Il professore Francesco Scorza Barcellona ricorda che la vicenda di Vincenzo è presente in Prudenzio e in Agostino, che lo celebrano come “vincitore”, secondo il significato del suo nome, quale simbolo della vittoria del martire cristiano. Il Nostro sarebbe nato a Huesca, in Spagna, da Eutichio ed Enola e da loro destinato allo studio delle lettere. Divenuto diacono di Valerio, vescovo di Saragozza, fu arrestato con il vescovo durante la persecuzione di Diocleziano del 303 e processato a Valencia dal prefetto Daciano. Il vescovo fu mandato in esilio, Vincenzo fu messo in prigione e torturato, con unghie di ferro, lamine infuocate, stiramento delle membra e proprio per queste torture morì in prigione, il 22 gennaio del 304. Il suo corpo fu gettato in mare, riportato a terra dalle onde e sepolto nei pressi di Valencia. Qui fu costruita una cappella per custodire il corpo del santo e a lui fu dedicata la cattedrale della città. Vincenzo è il martire più celebre della penisola iberica.
San Vincenzo, diacono di Saragozza e martire, che dopo aver patito nella persecuzione dell’imperatore Diocleziano il carcere, la fame, il cavalletto e le lame incandescenti, a Valencia in Spagna volò invitto in cielo al premio per il suo martirio.