Il caso di Maria Ungureanu si arricchisce di mistero ed indignazione da parte della famiglia della piccola di quasi 10 anni. Due diverse ipotesi sarebbe attualmente in piedi: per la difesa della famiglia di Maria, non ci sarebbero dubbi sul fatto che ad uccidere la piccola di origini romene sia stato l’indagato 21enne Daniel Ciocan. Diversa invece la posizione della difesa di Daniel. A tal proposito, come ampiamente spiegato sotto, la criminologa Ursula Franco e che fa parte del team difensivo di Ciocan, ha sempre sostenuto l’ipotesi dell’incidente aggiungendo di recente l’assenza di una svolta annunciata. La criminologa Roberta Bruzzone, interpellata dalla difesa della famiglia Ungureanu, non la penserebbe così. L’esperta ha espresso la sua opinione sulle pagine del settimanale Giallo, dichiarando nelle passate settimane: “La svolta decisiva sembra vicina”. A sua detta, arrivati a questo punto dell’inchiesta “sono determinanti gli indizi che possono collocare l’attuale indagato Daniel Ciocan sulla scena del crimine”. Ricordiamo che a carico del giovane gli indizi – tra cui le tracce di liquido seminale sugli indumenti della piccola Maria Ungureanu – risultano ad oggi gravissimi.



Chi difende Daniel Ciocan, il giovane accusato dell’omicidio di Maria Ungureanu, la bambina rumena di 9 anni trovata morta lo scorso giugno nella piscina di un resort di San Salvatore Telesino, è convinto che in realtà le indagini degli inquirenti abbiano imboccato una strada sbagliata fin dal principio. A spiegare questa versione era stata alcuni giorni fa la criminologa Franca Accursio che, come riportato da Corriere Caserta, aveva precisato:”Tengo a precisare che non c’è stata alcuna svolta riguardo alla morte di Maria Ungureanu e tra l’altro nessuno degli elementi raccolti dalla procura ha mai provato che Maria sia stata uccisa. La Ungureanu è morta in seguito ad un incidente, finché la procura non cambierà rotta interrogando come si deve chi tra le amiche di Maria si trovava con lei quella sera il caso non si chiuderà. Una ragazzina in particolare si è messa in mostra durante i primi interrogatori ed è sulle informazioni che lei può fornire agli inquirenti che vanno concentrate le indagini non su due persone completamente estranee ai fatti quali sono i fratelli Ciocan”.



Continua a tenere banco il caso di Maria Ungureanu, la bambina rumena di 9 anni trovata morta all’interno di un resort di San Salvatore Telesino. Secondo la Procura, la piccola vittima è stata uccisa da Daniel Ciocan, un giovane che avrebbe tentato di abusare di lei prima di eliminarla. Nelle ultime settimane si è detto che tra gli elementi che lasciano presupporre un coinvolgimento di Ciocan vi è anche quello secondo cui sono state rinvenute sui suoi pantaloni tracce di cera, la stessa che veniva utilizzata nel resort illuminato dalle candele. A rigettare le accuse è stata la criminologa a supporto della difesa di Ciocan, Ursula Franco, che qualche giorno fa, come riportato da Corriere Caserta, spiegava:”Riguardo alla presenza di tracce di cera sugli abiti di Daniel, non si tratta di cera proveniente dalle candele presenti nel resort ma di quelle presenti in casa sua; Daniel usava illuminare la casa con candele in quanto non aveva pagato la bolletta della luce e proprio per questo motivo la sera del 19 giugno fece la doccia a casa di suo fratello non avendo acqua calda nel suo appartamento”.



La morte di Maria Ungureanu è uno dei casi di cronaca più cruenti ma allo stesso tempo controversi degli ultimi anni. Gli inquirenti non avrebbero dubbi su chi possa aver ucciso – e prima ancora violentato – la piccola di origini rumene, trovata senza vita il 19 giugno scorso nella piscina del resort di San Salvatore Telesino. Dopo aver iscritto il nome di Daniel Ciocan, 21enne ed amico di famiglia della vittima, nel registro degli indagati e dopo aver raccolto una serie di indizi gravissimi contro di lui, il gip ha respinto per la seconda volta la richiesta di arresto presentata dalla procura, decidendo di mantenere il giovane in libertà. Una scelta che alla stessa procura è apparsa così assurda, al punto da aver presentato ricorso al Tribunale del Riesame. Ma quali sono tutti gli indizi raccolti in questi mesi di lunghe indagini sul delitto di Maria Ungureanu e che incastrerebbero Daniel Ciocan alle sue responsabilità? Sin dall’apertura del giallo, le versioni fornite agli inquirenti da Daniel Ciocan apparvero subito contrastanti e non prive di dubbi. Ma i primi solidi indizi contro di lui giunsero con i dati del Gps della sua vettura. I reparti speciali dei carabinieri analizzarono attentamente i dati e confermarono che Daniel Ciocan, la sera del 19 giugno 2016 si trovava proprio all’interno del resort dove poi fu trovata la piccola senza vita. Ma a rendere più complessa la posizione del giovane indagato sarebbero le ultime rivelazioni rese note dal settimanale Giallo: la Scientifica ha isolato sui pantaloni che Maria Ungureanu indossava il giorno prima del suo delitto alcune tracce biologiche. Da un’indagine più approfondita è emerso che si tratta del liquido seminale dello stesso Daniel Ciocan. Un particolare inquietante e che dimostrerebbe come dietro il “mostro” che per mesi avrebbe abusato della bambina di quasi dieci anni possa essersi proprio il 21enne. Non solo: sugli abiti di Ciocan sono invece state isolate macchie di cera molto simile a quella delle candele usate nel resort, così come tracce di antivegetativo usato sempre nella struttura dove è stato trovato il cadavere di Maria. Eppure, il gip non ha ritenuto sufficienti questi elementi per procedere con il suo arresto. “Mi sembra assurdo che un indagato per omicidio sul quale pendono elementi probatori così gravi sia ancora in libertà”, ha dichiarato l’avvocato Fabrizio Gallo, difensore della famiglia di Maria Ungureanu, al settimanale diretto da Andrea Biavardi. A detta del legale non sarebbero state ad oggi individuate responsabilità attribuibili ad altre persone, ecco perché sarebbe certo del coinvolgimento nella vicenda di Ciocan: “L’assassino della bambina non può che essere lui”, ha chiosato, non prima di chiedere giustizia per la famiglia della piccola Maria.