Abbiamo poche notizie riguardo alla vita di sant’Afraate, “il sapiente persiano”, vissuto nella prima metà del IV secolo e considerato il padre della Chiesa siriaca: “uno dei personaggi più importanti e allo stesso tempo più enigmatici del cristianesimo siriaco del IV secolo”, lo ha definito Benedetto XVI. Con sicurezza è autore delle 23 Esposizioni, discorsi in cui tratta diversi temi di vita cristiana, come la fede, l’amore, il digiuno, l’umiltà, la preghiera, la vita ascetica e anche il rapporto tra giudaismo e cristianesimo, tra Antico e Nuovo Testamento; da esse solamente possiamo ricavare qualche dato sulla sua vita. Vi si definisce egli stesso un “discepolo della Sacra Scrittura”, probabilmente gentile di nascita. Era divenuto un “solitario”, ovvero un “figlio del Patto”, secondo una terminologia che è tra i primi ad attestare, e viveva nella verginità, cioè totalmente consacrato al Signore. Le 23 Esposizioni sono perfettamente databili. Egli stesso infatti dice che le prime dieci sono state portate a termine nel 337, le dodici successive nel 344, l’ultima nel 345. La quattordicesima Esposizione, affrontando con autorevolezza i problemi delle Chiese della Persia, ci fa comprendere che Afraate era una personalità importante. Dalla lettura delle Esposizioni è possibile ricavare che era a conoscenza, interpretandolo in senso provvidenziale, del riconoscimento ufficiale del cristianesimo da parte di Costantino il Grande. Nelle Esposizioni portate a termine nel 344, è attestata una pacifica ma ferma controversia tra Afraate e “un sapiente maestro di Israele”, che pure “non scruta le parole della Legge”. Esistendo qualche altro dato di tipo filologico, “In base a questi dati si è potuto ipotizzare che una stessa persona, un gentile dal nome di Afraate, forma siriaca del persiano Farhad o Ferhad, divenuto cristiano, al momento del battesimo o dell’ingresso nel Patto, abbia assunto il nome di Giacomo, per essere poi conosciuto più semplicemente come ‘il sapiente (persiano)’, e che questi, membro autorevole della Chiesa di Ninive, sia divenuto poi in essa vescovo”, scrive il professor Paolo Bettiolo.
Il 21 novembre 2007 papa Benedetto XVI ha dedicato una udienza generale proprio alla figura di Afraate “il Saggio” e riportava al termine del suo intervento le seguenti parole, tratte dalla quarta Esposizione e dedicate alla preghiera cristiana: “Dà sollievo agli affranti, visita i malati, sii sollecito verso i poveri: questa è la preghiera. La preghiera è buona, e le sue opere sono belle. La preghiera è accetta, quando dà sollievo al prossimo. La preghiera è ascoltata, quando in essa si trova anche il perdono delle offese. La preghiera è forte, quando è piena della forza di Dio”.