San Tommaso d’Aquino nacque a Roccasecca, nei pressi di Aquino, tra il 1224 e il 1225, in una nobile e ricca famiglia. Fu destinato ben presto alla vita religiosa, educato nel monastero di Montecassino e formato nell’università degli studi di Napoli, dove poté studiare, intuendone il valore, il pensiero del grande filosofo greco Aristotele. Voleva entrare nell’Ordine mendicante dei Predicatori, ma la famiglia fu inizialmente contraria. Finalmente ci riuscì, e dal 1244 la sua vita si divise tra il convento, gli studi all’università di Parigi e la frequentazione degli Studia dei domenicani in Italia. Alberto Magno fu il suo primo maestro: nel 1248 lo portò con sé a Colonia e nel 1252 ne avrebbe patrocinato la carriera accademica a Parigi. “Dal 1252 la biografia di san Tommaso coincide pressoché interamente con la sua bibliografia e si confronta alternativamente con le consuetudini della vita scolastica dell’università, dell’Ordine dei domenicani e della corte pontificia”, scrive il professore Francesco Santi. Le prime opere importanti sono il De ente et essentia (sulle fondamentali categorie della metafisica di Aristotele) e il Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo. Nel 1256 consegue il grado di maestro e come tale discute di questioni ordinarie – nel De veritate – e straordinarie (cosiddette quodlibetiche).
Concluso il triennio di insegnamento teologico, san Tommaso ritorna in Italia: si divide tra la scrittura di molte grandi opere – ricordiamo solo la Summa contra errores gentilium, il Contra errores Graecorum, l’Officium de festo Corporis Christi – , l’organizzazione delle principali scuole teologiche del suo Ordine e la partecipazione alla vita della corte pontificia. Infatti, dal 1261 al 1265, san Tommaso è a Orvieto, dove il pontefice Urbano IV gli commissiona la composizione dei testi liturgici per la festa del Corpus Domini, istituita in seguito al miracolo eucaristico di Bolsena. Dal 1265 al 1268 è a Roma, dove inizia a scrivere la Summa Theologiae, iniziata nel 1267 e destinata a restare incompiuta. Nel 1269 ritorna a Parigi per altri tre anni di insegnamento teologico; intanto, precisa e lotta contro la filosofia averroista nella forma in cui veniva insegnata a Parigi con il De unitate intellectus contra Averroistas e scrive molte altre opere di grande valore. Nel 1272 ritorna in Italia e si ferma a Napoli. Molte altre opere ma soprattutto un fatto. “E’ a Napoli che il 6 dicembre 1273 san Tommaso ebbe un’esperienza psicologica e spirituale drammatica: si è parlato di crollo psichico oppure di esperienza mistica, culminata nell’estasi: di fatto, dopo questo episodio, egli non scrisse più niente e confidò al suo segretario [e grande amico] Reginaldo che tutto quello che aveva scritto, in confronto a quanto aveva visto, era paglia (“omnia quae scripsi videtur michi palee … respectu eorum que vidi et revelata sunt michi”)” (Santi).
Morì il 7 marzo 1274, mentre si recava al secondo Concilio Ecumenico di Lione, nel monastero cistercense di Santa Maria a Fossanova. Fu canonizzato da papa Giovanni XXII il 17 marzo 1323. San Pio V lo dichiarò dottore della Chiesa nel 1567 e al concilio di Trento la sua Summa Theologiae fu riconosciuta opera di altissimo valore. Leone XIII ne avrebbe confermato il primato dottrinale. Giovanni Paolo II, significativamente nella enciclica Fides et ratio, ha ricordato che san Tommaso “è sempre stato proposto dalla Chiesa come maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia”. Benedetto XVI ha scritto: “San Tommaso d’Aquino, alla scuola di Alberto Magno, svolse un’operazione di fondamentale importanza per la storia della filosofia e della teologia, direi per la storia della cultura: … In definitiva, san Tommaso d’Aquino mostrò che tra fede cristiana e ragione [Aristotele] sussiste una naturale armonia. E’ stata questa la grande opera di san Tommaso, che in quel momento di scontro tra due culture [la cultura pre-cristiana di Aristotele, con la sua radicale razionalità, e la classica cultura cristiana] ha mostrato che esse vanno insieme”.
Memoria di san Tommaso d’Aquino, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e dottore della Chiesa, che, dotato di grandissimi doni d’intelletto, trasmise agli altri con discorsi e scritti la sua straordinaria sapienza. Invitato dal beato papa Gregorio X a partecipare al secondo Concilio Ecumenico di Lione, morì il 7 marzo lungo il viaggio nel monastero di Fossanova nel Lazio e dopo molti anni il suo corpo fu in questo giorno traslato a Tolosa.