterizza, ma senza dubbio diverse per le storie dei suoi protagonisti. Dopo tanti passi indietro, è arrivato il momento per le istituzioni di fare un passo in avanti per Fulvio Frisone e chi come lui si trova quotidianamente a combattere contro l’indifferenza. (Silvana Palazzo)