Raffaele Sollecito, con la detenzione durata quasi quattro anni in seguito all’accusa dell’omicidio di Meredith, non solo subì un allontanamento dal mondo degli affetti, ma ebbe delle conseguenze anche sul piano lavorativo. E’ quanto hanno detto oggi i legali dell’ingegnere pugliese, i quali hanno avanzato la richiesta del maxi risarcimento di oltre mezzo milione di euro per l’ingiusta detenzione del proprio assistito. Lo riporta La Nazione, che cita le parole della difesa di Sollecito, secondo la quale anche dopo l’assoluzione del 2011 in Appello, il giovane ha riscontrato comunque non pochi problemi non solo nella continuazione dei suoi studi ma anche in merito alla ricerca di un posto di lavoro, “dal momento che per tutti Raffaele Sollecito era e continuava ad essere l’imputato di un efferato delitto”. Non solo: nel corso dell’udienza la difesa di Raffaele Sollecito ha anche chiesto alla Corte – che si è riservata di decidere sul maxi risarcimento di 516 mila euro – di tenere conto anche delle “défaillance o amnesie investigative e dalle colpevoli omissioni di attività di indagine” e che avrebbero contribuito a condurre in carcere “un giovane cittadino innocente”.
Si torna a parlare del delitto di Perugia e più precisamente di Raffaele Sollecito, dopo la sua richiesta di risarcimento di oltre mezzo milione di euro per gli anni di detenzione scattati in seguito all’accusa di aver ucciso Meredith Kercher. Come rivela il quotidiano online La Nazione, la Corte d’Appello di Firenze si è riservata di decidere (dopo oltre due ore di camera di consiglio) sulla richiesta avanzata da Sollecito e pari a 516 mila euro come risarcimento per ingiusta detenzione e per “le sofferenze patite, di grado massimo”. La decisione della Corte dovrebbe giungere entro cinque giorni dalla data odierna. Ad avanzare la richiesta di risarcimento per conto del proprio assistito era stata proprio la difesa di Raffaele Sollecito rappresentata dagli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori. Il riferimento è ai quasi quattro anni passati dietro le sbarre dal giovane, per il terribile delitto della studentessa inglese. Con lui erano stati condannati anche l’allora fidanzata Amanda Knox e Rudy Guede. La prima era stata assolta insieme a Sollecito definitivamente dalla Cassazione per non aver commesso il fatto, mentre al momento l’ivoriano 29enne è l’unico condannato in via definitiva per il delitto di Perugia. Davanti alla richiesta di risarcimento, la Procura di Firenze e il ministero delle Finanze sin sono fortemente opposti. Allo stesso tempo, la difesa di Raffaele Sollecito ha invece voluto ribadire le motivazioni della Cassazione con la cui sentenza ha assolto l’ingegnere pugliese e la ragazza americana. Il delitto di Perugia fu commesso il primo novembre di dieci anni fa. Il 6 novembre del medesimo anno scattarono le manette per Sollecito e Knox, scarcerati il 4 ottobre di 4 anni dopo, venendo assolti in Appello. La sentenza di assoluzione fu annullata dalla Cassazione e disposto un nuovo processo di secondo grado che si concluse con la condanna a carico dei due imputati. Fu nuovamente la Cassazione, successivamente, ad assolvere in via definitiva Raffaele e Amanda, i quali sin dal loro arresto si dichiararono sempre estranei all’omicidio di Meredith Kercher.