Arsita, in provincia di Teramo, è ancora del tutto isolata senza luce né acqua calda, le linee telefoniche risultano altalenanti. Ieri, per la prima volta dopo giorni di attesa, sono arrivati i primi soccorsi. I gruppi elettrogeni sono stati portati in comune ma a ieri ancora non erano stati collegati. Sette giorni senza luce.



Perché parlo di Arsita mentre altri cadaveri si stanno recuperando nell’albergo di Rigopiano e, purtroppo, non ci sono notizie di dispersi ritrovati in vita? Perché ad Arsita è morta una donna di 82 anni. Senza il clamore di valanghe che le sono cadute addosso, senza le telecamere che riprendevano la tragedia. La tragedia di Arsita si è consumata nel silenzio. In un paese che solo ieri sera è stato raggiunto dai primi soccorritori. L’anziana donna era malata. E’ rimasta bloccata, come i suoi compaesani, per giorni in mezzo alla neve, al freddo, senza luce, con la quasi totale impossibilità di collegamenti telefonici o via internet. Secondo le prime notizie non aveva più i farmaci salvavita necessari per la sua vita quotidiana, e nessuno glieli ha potuti portare. Si apriranno inchieste, si cercheranno responsabili, non si potrà fare più nulla per l’anziana, morta nel silenzio e nell’abbandono mediatico.



I primi soccorsi ad Arsita sono arrivati ieri dal Friuli. Hanno provveduto ad aprire un varco lungo la strada di collegamento al paese e mentre stavano iniziando il rientro sono stati riattivati dalla richiesta di alcuni abitanti per portare soccorso ad un bambino in shock anafilattico. Dalla squadra principale si è dunque staccato un gruppo di tre tecnici del Soccorso alpino con il tecnico sanitario, che assieme a due infermieri della Val d’Aosta si è recato a Collemesolo, frazione di Arsita, per soccorrere il bambino in difficoltà. Nel corso della giornata è stato anche soccorso un cardiopatico di 76 anni che però non ha voluto accettare l’invito ad allontanarsi dalla sua abitazione. L’anziano è comunque stato rifornito di farmaci dopo la visita del sanitario del Cnsas. I soccorritori stanno ora operando nella zona di Arsita assieme alla Protezione civile e ai forestali, rifornendo le persone di viveri, taniche di gasolio e benzina e le stalle di fieno. Hanno inoltre provveduto, laddove possibile, alla pulizia di aree problematiche dalla neve. Il gruppo che opera con la Protezione civile ha provveduto anche a sondare con sopralluoghi mirati il rischio di ulteriori valanghe incombenti sulla viabilità.



La luce è ancora il problema più grande del Teramano. Molti generatori che sono stati posizionati non funzionano. Senza luce non c’è riscaldamento. E il buio aumenta anche la preoccupazione in tema di terremoto. Al buio diventa più difficile fuggire in caso di scossa, ritrovare i propri cari. E la paura di nuove scosse aumenta anche dopo le ultime dichiarazioni della commissione Grandi rischi che, a differenza di quanto accadde nel 2009 all’Aquila, questa volta ha sottolineato che non si possono escludere nuove scosse anche violente, fino al sesto o settimo grado della scala Richter.  

Allarme che ha indotto il ministro Delrio a convocare oggi una riunione per discutere la sicurezza e la prevenzione relativa alle grandi dighe. Una delle più grandi d’Europa è proprio quella del lago di Campotosto, tra l’aquilano e Amatrice, in corrispondenza della faglia attiva e dell’epicentro di molti terremoti di queste settimane. In parte è stata svuotata, ma la portata d’acqua è ancora immensa e nessuno vuole un nuovo Vajont. Il presidente della Commissione Grandi Rischi Bertolucci ha voluto tranquillizzare tutti affermando che non vi è alcun pericolo imminente di un “effetto Vajont”. “E’ importante continuare a monitorare l’evoluzione sismica in quella zona”, poiché “esiste un aumento della pericolosità dovuta ai movimenti della faglia”, ha spiegato Bertolucci. Quanto basta per non fare dormire tranquilli.